Carceri, il Garante del Lazio: “Il sistema sta scoppiando”. E propone il “fuori tutti”, la clemenza

Il Garante dei detenuti: "Carceri sull'orlo del collasso". E non esclude l'ipotesi clemenza

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Un carcere. Foto di archivio

Strutture inadeguate, sovraffollamento, carenza di agenti e di personale sanitario, disagio psichico diffuso e suicidi: il sistema carcerario del Lazio, in linea col resto del Paese, è schiacciato da una serie di criticità che ne stanno causando il collasso. A lanciare l’allarme il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasìa.

Il Garante dei detenuti: “Carceri sull’orlo del collasso”. E non esclude l’ipotesi clemenza

Nella regione sono detenute quasi 6.700 persone con un tasso di affollamento effettivo del 141%. A Regina Coeli, addirittura, supera il 180%.

Significa che a Regina Coeli per ogni posto detentivo ci sono due persone. Abbiamo un sistema penitenziario che sta scoppiando: ci sono troppi detenuti“, ha spiegato all’Adnkronos Anastasìa, convinto che per far fronte a tale emergenza occorra “un intervento drastico in tempi brevi“.

Tra le soluzioni proposte: “Non bisogna escludere di arrivare anche a un provvedimento di clemenza“.

Il legislatore dovrebbe considerare, insomma, un atto di clemenza collettiva, rimettendo quelle pene che non contrastino con l’attuale sentimento sociale.

In queste condizioni di vita dietro alle sbarre “come fanno i detenuti a non avvertire disagio, come fanno gli operatori a seguirli tutti? Non è possibile. Così fare prevenzione è come svuotare il mare con il cucchiaio“.

Dall’inizio dell’anno sono già 27 i suicidi nelle carceri italiano.

Sto cercando di stimolare l’azione delle aziende sanitarie, di concerto con l’Amministrazione penitenziaria, per aggiornare i piani locali di prevenzione sul rischio suicidario e per attrezzarsi nel modo migliore sul versante dell’assistenza psicologica e dell’ascolto dei detenuti“, aggiunge il Garante dei detenuti.

Pochi medici nelle carceri

Il problema è che sempre meno medici prestano attività in carcere. “La carenza di personale sanitario riguarda in generale tutta la Sanità, di riflesso ricade anche sulle carceri“, osserva Anastasìa ricordando che a Frosinone nei mesi scorsi ha chiuso il servizio psichiatrico nell’ospedale perché non c’erano più professionisti.

“Sto riscontrando in tutte le Asl massima disponibilità ad assumere anche in pianta stabile. Ai bandi però non risponde nessuno, per questo ho proposto in Regione di dare degli incentivi al lavoro nell’ambito penitenziario“.

Finora sulla richiesta alla Regione Lazio da parte del Garante dei detenuti di riconoscere lo status di sede disagiata alle carceri in modo da incentivare i sanitari a sceglierle, “non c’è stata però ancora una decisione, mi auguro possa arrivare presto”.

A fronte delle tante criticità e delle morti in carcere, secondo Anastasia “bisogna muoversi” e fare tesoro delle buone esperienze. Come quella di formazione dei detenuti all’attività di Peer supporter, ovvero al sostegno dei compagni di cella.

Si rinnova periodicamente nelle carceri di Regina Coeli e Civitavecchia – sottolinea – Prima ancora del professionista, sono infatti gli stessi detenuti, i più vicini, a dover percepire i primi segnali di allarme del disagio del compagno di cella“.

La carenza di organico nelle carceri

Solo nella regione Lazio mancano 670 agenti di Polizia penitenziaria. Mediante l’incremento previsto al termine del 182° e 183 Corso allievi Agenti la carenza dovrebbe scendere a circa 500 unità.

La grave carenza di personale si registra in quasi tutti gli istituti. Per fare alcuni esempi: a Rebibbia – 199; a Velletri – 66; Viterbo – 58; Regina Coeli – 87, Frosinone -57, Cassino – 35; Rieti -48, Latina-12.

In questi giorni pervengono dai vari istituti della regione Lazio segnali preoccupanti , poiché, risultano essere messi in pregiudizio i diritti del personale del Corpo di polizia penitenziaria e nel caso di specie le Ferie Estive ma non solo”, fa sapere Massimo Costantino, in veste di segretario Fns Cisl Lazio.

Per il sindacato, tra l’altro, vi è la necessità di rivedere la legge che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari e istituito le REMS, così come indicato dalla Corte costituzionale, con sentenza n. 22 del 2022. Necessario, anche, ricercare soluzioni ed interventi per potenziare e migliorare l’assistenza sanitaria nelle carceri italiane.