Pomezia, omicidio di Sandro Epifano: fermato il killer

Con l'accusa di omicidio volontario è finito in carcere un 39enne del posto

Il luogo dell'omicidio

C’è un fermato per l’omicidio di via Singen, a Pomezia. Il presunto killer di Sandro Epifano, secondo gli investigatori, è un 39enne italiano del posto. Dopo l’esecuzione è rimasto in città, sperava di farla franca.

Con l’accusa di omicidio volontario è finito in carcere un 39enne del posto

I  carabinieri della Compagnia di Pomezia e del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, nel corso di attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri, infatti, hanno appena eseguito il fermo di indiziato di delitto per il reato di omicidio volontario nei confronti di un 39enne che vive proprio nel complesso delle case popolari, con precedenti per spaccio.

Secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbe l’autore materiale dell’omicidio di Sandro Epifano, conosciuto come “Furgone”, avvenuto nel complesso delle case popolari di via Singen la notte del 27 agosto.

La solidità del quadro indiziario ricostruito dai militari dell’Arma e condiviso dall’Autorità Giudiziaria, ha consentito di procedere all’adozione del provvedimento precautelare, in forza del quale l’indagato è stato ristretto presso la casa circondariale di Velletri, in attesa della convalida dell’arresto.

Il movente

L’omicidio sarebbe scaturito a seguito di una lite per motivi di droga: chi ha sparato rivendicava soldi da Epifano.

Epifano quella notte è stato centrato da un colpo di proiettile alla schiena, esploso probabilmente mentre usciva dal condominio.

A dare l’allarme al 112 in piena notte era stato un residente che ha sentito dei lamenti provenire dell’androne di un palazzo al civico 38 di via Singen, in uno dei complessi frequentati da pusher. “Qualcuno ha sparato un petardo, forse c’è un ferito”, la prima segnalazione.

I carabinieri e i soccorritori del 118 lo hanno trovato in una pozza di sangue. La vittima non viveva lì, ma nelle vicinanze, e non aveva documenti in tasca. A riconoscerlo gli stessi carabinieri che più volte in passato lo avevano controllato e fermato.

Probabilmente in via Singen era stato convocato e l’appuntamento per lui si è poi rivelata una trappola.

NOTIZIA IN AGGIORNAMENTO