Raffiche sino a 120 chilometri orari hanno accompagnato i devastanti effetti del passaggio di una tromba d’aria sul Lido di Roma
Cabine divelte con i tetti strappati dalla furia del vento e scaraventati a ridosso della litoranea. Scene da incubo rese drammatiche dalla potenza di una tromba d’aria che si è abbattuta su Ostia Lido intorno alle ore 20.00 di ieri domenica 3 marzo con raffiche di vento che hanno soffiato fino a 120 chilometri orari.
A essere investito in pieno dal tornado il tratto di lungomare Lutazio Catulo compreso tra il Canale dei Pescatori e il corpo centrale dello stabilimento balneare La Vecchia Pineta.
La tromba d’aria aveva un fronte di una cinquantina di metri e ha investito le cabine della struttura senza riuscire, tuttavia, a sradicarle come accaduto nell’inverno del 2020 (leggi qui) e, più recentemente nel mese di gennaio dello scorso anno (leggi qui).
Sono state sollevate dalla forza delle potenti raffiche provenienti dal mare solo strutture leggere presenti sulla spiaggia ed è rimasto danneggiato un pilastrino di marmo con relativo corrimano.
Il vortice impazzito ha proseguito la sua corsa verso il complesso immobiliare di via Bellot riuscendo a svellere tegole dai tetti e danneggiando i pannelli fotovoltaici posizionati sulla sommità degli edifici prima di andare a spegnersi nella pineta di Castelfusano all’altezza di viale Mediterraneo.
Come sempre accade in questi casi il giorno successivo all’ennesimo disastro venuto dal mare si fa la conta dei danni. Oltre alla Vecchia Pineta anche la Nuova Pineta-Pinetina ha patito la distruzione di una ventina di cabine spargendone i pezzi sull’arenile.
“Siamo stati fortunati -dice con triste ironia Franco Petrini, il titolare della struttura balneare- perché il muretto e la ringhiera di protezione che dividono la spiaggia dalla strada hanno funzionato come una rete di contenimento impedendo che i detriti volassero oltre, colpendo persone o veicoli di passaggi con gravissime conseguenze rispetto a quelle che abbiamo sofferto”.
Ma le ferite che le mareggiate hanno inferto negli ultimi mesi sono più evidenti soprattutto in quella parte del litorale di levante dove non sono ancora state installate le barriere soffolte capaci di proteggere gli arenili. Dall’Hibiscus al Kursaal, praticamente annientato dall’azione erosiva delle onde, ci si immerge nella drammatica atmosfera di una zona di guerra devastata dai bombardamenti.
“Ostia sta sparendo e si sta disintegrando nel disinteresse generale, non direi tanto della politica quanto proprio della generalità dei cittadini che assistono in un silenzio assordante a un disastro che sta distruggendo un patrimonio costruito nel corso dei decenni -prosegue Petrini- e che può piacere e non piacere ma che, nella bella stagione, offre strutture, ombrelloni, lettini, ristoranti e impianti sportivi a un livello di assoluta eccellenza. Chilometri di spiagge e di servizi stanno dissolvendosi in un sorprendente clima di generale freddezza”.
All’indomani della tromba d’aria che ha allungato la lista dei danni subiti negli ultimi mesi i titolari degli stabilimenti fanno i conti per stabilire quanto occorrerà spendere per rimuovere i detriti sparsi dalle raffiche di vento lungo le spiagge. Costi elevati se si considera che ogni camion riempito con pezzi di legno e strutture montanti comporta un costo di circa 10mila euro a trasporto senza considerare le decine di migliaia di euro necessarie a ricostruire quanto è stato distrutto dalla furia del tornado.
“Uno stabilimento storico come il Kursaal che, per Ostia, rappresenta ciò che il Colosseo costituisce per Roma -osserva Franco Petrini- sta morendo sotto i colpi delle mareggiate e le spese per la bonifica dell’area e la ricostruzione delle parti devastate saranno interamente a carico dei suoi titolari. Se la politica risponde con gravi ritardi ma poi arriva, ciò che è davvero avvilente è il fatto che sui social si debbano leggere i commenti dei cosiddetti hater. Mi riferisco a quegli odiatori che inneggiano alla potenzia distruttiva del mare invocando una sorta di vendetta della natura nei confronti di chi gestisce attività utilizzate d’estate da milioni di persone”.
Va poi sottolineato che tutte le spese effettuate per le riparazioni dei danni non sono supportate da alcun riscontro pratico correlato alla valutazione del cosiddetto rischio di impresa con tutte le difficoltà correlate alla possibilità di ottenere, per esempio, finanziamenti dal settore bancario per la ricostruzione.
“La cosa più assurda è che gli oneri per rimuovere i resti delle strutture aggredite dagli agenti atmosferici comportano la compilazione di moduli e il rispetto di costose procedure amministrative anche se -conclude Franco Petrini- ancora non si sa a beneficio di chi saranno sostenute queste spese visto che sul rinnovo delle concessioni grava ancora l’incognita derivante dal recepimento delle direttive comunitarie in base a cui lo Stato dovrebbe avviare bandi pubblici per la loro riassegnazione”.
L’ondata temporalesca si è fatta sentire anche nel pomeriggio di lunedì 4 marzo in maniera quanto mai minacciosa. Basti vedere il video (clicca QUI https://youtu.be/icrEg4SMlxU) che ha girato il meteorologo di Canale 10, Flavio Bergonzini, che ha ripreso un funnel tra Ostia e Dragona.
Nel filmato si vede questo fenomeno temporalesco, chiamato funnel appunto, che appare dalle nuvole.
Ha la forma triangolare e spunta dalle nubi. Per fortuna poi è rimasto lì e non ha toccato terra. E’ questa, sostanzialmente, la differenza con la tromba d’aria.
“La tromba d’aria– spiega Bergonzini – diventa tale quando tocca terra o l’acqua. Nel caso di oggi si trattava di un funnel, ovvero di un mulinello, sospeso a metà tra Dragona e Ostia. Il funnel poi è andato verso sud- sud est e si è dissolto. E’ durato una decina di minuti. Faceva parte di una linea temporalesca quindi non è escluso che vi siano stati altri fenomeni di questo tipo sul litorale”.
Se ci troviamo di fronte ad un funnel, non abbiamo danni a terra.
“Si sposta con la nube temporalesca e viaggia tra i 30 e i 60 km orari, dal punto di vista dello spostamento orizzontale, mentre la velocità di rotazione è superiore. Nel caso delle trombe d’aria siamo dai 120 km/h in su”.
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