Si chiamava Rosella Nappini, 52 anni, la donna uccisa nell’androne di un palazzo in zona Trionfale, a Roma, al civico 63 di via Giuseppe Allievo. Lavorava come infermiera all’ambulatorio dell’ospedale San Filippo Neri. Lascia due figli, ancora bambini, e la madre con la quale viveva da qualche mese per assisterla.
La donna uccisa era una infermiera: lascia due figli. Interrogato un ex
Rossella Nappini è stata uccisa con diverse coltellate all’addome: l’arma non è stata ancora trovata.
L’infermiera ha provato a chiedere aiuto al momento dell’aggressione, ma di fatto nessuno è intervenuto. “Quando mio marito si è affacciato non c’era nessuno“, ha riferito una donna.
I vicini
“Sono arrivato perché mi avevano segnalato puzza di sangue nel portone”, ha detto testualmente l’amministratore del condominio. Nel frattempo a rinvenire il cadavere dilaniato sono stati due ragazzi.
“Era molto riservata, solo casa e lavoro“, la ricordano i vicini. Nel 2018 per il suo compleanno l’infermiera aveva chiesto per regalo, come si legge nel suo profilo Facebook, “donazioni per la casa delle donne per non subire violenza”. L’altro suo impegno per la sanità pubblica.
Le indagini degli investigatori della Squadra Omicidi della Mobile si sono concentrate su un ex compagno. E’ stato rintracciato e in nottata interrogato in Questura. Sentiti anche altri conoscenti.
Il pm Claudia Alberti ha disposto l’autopsia: stabilirà il numero delle coltellate, la ferocia dell’ultimo femminicidio.
Un delitto che ricorda quello di un altra cinquantenne, uccisa sempre a Roma e nell’androne di casa il primo giugno: l’omicidio di Pierpaola Romano, 58 anni, agente di polizia, uccisa a San Basilio da un ex compagno e collega che poi si è tolto la vita.
La poliziotta, che stava uscendo per fare il primo ciclo di chemioterapia per un tumore al seno appena diagnosticato, è stata freddata con tre colpe di cui due sparati alla testa. Un ultimo l’assassino lo ha riversato per lui.