Il Tar del Lazio “salva” l’inceneritore: si farà a Santa Palomba

La decisione del Tar del Lazio di "salvare" l'inceneritore, che verrà dunque fatto a Santa Palomba, genera la presa di posizione del Movimento 5 Stelle

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Inceneritore di Santa Palomba, inquinante e a rischio sanzioni europee

Arriva la sentenza del Tar del Lazio a “salvare” l’inceneritore, che verrà realizzato in località Santa Palomba. 

La decisione del Tar del Lazio di “salvare” l’inceneritore, che verrà dunque fatto a Santa Palomba, genera la presa di posizione del Movimento 5 Stelle

A seguito di questa decisione, oggi, mercoledì 19 luglio, il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Adriano Zuccalà, ex sindaco di Pomezia, al riguardo ha dichiarato che la battaglia continuerà: “Non ci fermeremo, impedire la realizzazione è un atto di responsabilità e sono accanto ai comitati e ai sindaci che avevano impugnato e richiesto l’annullamento delle ordinanze di Gualtieri sul piano rifiuti di Roma Capitale e sulla realizzazione dell’inceneritore a Santa Palomba. Rimaniamo in attesa della valutazione dei legali per comprendere i passi successivi, ma non ci fermiamo. Impedire la realizzazione dell’inceneritore a Santa Palomba è un atto di responsabilità verso la cittadinanza coinvolta e le generazioni future”.

Proprio qualche giorno fa, in un altro nostro articolo recente, lo stesso Movimento 5 Stelle aveva evidenziato le proprie perplessità sulla realizzazione dell’inceneritore:

L’inceneritore di Santa Palomba sarà certamente inquinante, e con dei pesanti effetti sull’aria, provocati da una produzione di Co2 che potrà superare di almeno il 40% la capacità di contenimento di emissioni previste per il mega impianto termovalorizzatore.

La inquietanti “rivelazioni” arrivano al termine dell’audizione che si è svolta nelle ultime ore nell’VIII Municipio a proposito dello ZTL, dall’Assessore all’Ambiente Sabrina Alfonsi, scatenando tra le prime reazioni quella dei consiglieri capitoli del M5S.

L’inceneritore è giudicato estremamente inquinante e, secondo il M5S mette a rischio l’Italia, che potrebbe subire pesanti sanzioni economiche.

Nell specifico, aveva sottolineato il M5S, quando l’impianto inceneritore di Santa Palomba sarà a pieno regime, con una produzione che senza troppa approssimazione si aggirerà intorno alle 400mila tonnellate l’anno, ci si troverà costretti a fronteggiare un grosso problema di emissioni di Co2, superiori alla quantità che l’impianto sarà in grado di “catturare”.

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Legambiente e WWF: “Valuteremo ricorso in appello”.

La reazione da parte di Legambiente e Wwf alla decisione odierna riguardo al “semaforo verde” per l’inceneritore a Santa Palomba non si è fatta attendere, ed arriva tramite una nota ufficiale:

“Il Comune invece che nella costruzione di un inceneritore dovrebbe impegnarsi a raccogliere i rifiuti dalle strade della Capitale che con queste temperature diventano un problema sanitario”. 

“Il Tar del Lazio prosegue la nota – annuncia, se e dove possibile, ricorsi a questa decisione: “Valuteremo le motivazioni della sentenza per capire come procedere. Continuiamo a ritenere che la procedura seguita presenti molteplici elementi di illegittimità e che la scelta di creare un inceneritore da 600.000 tonnellate sia profondamente sbagliata. Sui rifiuti, oggi, invece che nella realizzazione di un inceneritore l’Amministrazione dovrebbe impegnare le proprie forze nel ripulire una Capitale che da un mese, esattamente come negli anni scorsi, è ricoperta di rifiuti ad ogni angolo: una situazione indecente che con queste temperature diventa un problema sanitario. L’impegno che si è dimostrato nel procedere all’approvazione di questo progetto, non previsto né nel Piano regionale dei rifiuti, né nel programma del Sindaco Gualtieri, sarebbe molto più efficace nell’estensione del porta a porta, oggi totalmente fermo, nell’aumento della raccolta differenziata con una percentuale cristallizzata da anni, in un percorso per l’attuazione della Tariffa Puntuale nel quale siamo totalmente immobili, nella realizzazione di nuove isole ecologiche e degli impianti dell’economia circolare per il recupero dei rifiuti raccolti in maniera differenziata, cantieri dei quali, al di là di tante belle parole, non vi è traccia. Così si condanna Roma solo a bruciare i propri rifiuti per i prossimi trent’anni almeno con buona pace della mancanza di recupero di materia e delle conseguenze sul cambiamento climatico che in questi giorni sta mostrando una delle sue facce più violente proprio nella Capitale”.