Un’auto elettrica in sosta presso una colonnina di ricarica di viale del Colli Portuensi è andata a fuoco durante la notte per shock termico all’altezza dell’incrocio con la Circonvallazione Gianicolense.
Nel 30% dei casi l’incendio di un’auto elettrica è dovuto alla combustione delle batterie
Momenti di panico si sono avuti tra le persone accorse dopo l’esplosione dell’incendio a causa del rischio che la vettura potesse esplodere distruggendo appiccando le fiamme anche ad alcuni veicoli con motore a benzina che si trovano accanto.
All’origine del rogo il cosiddetto fenomeno di “thermal runaway” e cioè il surriscaldamento della batteria di alimentazione che contiene ioni di litio, elementi capaci di immagazzinare notevoli quantità di energia ma anche più soggetti a guasti che facilitano lo sviluppo di un incendio.
Il litio, infatti, che è un metallo solido molto reattivo e piuttosto leggero tra gli elementi presenti in natura, può diventare improvvisamente instabile, soprattutto se l’accumulatore è di vecchia data.
La reazione che si produce in questi casi porta a un aumento della temperatura interna che può raggiungere i 1300 gradi provocando incendi che sono più complessi da spegnere rispetto a quelli provocati dalla combustione di carburanti liquidi o gassosi.
Se l’auto elettrica sopravanza l’auto tradizionale in termini di riduzione dell’inquinamento ambientale, tra l’altro, per il contenimento delle emissioni di anidride carbonica e di quelle associate alla produzione delle auto e delle batterie al litio, è anche vero che il fenomeno degli incendi non ha ancora raggiunto un livello di sicurezza assoluto.
Il 30% degli episodi di autocombustione si verifica in fase di ricarica, il 50% in quella di sosta, il 15% durante la fase di movimento del veicolo e per il 5% per motivi non identificati.