Ondata di calore: tutti a caccia del fresco. Senza alberi la città diventa rovente (VIDEO)

L’ondata di calore non si attenua: molti cercano refrigerio nei parchi ma le perdite di piante ombreggianti rende insopportabili le alte temperature anche lì

Ancora tre giorni di livello 3 per Roma sui livelli di rischio per le alte temperature climatiche. Come indica il Bollettino sulle ondate di calore del Ministero della Salute, a Roma il livello tre fino al 20 luglio almeno segnala una “condizione di emergenza con possibili effetti negativi sulla salute di persone sane e attive e non solo sui sottogruppi a rischio come gli anziani, i bambini molto piccoli e le persone affette da malattie croniche”.

L’ondata di calore non si attenua: molti cercano refrigerio nei parchi ma le perdite di piante ombreggianti rende insopportabili le alte temperature anche lì

Gli esperti segnalano che questo aumento delle temperature, benchè proprio del periodo estivo, sia diventato più frequente e incisivo a causa dei cambiamenti climatici. Per Roma, però, c’è di più: l’innalzamento al suolo della temperatura, sia nel centro della città che nella periferia, è senza dubbio ascrivibile anche a una scellerata politica del verde. In particolare, colpa degli abbattimenti indiscriminati degli alberi di alto fusto e di una inadeguata campagna di riforestazione.

Dunque l’equazione è semplice: meno alberi di alto fusto, meno ombra, più alta la temperatura al suolo. Senza contare gli effetti benefici degli alberi sulla qualità dell’aria in termini di abbattimento della CO2 e di produzione dell’ossigeno.

E’ uno specifico capitolo del piano di gestione delle amministrazioni comunali che prevede che il Comune di Roma, come gli altri enti territoriali, pubblichi il bilancio arboreo della città. Anche il Campidoglio lo ha fatto: i dati pubblicati sono aggiornati al 3 settembre 2021. Viene indicato che sotto il sindaco Ignazio Marino (giugno 2013/settembre 2015) Roma ha perso 1266 alberi e sotto il commissariamento Tronca (ottobre 2015/maggio 2016) altri 684 alberi. Co Virginia Raggi sindaco, la tendenza sembra essere stata invertita (più 3301 alberi) ma basta andare a vedere che fine hanno fatto le aree nelle quali quelle nuove essenze sono state messe a dimora per rendersi conto che senza irrigazione e senza adeguata manutenzione, la moria è stata pressochè generale. A Ostia (vedi via delle Repubbliche Marinare e Parco 10 giugno per fare degli esempi) ci sono situazioni emblematiche in questo senso.

Anche il sindaco Roberto Gualtieri e la sua assessora all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, hanno sottolineato a più riprese di aver avviato un’imponente riforestazione di Roma: “Abbiamo dovuto abbattere poco più di 7000 alberi malati o giunti a fine vita. E abbiamo anche messo a dimora 13.000 nuovi alberi nel 2022 contro i 202 del 2020”.

Vogliamo credere che i dati siano reali ma se è così la città non se ne è accorta. E neanche il termometro. Al contrario prosegue imperterrita la rimozione (quando non la caduta anche disastrosa) di pini o di platani su alberate storiche senza un’adeguata sostituzione. Certo è che, quand’anche fosse vero, la mancata programmazione sul tema vissuta per decenni a Roma, ha fatto sì che imponenti zone d’ombra nella migliore delle ipotesi siano compensate da alberelli striminziti e alti massimo due metri. E l’innalzamento della temperatura al suolo è inevitabile.

La disastrosa situazione del litorale

Dopo anni di silenzio sulla vicenda, nei giorni scorsi Legambiente è intervenuta sul disastro legato alla morte di immense porzioni delle pinete di Ostia, Castelfusano e Castelporziano. “Nelle pinete di Ostia abbiamo perso quasi un terzo dei pini, circa 12mila alberi, che oggi si vedono completamente marroni, senza contare anche le discariche abusive presenti nell’area” lamenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio. Gli immensi pini secolari in parte sono andati distrutti a causa di furiosi incendi ma la stragrande maggioranza di loro è vittima della Cocciniglia Tartaruga. C’è da chiedersi dove fossero Scacchi e Legambiente quando gli ambientalisti e i semplici cittadini di Ostia contestavano al Campidoglio di non aver rispettato l’obbligatorietà della legge regionale di cura dei pini da quel parassita: con 40 euro l’anno e anche meno di spesa a pianta, si sarebbero salvati migliaia di pini. I privati (vedi tenuta Chigi, Acque Rosse e Capitol Village) e altre amministrazioni (vedi Fregene e Cerveteri) lo stanno facendo con risultati lusinghieri.

Basta farsi un giro lungo via Cristoforo Colombo, via di Castelfusano e via di Castelporziano (all’Infernetto) per rendersi conto del desolante scenario ormai quasi spoglio di alberi di alto fusto. E la temperatura segnata sul cruscotto riflette le ripercussioni sul mini-clima di quelle aree, una volta rinfrescanti e temperate.

E non va meglio il timidissimo tentativo di riforestazione messo in atto dal Comune di Roma. Lungo la complanare della Colombo, tra via del Circuito e via Villa di Plinio, direzione Ostia, sono stati messi a dimora pini di aleppo al posto del pinus pinea: quelle piante, oltre che essere fuori contesto, sono già in sofferenza per la mancata irrigazione e diversi esemplari sono moribondi. Con loro, perde la speranza che le pinete di Ostia possano mai tornare quelle di una volta.