L’incidente mortale di Giuseppe Bernabucci ad Acilia non ha ancora ricevuto giustizia. “Sono due mesi che Giuseppe è stato ucciso qui proprio dietro di noi e da quel momento c’è stato soltanto silenzio“, è l’appello che la sorella lancia a chiunque abbia informazioni da dare in merito alla morte del fratello deceduto a soli 28 anni la notte dell’8 settembre scorso.
Sull’incidente mortale di Giuseppe Bernabucci famigliari e amici cercano chiunque abbia informazioni su quanto accadde quella tragica notte
Giuseppe ha perso la vita mentre era in sella alla sua moto dopo essere stato travolto, alle tre della notte circa, da un’auto pirata all’altezza dell’incrocio tra via di Valle Porcina e via di Acilia.
Il conducente si era dato la fuga e per questo il cognato aveva sollecitato chiunque fosse a conoscenza dei fatti a farsi avanti. Il responsabile era stato rintracciato diverse ore più tardi solamente grazie alla testimonianza del passeggero che era con lui al momento dello schianto e si era presentato ai carabinieri.
Per i familiari di Giuseppe tutto è fermo a quella notte, la sorella ai microfoni di Canale 10 chiede giustizia.
“Chiediamo all’autorità giudiziaria, alla giustizia che sta facendo il proprio lavoro, di fare in modo di farci capire cosa è successo quella notte. Perché Giuseppe è morto, come è morto e perché quei due ragazzi se ne sono andati. L’hanno lasciato lì e non l’hanno soccorso. Nessuno muore da solo”, incalza la sorella.
Voi non avete avuto risposte da nessuno in questi due mesi?
“Noi non abbiamo ricevuto nessuna parola di conforto, di cordoglio da parte dei responsabili”.
Vi sareste aspettati qualcosa anche da parte delle famiglie dei ragazzi coinvolti?
“Quale persona che ha avuto un figlio che ha provocato la morte di un ragazzo non chiama l’altro genitore dicendo io partecipo al vostro dolore?”, si chiede una persona presente sul luogo del tragico incidente insieme alla sorella di Giuseppe Bernabucci.
In questi giorni i familiari e amici stanno tappezzando le vie di Acilia con manifesti, volantini e adesivi. La giustizia sta facendo il suo corso ma intanto in tutto il quartiere resta il silenzio. Il silenzio di chi potrebbe sapere qualcosa ma non ha il coraggio di parlare.
“Da motociclista, amico, fratello, -sottolinea uno dei ragazzi che hanno preso parte all’iniziativa- è impensabile che dopo due mesi non abbiamo ancora avuto notizie, non sappiamo nulla. L’unica informazione che abbiamo è che il ragazzo che l’ha investito è nostro coetaneo, quindi ha 28 anni come me, come Giuseppe, è impossibile che questo ragazzo ancora giri per strada tranquillamente”.
“Vorremmo provare a dare un po’ di pace alla famiglia, perché nessuno merita quanto sta passando la mamma di Giuseppe che potrebbe essere tranquillamente mia madre. Non merita di non sapere come si è verificato l’incidente del figlio e perché questi ragazzi ancora non sono stati chiamati a rispondere di quanto hanno fatto”.
Se qualcuno ha delle informazioni sull’incidente può recarsi dalla polizia locale. Per i familiari anche una testimonianza anonima sarebbe preziosa.
“Chi sà parli. Non è possibile che nessuno abbia visto nulla. Vogliamo capire il motivo per il quale succedono queste cose. Perché nessun’altra famiglia deve provare il nostro stesso dolore. Nessuna madre deve piangere il proprio figlio”, conclude la sorella del ragazzo scomparso.
Ancora un brutto colpo per la mamma di Giuseppe che poco dopo la morte del figlio aveva trovato la forza di ringraziare le tantissime persone che, attraverso i social e su Internet, le avevano fatto sentire il loro affetto e il loro addolorato sostegno per quanto di terribile le era accaduto.
Tra queste anche le insegnanti della scuola elementare che Giuseppe aveva frequentato più di vent’anni fa e che ne hanno voluto ricordare il sorriso e l’amore per la vita che trapelava sempre dal suo sguardo.
Servizio Tg di Francesca del Mastro