Quella corsa sfrenata di Niccolò Pisilli a festeggiare il suo primo gol da professionista sotto la curva Sud dell’Olimpico con lo sguardo perso nei desideri coltivati sin da bambino e l’urlo liberatorio finale simile a quello di Marco Tardelli nella magica finale dell’Italia campione del mondo nel 1982 a Madrid, era soltanto un sogno nel cassetto comune a quello di tanti suoi coetanei. Ma Niccolò, classe 2004, 19 anni compiuti lo scorso 23 settembre, centrocampista esordiente nella formazione della Roma che, giovedì 14 dicembre ha battuto per 3-0 il club Sheriff Tiraspol nel girone eliminatorio di Europa League, quel sogno lo ha coltivato e forgiato sin da bambino. Facendolo diventare una meravigliosa realtà. Suo è stato il sigillo della terza rete al 93’ minuto del match e in compagnia di leggende come Lukaku, autore del primo gol doppiato poi da Belotti al 32’ del primo tempo.
Il sogno diventato realtà di Niccolò Pisilli che nell’entroterra di Ostia ha iniziato a giocare a pallone
E sì perché Niccolò Pisilli, palocchino doc, come tanti altri campioni che sin dall’epoca di Loris Boni, Rudi Voeller o Antonio di Carlo hanno scelto di abitare nel quartiere residenziale del X Municipio, non troppo lontano dagli impianti di Trigoria, ha iniziato a giocare a pallone proprio nell’entroterra di Ostia. Era il 2011 e dopo un anno di tennis, perché il suo papà è stato un tennista di buon livello, Niccolò posava la sua piccola racchetta per iniziare a muovere i primi passi in campo nei Pulcini dell’Associazione sportiva dilettantistica Helios.
Una parentesi durata appena un anno perché quello successivo la dirigenza della società giallorossa lo ha reclutato nel proprio settore giovanile. E da allora è stata una sequenza praticamente inarrestabile di successi.
Successi lenti, sudati con fatica e pazienza e un obiettivo sempre fisso nei pensieri: migliorarsi e non lasciarsi mai abbattere dalle sconfitte e dalle battute d’arresto ma fare anche dei momenti negativi un fattore di crescita e di evoluzione all’insegna della pazienza, della modestia e dell’umiltà. Del suo primo ingresso a Trigoria Niccolò, nonostante la tenera età, ricorda che gli venne insegnato a salutare tutti. Un’abitudine che non ha mai dimenticato sia che si trattasse dell’allenatore della prima squadra, sia che a incrociare il suo sguardo fosse uno dei magazzinieri.
Non è stato facile per Niccolò Pisilli riuscire ad andare a festeggiare sotto la curva Sud, la “curva magica”, scolpita nella sua mente da quando, a quattro anni con il fratello decise, grazie alle prodezze di Francesco Totti, di diventare uno sfegatato fan della Roma.
Perché in famiglia è vero che sono tutti romanisti ma suo padre, invece è da sempre un tifoso della Juventus e solo dopo che il figlio si è cucito sulla pelle la maglia numero 8 dell’undici giallorosso sembra aver ammorbidito almeno un po’ la sua irriducibile fede bianconera.
La lunga attesa, i sacrifici e poi il fatidico arrivo in prima squadra
“Il ragazzo si farà”, cantava Francesco De Gregori nella celebre canzone sulla leva calcistica della classe 1968 dedicata al compianto capitano romanista, Agostino Di Bartolomei. E il miracolo calcistico di Niccolò Pisilli sembra averne seguito le orme e il ritornello perché fino al campionato Under 15 erano più le volte che sedeva in panchina ad aspettare il suo turno che quelle in cui il mister, l’impenetrabile allenatore di nazionalità turca Tugberk Tanrivermis, gli desse fiducia per spedirlo in campo a farsi le ossa.
Non era un problema di intelligenza tattica, e neppure di capacità balistiche perché il tiro e la tecnica da mezz’ala pura di Niccolò iniziavano a emergere con sempre maggiore chiarezza. Niccolò come tanti adolescenti doveva solo sviluppare, trasformandosi da anatroccolo in un cigno alato, longilineo, dotato di forte personalità, pericoloso con i suoi lanci molto precisi, un buon controllo di palla ma anche la capacità di liberarsi negli spazi stretti e di calciare a rete dalla media e dalla lunga distanza.
Se i miracoli talvolta accadono all’improvviso, nel calcio e nello sport a quei livelli non c’è alcunché di improvvisato e così, dall’under 17 in poi con due scudetti tricolori cuciti sul petto, il giovanissimo calciatore palocchino è diventato un punto di riferimento fisso anche nella formazione della Primavera della Roma in cui si è distinto segnando undici reti e realizzando ben sette assist per guadagnarsi il debutto in serie A il 6 maggio scorso nella gara perduta dalla Roma per 2-0 contro l’Inter.
E forse il vero segreto di Niccolò è proprio nella sua continua voglia di lottare e di dare fiducia a se stesso, ai suoi compagni ma anche agli allenatori, ultimo dei quali in ordine di tempo è stato l’inarrivabile José Mourinho che ha saputo valorizzarlo e attendere che fosse maturo per schierarlo accanto ai grandi.
Nulla è stato né poteva essere facile e se lo staff glielo faceva notare Niccolò, ancora troppo gracile per contendersi un tackle spalla a spalla con i mostri sacri della massima divisione, si affidava alle cure del nutrizionista e alle faticosissime sedute di palestra per mettere su quei quattro chili in più di muscoli così difficili da assimilare. E’ anche in questo modo che, al ritorno in campo dopo lo stop forzoso imposto dalla pandemia del Covid 19 il giovane centrocampista è diventato il perno attorno al quale ruotava il gioco della Primavera.
Facendo la spola tra il campo e la sua Casal Palocco, il quartiere che gli è rimasto nel cuore e dove in compagnia della fidanzata e degli amici più stretti ama passare il suo tempo, senza pensare al calcio, senza bloccare la mente in una bolla inestricabile dove il rischio più grande è farsi fagocitare dai meccanismi non sempre pregevoli dello sport professionistico. Con lui i genitori, coloro che gli hanno insegnato tutto che si sono sacrificati per renderlo felice con il sorriso sulle labbra giorno dopo giorno, trasferta dopo trasferta dal Litorale al campo di allenamento.
Come la favola di Niccolò è diventata di colore azzurro nell’Under 19 campione d’Europa
In tutta questa favola non poteva mancare la maglia azzurra che, al pari di quella della Roma, bisogna onorare perché chi è stato tifoso come Niccolò prima di diventare un campione sa quanto si soffre e si gioisce lassù sugli spalti nell’anonimato della folla festante.
E quell’azzurro capace di splendere sopra il cielo di Berlino nel mondiale vinto dalla nazionale guidata da Marcello Lippi è uscito dal cassetto dei sogni per diventare realtà anche tra gli azzurrini Under 18 dove Pisilli ha totalizzato cinque presenze senza segnare una rete fino a quando, nel maggio scorso, è stato inserito nella rosa dell’Under 19 che ha preso parte alla Coppa del mondo Fifa in Argentina dove l’Italia si è dovuta arrendere soltanto all’Uruguay nella finale di un esaltante torneo per poi andare a vincere a Malta il secondo titolo continentale vent’anni dopo quello firmato nel 2003 in Liechtenstein.
E qui Niccolò aveva già fatto capire che il terzo gol segnato la settimana scorsa allo Stadio Olimpico non è stato un caso, segnando addirittura due reti alla Germania durante le fasi di qualificazione.
Ma la storia non finisce qui perché il ragazzo che ancora si farà, adesso, ha un altro sogno da realizzare. Quello di indossare la maglia giallorossa con il lupetto stilizzato per almeno altri dieci anni.