Avrebbero messo in piedi un meccanismo perverso e ben oleato ai danni degli anziani, allo scopo di sottrarre i loro beni, dai soldi fino alle case e alle automobili. E poi, secondo il racconto fatto dai testimoni agli inquirenti e riportato nelle pagine dell’ordinanza, pranzi e cene pagati con le PostePay degli anziani, ma anche lo shopping fatto sempre con le stesse carte, all’insaputa dei vecchietti che, nel frattempo, nella co-housing mangiavano minestrina.
Descritto dai magistrati il meccanismo perverso e ben oleato ai danni degli anziani ricoverati in cohousing
Le accuse che hanno portato all’arresto di Maricetta Tirrito (in carcere), del suo compagno (ai domiciliari) e di altre due donne, oltre all’obbligo di firma di una dottoressa – medico di base ad Ardea – sospesa dall’esercizio della professione per un anno, sono pesantissime. Almeno due dei “vecchietti” sono morti in circostanze sospette.
La promotrice e organizzatrice, secondo quanto si legge nell’ordinanza di 29 pagine, di “collaudato sistema di spoliazione e appropriazione del patrimonio, economico e immobiliare, di soggetti anziani affetti da gravi patologie psico fisiche” sarebbe proprio la Tirrito. Tra le vittime troviamo Luigi Bonomo di 72 anni, residente ad Anzio e sofferente di demenza senile. La situazione dell’uomo si aggrava con la morte della moglie, nel maggio 2021. Luigi, all’epoca 70enne, in un momento di deficienza cognitiva particolarmente acuta, imbocca la Pontina contromano: è il 9 agosto 2021. Rischia l’incidente, ma viene fermato in tempo e portato in ospedale in stato confusionale. Da lì, invece che in una struttura idonea al suo stato di salute, quando viene dimesso viene portato per pochi giorni in una lungodegenza, poi nella co-housing di via Isernia ad Ardea.
“All’inizio era autosufficiente, poi un calo continuo che lo ha portato sulla sedia a rotelle. Abbiamo pensato che il sig. Bonomo non fosse in grado di stare in una struttura come questa, lo abbiamo esternato pensando che dovesse stare in un posto più idoneo. La situazione peggiorava sempre più, non camminava più, mangiava da solo, ma non parlava più”, racconta un testimone agli inquirenti, mentre un altro rincara: “a livello mentale era completamente andato” e “aveva anche iniziato a mangiare le sue feci“.
Un certificato medico, rinvenuto sul telefono della Tirrito, riporta di “condizione di avanzata compromissione cerebrale come per malattia degenerativa tipo Alzheimer“. Eppure l’uomo non viene trasferito. Grazie a una dottoressa di Ardea, che avrebbe prodotto un certificato medico falso, Luigi risulta “orientato nel tempo e nello spazio“, risponde “a tono alle domande” e addirittura “autosufficiente nelle normali attività quotidiane della vita“. Gli amici, quei vicini di casa che lo accudivano con amore fino al momento del ricovero, non riescono a contattarlo in nessun modo, bloccati in ogni tentativo.
“Nel corso della perquisizione presso il domicilio della Tirrito – si legge nell’ordinanza – gli operanti rinvenivano un contratto per associarsi alla struttura in cohousing presentato con un prestampato avente logo della Silver Cohousing Ardea dove viene descritto in dettaglio il funzionamento di queste strutture e contestualmente la nomina della Tirrito quale amministratore di fiducia; inoltre a fondo pagina, scritto di pugno, in corsivo, vi è la seguente dicitura: ‘chiede di occuparsi direttamente di incombenze riguardanti il proprio trasferimento di residenza e vendita immobile, ove non vorrà tornare. Inoltre, chiede di provvedere al prelevamento di effetti personali, cambio medico e ausili necessari. Alla gestione delle somme pensione e pagamenti bollette, recupero della propria macchina”. Il tutto a firma di Luigi Bonomo.
Inoltre c’era anche “una richiesta di finanziamento composta da 38 pagine datata 10.01.2023, compilata nelle sole parti anagrafiche, senza le specifiche sulle somme da richiedere, però firmate dal Bonomo in ogni punto richiesto dal contratto, come pure le clausole assicurative, l’atto di delega presso il patronato e l’artigianato, tutto correlato allo stesso contratto di prestito’. Prestito che, come riferirà agli inquirenti il dipendente della società di prestiti, non fu firmato da Bonomo, ma da una donna (arrestata insieme alla Tirrito, ndr), “La donna continuava a dirmi che il Bonomo era lento nelle sue cose e per firmare ci avrebbe messo due giorni, che alcune volte diventava poco collaborativo e non parlava con nessuno, come quel giorno, precisandomi comunque che i soldi servivano al Bonomo, era seduto a capo tavola, su una sedia a rotelle: aveva gli occhi aperti, ma non si muoveva e non parlava con nessuno. Pertanto la donna che sopra ho descritto firmò il contratto apponendo numerose firme. Ho dato per scontato che chi avesse firmato fosse il tutore autorizzato”, avrebbe raccontato il funzionario agli investigatori.
Il 18 gennaio 2023, quindi solo otto giorni dopo, Luigi viene ricoverato in condizioni irreversibili. E il 27 gennaio muore. Ma, nei mesi trascorsi nella co-housing, l’uomo (che per i testimoni sarebbe stato incapace di intendere e volere) doveva essere trattato come “fosse un gioiellino”, in quanto “c’ha casa” (“…vedo anche dove abita e com’è questa casa, in maniera che poi quelli di Anzio eventualmente ce li portiamo, ad Anzio capito”), si legge a pag. 10 dell’ordinanza emessa dal Gip. E poi ancora: “L’esame dei dati estrapolati dal cellulare in uso all’indagata, ancora, consentiva rilevare come la stessa avesse la piena disponibilità delle carte di pagamento degli ospiti della struttura di via Isernia, che utilizzava in prima persona o delegando i prelievi”.
La casa di Luigi
E la casa di Luigi – un villino – sarebbe stata acquistata per la misera somma di 5 mila euro, come risulterebbe dai movimenti bancari di Bonomo stesso, dove il 26 settembre 2022 sarebbero stati versati € 5.000,00 con causale “offerta acquisto immobile“. Da notare che sul quel conto sarebbero stati prelevati dagli indagati, secondo l’accusa, più di 30mila euro. E sempre gli indagati avrebbero “indotto” Luigi a sottoscrivere in loro favore “la cessione del quinto della sua pensione“.
La circonvenzione di incapace
Ma, da quanto risulterebbe dalle indagini, Luigi non era l’unico a cui sarebbero stati prelevati i soldi dalle carte di credito. I prelievi sarebbero avvenuti con cadenza mensile a seconda del giorno di emissione della pensione, secondo il racconto dei testimoni agli inquirenti. Poi ci sarebbero stati i pagamenti di spese come ristoranti o altro, come biglietti aerei, addirittura lo shopping, la retta scolastica e l’acconto di 2.000 euro per una mastoplastica additiva. Una testimone racconta di un pranzo di beneficenza di 100 persone, organizzato insieme alla Protezione Civile, che sarebbe stato pagato con i soldi degli anziani, e di altri pranzi, con amici e parenti.
Emblematico il caso di un altro anziano, Vincenzo P., per il quale è stato trovato “un foglio protocollo manoscritto su tre pagine contraddistinte da numeri nel quale delega la Maricetta Tirrito con testuali parole: a fare tutto con le mie cose e di miei soldi”. Tale atto, si legge nell’ordinanza “è da evidenziarsi stante il fatto che il sig. Vincenzo in data 18.11.2022 risultò essere vittima di “circonvenzione di incapace” da parte della TIRRITO Maricetta e della L. S., con atto di denuncia datato 18.11.2022 presentato presso la Tenenza Carabinieri di Ardea”. All’uomo, 87enne, sarebbero stati prelevati dal conto oltre 58 mila euro, mentre attraverso la procura sarebbero stati prelevati da un libretto di deposito a risparmio oltre 172 mila euro.
Va ribadito la posizione degli arrestati è quella di indagati e che, pertanto, fino alla sentenza passata in giudicato non sono da considerare colpevoli. Al momento, quindi, la Procura della Repubblica ha emesso provvedimenti sulla base di indizi di reato: le prove dovranno formarsi nel corso del processo.