Magazzini e negozi colmi ogni oltre limite di pneumatici esausti in attesa di ritiro da parte del consorzio che si occupa del loro riciclo. I gommisti sono sull’orlo di una crisi di nervi: non solo devono sacrificare spazi necessari al loro lavoro per accumulare pneumatici a fine vita ma, soprattutto, temono gravi conseguenze in caso di incendio accidentale. I meno ligi alle regole, poi, potrebbero organizzarsi in proprio e riversare in discariche abusive tutta quella gomma.
Il consorzio Ecopneus, che accusa il Ministero dell’Ambiente, ha lasciato scoperte diverse zone di Roma e non ritira gli pneumatici fuori uso
Sta diventando drammatica la situazione nel campo del ritiro e del riciclo degli pneumatici esausti a Roma e dintorni. Gli addetti del consorzio Ecopneus, che per conto dei produttori si occupa delle operazioni di ritiro e smaltimento, passano con il contagocce e solo in alcune zone della città. E il risultato è che molte officine stanno accumulando le gomme in locali preziosi per il lavoro e, soprattutto, poco adatti a garantire quel materiale dal rischio di incendio.
Come funziona il mercato degli pneumatici
In Italia ogni acquirente di pneumatici paga automaticamente un contributo per il ritiro e lo smaltimento. Questo denaro viene riversato dal venditore degli pneumatici all’Ecopneus (consorzio tra le compagnie operanti in Italia Bridgestone, Continental, Goodyear-Dunlop, Marangoni, Michelin, Pirelli e diverse altre) che provvede al loro “riciclo”. Gli Pneumatici fuori uso (PFU) finiscono essenzialmente a produrre energia in impianti specifici, grazie a un potere calorifico pari al carbone, con un prezzo ambientale alto a causa delle emissioni climalteranti, oppure a essere riusati: attraverso un processo di macinazione meccanica a temperatura ambiente, si producono nuovi materiali (gomma, acciaio, fibre tessili) impiegati in isolanti acustici e antivibranti per l’edilizia, asfalti “modificati” silenziosi e duraturi, piste ciclabili, playground per parchi giochi, pavimentazioni sportive polivalenti, arredi urbani e oggetti di design.
I gommisti riversano al consorzio una “tassa” per far ritirare gli pneumatici fuori uso che al momento è di 3,5 euro più Iva per ciascuna gomma. A “regolare” il traffico di pneumatici che il Consorzio può raccogliere, con il contributo dello Stato, è il Ministero dell’ambiente attraverso “vaucher” che indicano a Ecopneus le quantità.
L’abusivismo
Poiché il sistema è economicamente sostenuto dagli pneumatici venduti regolarmente attraverso i canali commerciali, succede che in Italia la quota di immissioni illegali di pneumatici (quindi evasori del contributo ambientale) sia estremamente consistente. Legambiente ha calcolato tra le 30mila e le 40 mila tonnellate l’anno di pneumatici pari a mancati ricavi di circa 12 milioni di contributo ambientale più 80 milioni di Iva evasa.
Nel 2023 il Ministero dell’Ambiente aveva autorizzato circa 167mila tonnellate di raccolta ed Ecopneus, tra mille difficoltà, l’anno scorso aveva raccolto il 12% di pneumatici esausti in più. A luglio scorso il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato Ecopneus a raggiungere una quota del 105% di pneumatici venduti: ciò significa un 10% in più del fabbisogno, diciamo, certificato da altrettanti contributi.
Ciò nonostante, a Roma e provincia gli effetti di questo accordo di due mesi fa ancora non si vedono. Con il risultato che le officine straboccano di ruote inutilizzabili in attesa di essere portate via prima che il danno sia irreparabile. Il rischio, infatti, è che qualche artigiano si organizzi e crei discariche di pneumatici nelle campagne e dia loro fuoco con effetti devastanti.