Lo stato di grave degrado nel quale versa l'immenso patrimonio del verde pubblico di Roma viene sottolineato dal collegio degli Agronomi regionale
Un’inchiesta della Procura sui troppi crolli di alberi e una protesta vibrante da parte degli esperti, il collegio degli Agrotecnici. Il disastro verde di Roma approda nelle aule del Tribunale e suscita collera da parte degli addetti ai lavori.
A Roma e nel suo hinterland la preoccupazione per i numerosi crolli, gli alberi ammalorati e la scarsa cura delle aree verdi sta imponendo l’attivazione di un piano di gestione del rischio promosso e richiesto a gran voce dal collegio degli Agrotecnici tra la Capitale, Rieti e Viterbo, che scrivono in massa al Campidoglio per salvare quella che da tempo è una situazione estremamente preoccupante, con potature fatte fuori stagione e abbattimenti compiuti senza una logica apparente. Come segnalato in una lettera ufficiale dal Collegio degli Agronomi in questione, è pressochè costante il mancato rispetto dei protocolli e delle normative di settore e dello stesso regolamento Capitolino sulle potature e la cura del verde.
Al loro fianco in questi giorni si stanno muovendo compatti i comitati cittadini e le associazioni di volontariato nel proporre un piano di riqualificazione delle aree verdi pubbliche, per cercare di realizzare opere di rimboschimento organiche con materiale vivaistico di qualità e compiere una gigantesca opera di riforestazione urbana, che nella Capitale manca da anni.
Trattamenti fitosanitari e di manutenzione degli alberi, per curarli e tenerli in buono stato e poter anche realizzare una corretta gestione e amministrazione nell’assegnare gli appalti, formando il personale come veri manutentori del verde, giardinieri professionisti e arboricoltori.
In particolare si segnala il disastroso stato del verde tra il centro e le ville storiche, estremamente ammalorato, e si sottolinea l’importanza di realizzando correttamente, creando un virtuoso processo di decentramento delle responsabilità di municipio in municipio, cosa che ad oggi viene fatto in modo farraginoso, senza una corretta distribuzione delle competenze e generando grande confusione e ritardi negli interventi.
Anche dal punto di vista della comunicazione ai cittadini, segnalano gi Agrotecnici, ci sono avvisi all’ultimo minuto o del tutto mancanti riguardo a potature o crolli improvvisi che bloccano il traffico gettando gli utenti nel panico e non valorizzando quello che dovrebbe essere il documento principale per amministrare la cura del verde capitolino, quelle “Linee strategiche di indirizzo per la gestione del patrimonio arboreo pubblico di Roma Capitale” che è stato consegnato dal collegio stesso al Comune nell’ormai lontano ottobre 2020, quasi tre anni fa e che non è stato ancora nè approvato e nè pubblicato, restando lettera morta.
Questo allarme da parte degli esperti in questione, non a caso è stato lanciato ora, prima in vista degli “Stati generali del verde” annunciati recentemente dall’Assessore all’ambiente di Roma, Sabrina Alfonsi, previsto per il prossimo imminente autunno.
Va difeso un immenso patrimonio arboreo da quasi 500mila metri quadrati che ricoprono circa il 35% della superficie del comune di Roma.
Va fatto un censimento degli alberi e del loro stato, in modo costante e puntuale nel tempo, così da poter intervenire in anticipo sapendo e monitorando le varie zone della Capitale e potando là dove serve, al momento corretto.
Basti pensare come recentemente, al contrario, siano stati tolti, perchè gravemente danneggiati, circa il 90 per cento di alcuni rarissimi salici piangenti presenti nel parco dell’Acqua Virgo a Pietralata, cosa che poteva essere evitata, a soli due anni dalla loro piantumazione, se si fosse intervenuti per tempo, con una manutenzione ad hoc.
In sostanza si pota male, si cura in ritardo e in maniera massiccia e, sembrerebbe, indiscriminata, solo quando la situazione è al collasso e ci sono crolli già avvenuti e altri praticamente annunciati, creando anche problemi alla mobilità e al traffico cittadino.
Si interviene raramente con modalità corrette ad esempio contro problematiche storiche che affliggono gli alberi romani, come la devastante Toumeyella Parvicornis, arrivata nella Capitale già da 5-6 anni e che ad ogni stagione compie delle stragi divorando alberature in serie, soprattutto pini secolari, che rappresentano un patrimonio inestimabile da proteggere con cura.
Si chiede un urgente tavolo di confronto sempre attivo tra gli esperti e il Campidoglio, non solo sulla cocciniglia ma su tutto ciò che si può e deve fare per garantire al patrimonio vegetale di Roma di tornare a prosperare come merita.
Sono circa 150 gli alberi caduti nel territorio romano negli ultimi due mesi di luglio e agosto. In qualche caso a restare danneggiate sono state le auto in sosta o altre strutture stradali ma sempre si è sfiorato il dramma. Per fare luce su cosa succede e sulle eventuali responsabilità di questo disastro, il Gruppo incolumità Pubblica della Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. L’ipotesi di reato è disastro colposo, una fattispecie giuridica nella quale non rientra necessariamente solo un fatto accaduto, ma anche la situazione di pericolo che si può generare.
Per cercare di capire se tutto questo è normale o se invece è frutto di una carente manutenzione del verde pubblico, i magistrati hanno già nominato dei consulenti agronomi per valutare caso per caso la situazione. Dovranno esaminare anche i grossi rami posti sotto sequestro dai Vigili del Fuoco e dai Vigili Urbani per esempio a luglio quando due rami di platano di oltre otto metri sono piombati su un’auto, ferendo fortunatamente solo leggermente, le due occupanti. Oppure l’episodio del 16 agosto quando un pino di 20 metri è caduto all’interno di un cortile delle case dell’Ater in via Recanati a San Basilio, ferendo tre ragazzi minorenni. O anche quando un grosso ramo cadde il 19 agosto a Villa borghese, nei pressi di Piazza di Siena.
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Foto e video di Marco Simoni