Roma, il M5S: “Dubbi sull’impatto dell’inceneritore anche da parte dell’assessora all’Ambiente”

Roma: l'inceneritore di Santa Palomba inquina e mette a rischio di pesanti sanzioni dall'Europa, ma il Campidoglio va avanti

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Inceneritore di Santa Palomba, inquinante e a rischio sanzioni europee

Roma: l’inceneritore di Santa Palomba sarà certamente inquinante, e con dei pesanti effetti sull’aria, provocati da una produzione di Co2 che potrà superare di almeno il 40% la capacità di contenimento di emissioni previste per il mega impianto termovalorizzatore.

La inquietanti “rivelazioni” arrivano al termine dell’audizione che si è svolta nelle ultime ore nell’VIII Municipio a proposito dello ZTL, dall’Assessore all’Ambiente Sabrina Alfonsi, scatenando tra le prime reazioni quella dei consiglieri capitoli del M5S.

Roma: l’inceneritore di Santa Palomba inquina e mette a rischio di pesanti sanzioni dall’Europa, ma il Campidoglio va avanti

Quando l’impianto inceneritore di Santa Palomba sarà a pieno regime, con una produzione che senza troppa approssimazione si aggirerà intorno alle 400mila tonnellate l’anno, ci si troverà costretti a fronteggiare un grosso problema di emissioni di Co2, superiori alla quantità che l’impianto sarà in grado di “catturare”.

A finire nell’aria che respiriamo saranno almeno il 40% di emissioni, secondo quanto è emerso dalle dichiarazioni dell’Assessore Alfonsi che ieri è stata invitata a rispondere sull’argomento “ecomostro” dal consigliere municipale M5S Marco Merafina.

Sabrina Alfonsi non avrebbe negato dunque né il rischio inquinamento prodotto per un quantitativo di produzione pari a 160mila mila tonnellate all’anno, che non potrà essere contenuto dal mega impianto, né le tanto spaventose sanzioni che potrebbero arrivare in automatico dall’Europa, e peraltro dello stesso tipo che ha scatenato l’accelerazione sul piano ZTL.

Insomma il problema inquinanti a Roma e nel Lazio, sembra in questo momento più una coperta corta, tessuta male proprio da chi sta mettendo in piedi un piano drastico per un allineamento obbligato con gli standard europei, ma che andrà a scontrarsi con i progetti di smaltimento rifiuti che appartengono con determinazione a questo governo cittadino.

Ad ammettere l’esistenza di un “bug” del sistema complessivo, è stata la stessa titolare dell’Ambiente in Campidoglio che ha dichiarato come l’ecomostro di Santa Palomba sia in grado di catturare solo il 60% delle emissioni di Co2 prodotte, con il serio rischio di incorrere in una infrazione dei limiti imposti dall’Europa.

M5S: “Sballati tutti i canoni di ecosostenibilità”

Le dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente rimettono giocoforza in ballo ogni questione legata alle soluzioni adottate per la gestione del ciclo dei rifiuti, e soprattutto le grandi escluse dal piano di applicazione più massiccio ma ritenuto insufficiente a gestire le necessità di una città che esplode nell’immondizia, e cioè la raccolta differenziata, nella bandiera del governo Raggi.

Proprio dalla ex sindaca consigliera capitolina M5S e dal consigliere M5S del Municipio VIII Marco Merafina la nota provocatoria: “Senza forse nemmeno rendersene conto, l’assessora all’Ambiente ha dunque confermato quanto andiamo sostenendo da tempo: l’inceneritore non è affatto la soluzione migliore ai fini di una corretta gestione del ciclo dei rifiuti e, contrariamente alla raccolta differenziata – rimasta clamorosamente al palo con questa Amministrazione -, non risponde ad alcun canone di ecosostenibilità. Peccato, per i cittadini romani, che gli unici a non essersene accorti siano proprio il Sindaco e la sua Assessora all’Ambiente” – concludono.

Contro l’inceneritore era stato presentato un ricorso al Tar del Lazio

Contro l’inceneritore di Roma è stato anche presentato un ricorso al TAR del Lazio, con un’indagine avviata sulla conformità del progetto anche dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo.

A migliaia scesi in piazza per dire no al mega impianto “Il problema dell’emergenza rifiuti è un problema annoso sul quale non c’è mai stata la volontà politica di risolverlo – spiegano le associazioni di cittadini -. Ora si pensa di farlo con un ennesimo impianto. Diciamo no non perché non vogliamo l’impianto qui, ma perché tutti i presenti sono per un altro modello di produzione e un altro modello di smaltimento di rifiuti e cioè utilizzare quello che c’è come se fosse una risorsa“.