Rivoluzione in queste ore nel mondo del vino italiano. Arriva il vino dealcolato, autorizzato dal Ministero dell’Agricoltura, che pur rappresentando un passaggio storico per le diverse categorie coinvolte, tra produttori, ristoratori e consumatori, non passerà indenne dalle polemiche.
Addio ai tabù sulla produzione del vino dealcolato in Italia. Polemiche dal mondo dei sommeliers e dei ristoratori: “Si svilisce una nostra eccellenza”
Il Ministero dell’Agricoltura ha finalmente dato il via libera alla produzione e commercializzazione dei vini dealcolati in Italia. Una novità, attesa da tempo, che rappresenta una vera e propria rivoluzione per il settore vitivinicolo e apre le porte a un nuovo modo di intendere il consumo di vino, in linea con la “tolleranza zero” per l’alcol del nuovo Codice della Strada.
La guida in stato di ebbrezza dal 14 dicembre è infatti punita con maggiore severità. Con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l, la patente viene contrassegnata con i codici 68 o 69 per 2-3 anni, c on il divieto assoluto di bere alcolici prima di guidare o l’obbligo di installare l’alcolock. Mentre tra 0,8 e 1,5 g/l, scattano le sanzioni penali che vanno dall’arresto alla sospensione della patente.
Fino ad oggi, in Italia era impossibile definire “vino” una bevanda con un grado alcolico inferiore agli 8,5%. Grazie a questo nuovo decreto, cade questo limite e si supera un vuoto normativo che ha a lungo penalizzato chi desiderava gustare il vino senza le limitazioni imposte dall’alcol.
Ecco cosa cambia con il nuovo decreto
I vini potranno essere dealcolati e parzialmente dealcolati, e cioè si potrà ridurne parzialmente o totalmente il grado alcolico di qualsiasi tipo di vino, dai vini fermi agli spumanti, passando per i frizzanti.
Una pratica che dovrà però rispettare la tutela delle denominazioni. Per le denominazioni di origine protetta (DOP) e le indicazioni geografiche protette (IGP) infatti, il processo di dealcolazione non è consentito.
L’entrata in vigore del decreto, è ancora in fase di registrazione presso gli organi di controllo, per questo, non avrà effetti immediati sui brindisi di Capodanno, ma a partire dal 2025, sarà già possibile trovare sul mercato una vasta gamma di questi nuovi vini dealcolati per tutti.
Vantaggi e limiti dei vini dealcolati secondo gli esperti del settore
Mentre sul fronte della salute e dell’inclusività, i vini dealcolati potranno rappresentare un’alternativa per chi desidera ridurre il consumo di alcol, e permetteranno veramente a tutti di gustare il vino, indipendentemente dallo stile di vita, dalle credenze religiose o dalle restrizioni imposte dal codice della strada, chi mostra un entusiasmo più cauto nel cambio di passo, è il mondo della ristorazione.
Per quanto infatti, i vini dealcolati vengano già “venduti” a parole, come quelle bevande che possono essere abbinate a una vasta gamma di piatti, e qualcuno ne veda già delle opportunità economiche, ci vorrà tempo prima che entrino nella cultura enogastronomica italiana.
E’ l’opinione in cui si rivede anche di Mario Bauzullo, Food and Beverage, sommelier e storico ristoratore ostiense di “Peppino a Mare”:
“E’ importante intanto sottolineare – spiega Bauzullo -, come il ragionamento sul minore apporto calorico, sia da escludere per quanto riguarda la visione salutista dei vini dealcolati. Per questi ultimi infatti, così come per i vini tradizionali, gli zuccheri e i solfiti ci sono e ci saranno sempre perché è l’uva a produrli in un processo che è naturale. Mentre è indubbio che, se i vini sono fatti bene, non c’è ragione di non utilizzarli a vantaggio di chi non può bere alcolici. Io personalmente ho già preso contatto con alcune aziende, ma è chiaro che non potrò esprimere un giudizio finché la nuova bevanda non sarà passata da olfatto e gusto, e così dalla possibilità di abbinarla ai nostri piatti”.
L’anello debole della novità però, secondo il ristoratore, non è solo l’aspetto qualitativo e culturale:
“Partendo dal presupposto che con il nuovo Codice della Strada abbiamo già perso, fin da subito, il 40% di fatturato, questa “innovazione” in realtà, già percorsa da altri paesi da tempo, sembra un altro attacco ad un settore di eccellenza italiano. Un attacco che, maliziosamente, va a vantaggio di paesi come ad esempio la Germania, che è tra quelli a noi più vicini, e partiti prima con questa produzione e già forte del fatto di averla testata. Ci vorrà del tempo infatti – ribadisce il ristoratore -, per portare sulle nostre tavole un vino di qualità, così come è accaduto per la birra analcolica, che non è mai decollata veramente” – conclude Bauzullo.
Il procedimento nella bozza del decreto sul futuro del vino
Con l’arrivo dei vini dealcolati, il mondo del vino si apre a nuove prospettive. Si tratta di un’opportunità per ripensare il modo in cui consumiamo il vino e per renderlo accessibile a un pubblico sempre più ampio.
Ma certamente il passaggio effettivo a questa nuova fase, non sarà facile e veloce, prevedendo comunque un processo che potrà avvenire esclusivamente mediante i sistemi indicati dal regolamento e nel rispetto di non poche condizioni.
Un trattamento complesso, a seguito del quale, i vini devono essere privi di difetti da un punto di vista organolettico e idonei al consumo umano, ed effettuato come per i vini alcolici, sotto la responsabilità di un enologo o di un tecnico qualificato e con tutti i limiti del caso.
Tra questi, il divieto di aumentare il tenore zuccherino nel mosto di uve utilizzato per la produzione del vino oggetto di dealcolizzazione; quella di aggiungere acqua esogena, e/o aromi esogeni al prodotto ottenuto a seguito dell’avvenuta dealcolizzazione, parziale o totale.
Chiaramente ci sarà poi l’obbligo dell’indicazione sulle etichette delle bottiglie, che potranno essere prodotte esclusivamente presso stabilimenti dotati di licenza di deposito fiscale per la produzione di alcol.