Parete di confine dello stabilimento balneare “La Casetta”, abbandonato dal Campidoglio, è usata da un writer per inneggiare al nazismo irridendo i clienti di un ristorante
A Ostia può succedere che un writer dipinga impunemente un murale inneggiante al nazismo sbeffeggiando i clienti del ristorante che confina e che, cancellato più volte il dipinto, ricompaia su quella parete. E può succedere pure che il ristoratore, discendente di parenti perseguitati dai nazifascisti, si senta minacciato e, al tempo stesso, indifeso.
Teatro della vicenda è il muro di confine tra lo stabilimento balneare “La Casetta” e il ristorante “La bussola”, in lungomare Amerigo Vespucci, a Ostia. Com’è noto, “La Casetta” è uno stabilimento abbandonato dal Comune di Roma: dopo la revoca della concessione per presunti abusi edilizi, smentiti dal tribunale, l’impianto una volta eccellenza del litorale romano è andato devastato dai vandali e occupato dai senza fissa dimora, senza che venisse affidato al vecchio concessionario.
“La Bussola” è, invece, uno dei ristoranti più noti e frequentati del litorale romano. Professionisti, modelle e vip vari lo frequentano apprezzandone la cucina e la simpatia del titolare, Dario Migliore Paradisi. Il ristoratore, che un anno fa è stato vittima di un attentato consumato nel parcheggio del locale, si sente indignato per l’enorme graffito che, in un trionfo di svastiche, raffigura una enorme Peppa Pig con le sembianze di Adolf Hitler impegnata nel saluto romano e riverita da una Peppa Pig più piccola. Il fumetto dice: “Ciao bimbi sono Peppa Pig” sotto il titolo “Buon Appetito”.
E’ quell’augurio che impressiona il titolare del ristorante. Una minaccia per lui e per i suoi clienti? Uno sberleffo nazista nei confronti dei clienti di religione ebraica? “E’ una cosa bruttissima, specie per uno che ha avuto lo zio ucciso alle Fosse Ardeatine e il nonno ammazzato a via Tasso” si indigna Dario Migliore Paradisi.
Aver ridipinto più volte la parete coprendo il murale non è servito a niente, visto che nottetempo chi si firma “Boko Gang” torna a ridisegnarlo e resta impunito.