Tivoli, basolato romano rimosso con la ruspa: aperta una inchiesta

Dopo la denuncia di ArcheoTibur il Comune di Tivoli pronto a costituirsi parte civile

Il basolato rimosso senza autorizzazioni

Basolato romano rimosso a picconate e poi sparito. Succede a Tivoli. A lanciare l’allarme l’ArcheoTibur che ha denunciato la rimozione a colpi di ruspa del lastricato romano scoperto e custodito da 180 anni all’interno della parte più antica del complesso ospedaliero di Tivoli. La procura ha aperto una indagine. Il Comune di Tivoli, ricevuta la denuncia, sta valutando una eventuale costituzione civile.

Dopo la denuncia di ArcheoTibur il Comune di Tivoli pronto a costituirsi parte civile

Una cinquantina di basoli fatti saltare da un escavatore nell’ambito di lavori di ristrutturazione nel piazzale d’ingresso del San Giovanni Evangelista. La Asl prende le distanze. La ditta non si sbilancia. Come sia stato possibile in un’area sottoposta vincoli lo accerterà ora la procura.

Secondo i primi accertamenti l’unica autorizzazione concessa era quella per il rifacimento degli intonaci delle facciate e della Porta San Giovanni, dalla quale si accede al piazzale in cui si è consumato il danno.

A far esplodere il caso una serie di segnalazioni corredate da documentazione fotografica della demolizione che qualche giorno fa, dopo un sopralluogo congiunto di Soprintendenza e polizia municipale, ha portato al sequestro del cantiere.
Basolato ora introvabile. Secondo la ditta le antiche lastre sarebbero state interrate in una buca scavata nello stesso piazzale su cui poi è stato steso l’asfalto.

Ora bisognerà verificare che i basoli siano stati effettivamente interrati, cercarli e sperare che l’escavatore non abbia prodotto danni irreparabili.

Se saranno trovati in buone condizioni non sarà un problema ricostruire il lastricato, il dubbio per ora resta aperto.

L’incontro e la decisione

Secondo quanto riferito ArcheoTibur – dopo un incontro tenuto venerdì 4 agosto a Palazzo San Bernardino in presenza della Commissione Cultura – il Comune avrebbe confermato che la ditta non era autorizzata agli scavi, ne’ ne aveva fatto richiesta. Da qui una nota dell’associazione: “Il Comune di Tivoli, nel qual caso non fosse possibile ripristinare lo stato dei luoghi (i basoli risultano tutt’oggi ancora misteriosamente scomparsi) si costituirà parte civile”.