Sotto la spinta della globalizzazione si diffondono malattie che colpiscono grandissima parte delle piante presenti nella pineta di Castel Fusano
La tartaruga cocciniglia, complici ritardi ed esitazioni nell’adozione di contromisure che avrebbero potuto debellarla, ha condannato a morte gran parte dei pini di Castel Fusano. Ma adesso a rischiare di sparire sono anche la lecceta e gli arbusti della macchia mediterranea che stanno affrontando una nuova minaccia.
Si chiama Xylosandrus compactus ed è un parassita appartenente al genere dei coleotteri. Un piccolo esemplare che non raggiunge i due millimetri di lunghezza, ma che è ghiotto di moltissime specie di piante. La quasi totalità di quelle presenti nella tenuta in cui l’insetto ha già iniziato ad attaccare le oltre 200 specie vegetali appartenenti a 60 famiglie diverse presenti e aggredendo, in particolare, lecci, corbezzoli e altre specie arboree tipiche della macchia mediterranea.
Sono, infatti, alcuni anni che questo parassita si sta velocemente diffondendo in diverse regioni d’Italia causando localmente danni rilevanti alla vegetazione dei contesti urbani come le piante ornamentali, ma anche le piantagioni legnose e le foreste naturali.
“Questo insetto, originario dell’Asia tropicale –spiega l’esperta Mirta Samani- è stato segnalato per la prima volta in Europa nel 2011, ed è arrivato sino a noi attraverso il commercio di piante infestate. Le femmine, sono di colore nero lucido e alate, mentre i maschi, più piccoli e rossicci, sono privi di ali. Entrambi scavano vere e proprie gallerie nei rami delle piante compromettendone la salute. Le specie colpite mostrano segni di deperimento, con rami secchi e foglie ingiallite”.
“Ma i tunnel creati dal parassita possono anche indebolire strutturalmente i rami, aumentando il rischio di rotture, fino a provocare la morte della pianta infestata. Mi auguro che questa volta si intervenga prontamente per impedire la perdita anche degli alberi di leccio, se adesso iniziano a morire anche i lecci -lancia l’allarme Mirta- dell’enorme polmone verde di Castel Fusano non resterà nulla”.
L’eliminazione di questo pericolo che pende come una spada di Damocle sul futuro della pineta non richiederebbe neppure l’adozione di interventi particolarmente onerosi dal punto finanziario. Specifiche trappole attrezzate per attirare al proprio interno il piccolo coleottero sarebbero, infatti, sufficienti a contrastare efficacemente la diffusione di un pericolo mortale per l’intero habitat del bosco affacciato sul Tirreno.
Gli effetti negativi della globalizzazione si fanno, dunque, sentire anche nei confronti del patrimonio verde della capitale e in questo caso specifico delle piante ad alto fusto.
Il penultimo in ordine di arrivo si chiama Tomicus destruens, ed è un parassita blastofago dei pini che, dopo la Cocciniglia, sta pericolosamente compromettendo la salute dei pini di Roma.
E’ stato filmato nello scorso mese di novembre in occasione degli abbattimenti ordinati per motivi di stabilità di alcuni esemplari di Pinus pinea nella zona della Camilluccia, intorno a Piazza dei Giochi Delfini (leggi qui).
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