Ostia, incidenti contro pini e fossati senza guardrail: per la Cassazione paga la P.A. (VIDEO)

La sicurezza delle strade torna sotto i riflettori dopo che il Tribunale ha chiesto nuove indagini per Noemi Carrozza morta contro un pino privo di guardrail

Non c’è imprudenza o colpa del conducente che tenga. Se in un incidente stradale un veicolo finisce contro un ostacolo, come il tronco di un albero, o in un fossato non protetto adeguatamente da un guardrail, a pagare per i danni conseguenti al sinistro è la Pubblica Amministrazione responsabile di quel tratto di strada. E questo anche se chi ne è rimasto vittima ha tenuto una condotta contraria alle norme del Codice della Strada per esempio, superando il massimo della velocità massima consentita.

La sicurezza delle strade torna sotto i riflettori dopo che il Tribunale ha chiesto nuove indagini per Noemi Carrozza morta contro un pino privo di guardrail

Ad accendere di nuovo i riflettori su un tema caratterizzato da una lunga sequenza di sentenze, spesso in aperto contrasto tra loro, è stato il provvedimento con cui nei giorni scorsi il Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Roma ha respinto l’ennesima richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura sulla tragica scomparsa di Noemi Carrozza. Le sincronette 20enne morì il 15 giugno del 2018 a poca distanza dalla rotonda di Ostia (leggi qui).

A parere della Procura, infatti, la presenza di un guardrail avrebbe probabilmente attenuato le conseguenze del terribile impatto contro il tronco dell’albero posto al lato di via Cristoforo Colombo e aumentato le chance di sopravvivenza di Noemi, ma dall’altro nessun regolamento o provvedimento dell’amministrazione capitolina aveva previsto un obbligo specifico di installazione della barriera metallica a carico del Comune di Roma. Il Gip, Flavia Costantini è stata, al contrario, categorica e ha restituito la pratica ai magistrati inquirenti invitandoli a “individuare –ha scritto il giudice– i gestori della strada responsabili del tratto interessato dall’incidente”.

Un ulteriore evidente certezza è che a via Cristoforo Colombo è una lunga sequenza di alberi molti dei quali non protetti. Ma più in generale a essere a rischio sono moltissime altre strade di Ostia e del suo vasto entroterra a iniziare da Acilia. Anche quelle in cui al di là dei pini non protetti ci sono fossati di bonifica assolutamente privi di barriere salvavita. Canali che sono stati teatro in diverse occasioni di altrettanti incidenti mortali.

Mentre il giudizio sulla morte della giovane sincronette è ancora in piedi, a sgombrare qualsiasi dubbio in merito agli obblighi gravanti sui gestori pubblici delle strade e in primo luogo i Comuni ci ha pensato, da tempo, la sentenza 9547/2015 della III Sezione Civile della Corte di Cassazione del 12 maggio 2015 n. 9547 in materia di responsabilità civile per omessa predisposizione di guardrail.

L’aspetto più tranchant del dispositivo è che l’obbligo di installare le barriere metalliche e quello di risarcire i danni verificatisi nei punti non protetti è indipendente dal concorso di colpa di chi si trovava alla guida del veicolo o di terzi eventualmente implicati nella dinamica del sinistro.

E’ il custode della strada, secondo la Cassazione, che deve provvedere all’installazione e alla manutenzione della segnaletica e delle pertinenze previste da leggi e regolamenti tecnici, comprese le protezioni quali i guardrail o i new jersey. E questo persino nei tratti “non oggettivamente pericolosi” come stabilito dalle altre sentenze della Cassazione: numero 6306/2013; numero 24529/2009 e numero 15723/2011.

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Uno dei due incidenti mortali verificatosi su via di Saponara

Ostia e le sue strade, da questo punto di vista, rappresentano un vero e proprio colabrodo con barriere mancanti e pericoli addirittura duplicati come via dei Pescatori, nel settore compreso tra via di Casal Palocco e via del Canale della Lingua, dove le insidie sono rappresentate dai pini e da fossati profondi più di due metri da un lato e dall’altro della carreggiata. Un lungo elenco cui si aggiungono via di Prato Cornelio anche questa in larga parte priva di protezioni, via di Saponara e via di Castel Porziano all’Infernetto.

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Un’altra veduta di via di Saponara

Il triste elenco di coloro che hanno perso la vita sulle strade del litorale prive di protezioni metalliche

Si potrebbe parlare di una vera e propria via Crucis lastricata di risarcimento danni per le casse del X Municipio se chi fosse andato a sbattere contro un albero o fosse finito dentro a un pozzo avesse deciso di far causa al Comune di Roma Capitale sotto la cui competenza rientrano molte delle vie citate. Neppure l’apposizione di cartelli che limitino il massimo della velocità a trenta chilometri orari, come sul tratto più esposto di via dei Pescatori può far venir meno l’obbligo di risarcire il danneggiato, hanno sancito i Supremi giudici.

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Anche la sicurezza di strade dell’Infernetto versa in gravi condizioni come dimostra questo scatto ripreso su via di Castel Porziano

Il cahiers de doléances in materia è purtroppo molto lungo. All’alba di sabato 15 ottobre, in via di Saponara ad Acilia un 21enne del posto, Gabriele Regini morì nello schianto della vettura alla guida della quale si trovava finendo nel fossato, privo di guardrail, di via di Saponara (leggi qui).

La stessa strada è stata teatro di un altro tragico episodio il 13 ottobre dello scorso anno, quando un dipendente 65enne dell’Ama finì più o meno nello stesso punto nel canale non protetto situato a bordo strada con la sua Citroen C3 (leggi qui).

E l’elenco potrebbe continuare se alla lista si aggiunge l’impatto mortale subito 16 marzo del 2023 dal 34enne Andrea Rossi che a bordo del suo scooter Suzuky 600, è finito contro un albero situato sul bordo non protetto di via dei Romagnoli, all’altezza dei Viadotto Zelia Nuttal dopo essersi scontrato con la Toyota Yaris alla guida della quale si trovava un vigile urbano poi rinviato a giudizio per omicidio stradale (leggi qui).

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L’incidente in cui ha perso la vita il motociclista sbalzato contro il tronco di un albero su via dei Romagnoli

Stabilire che il Comune abbia torto per risarcire vite che non ci sono più, molto probabilmente, ha senso solo per i tribunali e gli avvocati delle vittime coinvolte o dei loro parenti ma, come hanno detto in modo chiaro i genitori di Noemi Carrozza, la sincronette deceduta sulla via Cristoforo Colombo, fare causa può almeno servire affinché chi di dovere protegga quelle strade maledette solo perché abbandonate all’incuria e al disinteresse delle amministrazioni competenti.

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Uno scorcio di via Prato Cornelio alberi e canali totalmente esposti al rischio per i conducenti

Video e foto di Marco Simoni

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