Marcello Colafigli, l’ultimo big della Banda della Magliana: a 70 anni re dello spaccio

Colafigli, ultimo big della Banda della Magliana, era ancora attivo: i rapporti e chi lo appoggiava

Marcello Colafigli

L’ultimo ordine di arresto lo ha ricevuto in carcere dove è detenuto per altri reati. Ed è così che si è scoperto che Marcello Colafigli, detto “Marcellone, settant’anni suonati, ultimo big ancora in campo della Banda della Magliana, non si era mai ritirato dai giri del grande crimine, ma era attivo e pronto a gestire il grande smercio di droga con una batteria di pusher e pronto a confrontarsi negli affari con più associazione criminali.

Colafigli, ultimo big della Banda della Magliana, era ancora attivo: i rapporti e chi lo appoggiava

Si scopre così che nonostante in regime di semilibertà dal 30 ottobre 2019, era riuscito a pianificare cessioni ed acquisti di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti dall’estero, perlopiù Spagna e Colombia, mantenendo rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, della camorra, della mafia foggiana  e con albanesi inseriti in un cartello narcos sudamericano.

Ma anche con un gruppo ben radicato nel quartiere romano della Massimina, deputato allo smercio nella capitale della sostanza importata.

Tra i destinatari delle misure appena eseguite, oltre a Marcello Colafigli, già detenuto in carcere per altra causa, infatti, ci sono altri 22 cittadini italiani, 2 albanesi, un kosovaro, un macedone e un colombiano.

Sono stati raccolti gravi elementi indiziari in ordine al fatto che Marcello Colafigli sarebbe riuscito a coordinare le attività delittuose, nonostante la misura a cui era sottoposto, grazie anche alla compiacenza della responsabile di una Cooperativa Agricola, raggiunta anche lei dall’ordine di arresto, dove avrebbe dovuto svolgere l’attività lavorativa prevista dal regime di semilibertà, ottenendo la possibilità di allontanarsi a suo piacimento e di incontrare all’interno della cooperativa i propri sodali, aiutandolo a eludere le investigazioni.

Avvalendosi anche del proprio prestigio criminale, inoltre, Colafigli è indiziato di aver guadagnato la fiducia di un gruppo di albanesi inseriti in un importante cartello colombiano operativo nella città di Turbo (Colombia).

Il referente sud americano, originario della città di Medellin, è anch’egli destinatario della misura cautelare in carcere ma allo stato risulta irreperibile. L’uomo al vertice del gruppo cosiddetto “degli albanesi”, punto di contatto con il cartello colombiano, si è prestato per andare di persona a trattare con i fornitori sudamericani ed è suggestivo il passaggio delle intercettazioni in cui descrive le difficoltà da affrontare per entrare illegalmente in Colombia e le cautele utilizzate dai trafficanti locali per eludere le attività d’indagine come l’utilizzo di apparecchi satellitari e il ricorso spregiudicato alle armi da fuoco.

Nel corso delle indagini, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno raccolto gravi elementi indiziari in ordine alla collaborazione finanziaria tra il sodalizio di Colafigli ed esponenti della criminalità organizzata della provincia di Foggia i quali avevano finanziato l’importazione dalla Colombia di 30 chili di cocaina al prezzo di 200.000 euro.

Al riguardo la trattativa non è poi andata a buon fine, poiché ad uno dei sodali, incaricato di effettuare il pagamento con money transfer verso la Colombia, sono stati sottratti da un parente prossimo, suo complice, i soldi accreditati su un conto dedicato. Ne sono nati dissidi, non degenerati in azioni violente solo grazie all’intermediazione di Colafigli.

La rapina a un riciclatore

Ma per rientrare del debito maturato con la malavita foggiana, Colafigli è gravemente indiziato di aver organizzato una rapina ai danni di un soggetto noto nell’ambiente come “riciclatore”. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma sono però intervenuti evitando il compimento del delitto fermando le persone che avrebbero dovuto compiere la rapina, recuperando in quella occasione uno storditore elettrico, uniformi, palette e pettorine con l’emblema della Guardia di Finanza nonché una pistola Beretta.

L’uomo colpito alla Magliana

Tra le persone del sodalizio deputate allo spaccio di droga vi è anche un uomo, ferito da colpi d’arma da fuoco lo scorso 25 marzo 2024 in via Pian Due Torri alla Magliana, anch’egli destinatario dell’odierna ordinanza.

Nel corso delle fasi esecutive dell’operazione, questa mattina, a Roma, i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato circa 400.000 euro, durante una perquisizione a casa di uno degli indagati.

Per l’operazione, sono stati impiegati 150 militari dell’Arma territoriale, equipaggi di supporto, nucleo cinofili e nucleo elicotteristi.