Onorato: “Sì ai concerti nelle aree archeologiche”. Ma ne vale la pena? (VIDEO)

Onorato apre lo scontro sui maxi-concerti nelle aree archeologiche: "Portano visitatori e soldi"

Basta concerti rock al Circo Massimo: è un monumento non uno stadio. Alfonsina Russo da direttrice del Parco Archeologico del Colosseo avanza la proposta, l’assessore ai Grandi Eventi di Roma Capitale Alessandro Onorato le risponde a ruota con un “no” secco e un video infuocato.

Onorato apre lo scontro sui maxi-concerti nelle aree archeologiche: “Portano visitatori e soldi”

Dopo il concerto di Travis Scott che con oltre 60mila giovani in delirio ha fatto tremare Roma facendo temere il terremoto, sul tema più che la polemica si sono aperti dei veri scontri.

Onorato parla di risvolti turistici e soldi incassati a fronte di grandi eventi nelle aree archeologiche che avrebbero portato a Roma con un anno 2milioni di biglietti  venduti per i concerti. “Per il Circo Massimo si incassa 350mila euro, che vengono riversati alla Soprintendenza capitolina per tutelare e valorizzare i nostri monumenti”, precisa ancora.

La Russo, invece, non parla di incassi. Aprendo il dibattito era andata dritta al sodo: “E’ un monumento. Non è uno stadio, né una sala concerti. Questi mega-concerti rock lo mettono a rischio, come a rischio in prospettiva è anche il Palatino che è lì accanto“.

La direttrice del Parco Archeologico del Colosseo – sotto la cui tutela ricade il Circo Massimo che è però di “proprietà” del Comune – non ha gradito evidentemente il concerto di Travis Scott che ha fatto pensare a tanti romani al terremoto. “L’auspicio è che Roma Capitale valorizzi adeguatamente il Circo Massimo“, dice. “Andrebbe finalmente riqualificato affinché venga pienamente compresa la sua storia e la sua funzione nella Roma antica così come nei periodi successivi. Gli eventi musicali a mio avviso si possono realizzare ma ben selezionati, come l’Opera e i balletti. I concerti rock andrebbero tenuti negli stadi anche per non mettere a repentaglio la pubblica incolumità“.

Perché no anche nelle periferie, ad esempio nei grandi spazi di Tor Vergata com’era stato nella Giornata Mondiale della Gioventù del 2000 e come si prevede di fare per Expo 2030. Oppure alle Capannelle, come insegna Rock in Roma, o anche riconvertendo l’area abbandonata dell’ippodromo di Tor di Valle.

I conti

Un’inchiesta del Corriere della Sera evidenzia che i conti riferiti non sono proprio lusinghieri. Nel 2022, infatti, il Comune di Roma per il “noleggio” del Circo Massimo impiegato per dieci concerti ha incassato in totale 1,4 milioni di euro. Vale a dire una media di 140 mila euro per concerto. Una somma decisamente inferiore a quella incassata dai gestori dello stadio Olimpico (società che fa campo al Ministero dell’Economia): dall’inizio del 2023 l’incasso è già stato di 5 milioni di euro.

Ne vale la pena?

Il punto è: è vero che questi grandi eventi sono un richiamo turistico (purtroppo mordi e fuggi, con un invasione di pullman e di visitatori di basso profilo economico) e che portano soldi nelle casse pubbliche ma vale davvero la pena mettere in pericolo il patrimonio unico e di incommensurabile valore del museo a cielo aperto che è quello dell’area del Colosseo?

Le “ragioni” dell’assessore

Ma l’assessore preferisce offrire le aree archeologiche, tant’è che risponde piccato: “L’unico incidente del concerto di Travis Scott c’è stato dentro il sito archeologico del Colosseo, dove un ragazzo si è introdotto nell’area e si è arrampicato per vedere da lontano il concerto. La sovrintendente Russo dovrebbe controllare meglio il sito che gestisce, come dovrebbe evitare il bagarinaggio online dei biglietti del Colosseo che arrivano triplicati ai turisti ma quella è un’altra vicenda ancora”. “Ma soprattutto – aggiunge Onorato – dovremmo ricordare che loro avevano dato parere favorevole al concerto con la prescrizione che il pubblico non avrebbe dovuto saltare“. A quanto pare forse non è bastato, ma l’assessore non è d’accordo e parla di falsi allarmismi.