Ostia Lido dovrà fare a meno a gran parte dei fondi stanziati dall’Unione europea nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) di cui, in questi giorni, è stata liquidata la terza tranche. A far squillare l’allarme è il laboratorio di urbanistica Labur che, carte alla mano, denuncia lo stralcio di alcuni interventi riguardanti il X Municipio, dall’elenco dei progetti predisposti dall’Amministrazione di Roma Capitale guidata dal sindaco, Roberto Gualtieri e di cui si attendeva il finanziamento. Si tratta, in particolare, dei progetti per la riqualificazione delle biblioteche pubbliche, Elsa Morante a Ostia Lido, e di quella intitolata a Sandro Onofri ad Acilia.
Il territorio di Ostia, secondo Labur, perde a causa delle lacune progettuali dell’amministrazione capitolina, buona parte dei fondi del Pnrr
Il timore di Labur è che la mannaia della Commissione Ue, cui spetta l’ultima parola sulla lista degli interventi inoltrata dal Governo italiano a Bruxelles, abbia tagliato dal Pnrr anche il piano per la realizzazione di un ricovero da adibire a dormitorio per i senza fissa dimora, all’interno di una parte dell’edificio della ex colonia Vittorio Emanuele III sul lungomare Paolo Toscanelli.
La falce della Commissione Ue sul Pnrr targato made in Italy, ovviamente, non si è abbattuta solo sul X Municipio. La riga rossa è stata tracciata su diverse voci afferenti alla sezione riservata al finanziamento dei progetti di riqualificazione dei centri sportivi e di quelli aventi finalità socio-culturali. Si tratta in tutto di circa 16 miliardi di euro in meno per amministrazioni locali sparse in tutta la Penisola.
Al totale si arriva sommando i 6 mld di euro per la valorizzazione dei territori comunali; di 3,3 mld per fronteggiare l’emarginazione e il degrado sociale; di 2,5 mld per i piani urbani integrati; di 1,3 mld per l’attuazione di misure per contenere le alluvioni e il rischio idrogeologico; di 1 mld per l’implementazione dell’idrogeno in funzione sostitutiva del carbon fossile; di 725 mln di euro per i servizi sociali di comunità incluso, probabilmente, il ricovero “dormitorio” dell’ex colonia marina di Ostia, se non altro utile a contenere l’effetto domino degli accampamenti di sbandati sul lungomare lidense; di 762 mln destinati alla sicurezza energetica e alla realizzazione di impianti innovativi; di 300 mln per la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia e di 110 mln per la tutela del verde urbano ed extraurbano.
La speranza che i progetti bocciati da Bruxelles per la riqualificazione delle biblioteche del X Municipio potessero essere finanziati con altre risorse è evaporata nelle ultime 48 ore dopo che il Comune di Roma Capitale, preso atto dello stralcio sul Pnrr, aveva annunciato la sottoscrizione di un accordo con la Città metropolitana con fondi non erogati posti a carico del bilancio pubblico per avviare concludere i lavori entro il 2026. Ne avrebbero beneficiato le 21 biblioteche pubbliche con sale di lettura presenti su tutto il territorio della Capitale. Un accordo tramontato poco dopo aver visto la luce e che ha lasciato gli addetti ai lavori con l’amaro in bocca anche perché gli stessi progetti avrebbero costituito un tassello importante per la rinascita culturale e la diffusione di questo tipo di servizi nella città.
Progetti male impostati provocano le bocciature da parte dell’Ue e scaricano sulle tasche dei cittadini i costi di quest’inefficienza
Ma perché, mentre altri Paesi dell’Unione europea come la Spagna, hanno percentuali molto elevate di approvazione dei piani di interventi con fondi Ue da parte della Commissione, l’Italia resta a livello comunitario un fanalino di coda? Ad abbozzare una risposta è Paula Felipe De Jesus, fondatrice di Labur.
“Il problema della carenza di professionalità capaci di realizzare progetti che superino il vaglio delle istituzioni europee -puntualizza Paula- si trascina da moltissimi anni e dipende, a mio giudizio, almeno in parte, alla difficoltà di fornire al personale interno una formazione adeguata a far fronte a tutte le difficoltà tecniche sottostanti alla pubblicazione dei bandi di gara e alla loro positiva conclusione. Ciò che impressiona -aggiunge la fondatrice di Labur- è l’ingente quantità di denaro pubblico che, tra l’altro, l’amministrazione deve impegnare per gestire il contenzioso amministrativo inevitabilmente destinato a gravare su procedure male impostate dagli uffici”.
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