Il parere: “Avete ucciso i pini, non uccidete anche noi”

Maurizio Contigiani, polemista de "Il Fatto Quotidiano", ci lascia un'amara ma realistica riflessione riguardo al drammatico stato dei pini  e del degrado nel X Municipio

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Foto esclusive di Maurizio Contigiani

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera e le foto esclusive, realizzate per Canaledieci.it, di Maurizio Contigiani, già opinionista e polemista de “Il Fatto quotidiano” e oggi autore di “TPI” (The Post Internazionale). Contigiani ci scrive in esclusiva lasciandoci in dote una riflessione amara ma veritiera sulla tragica condizione del verde pubblico lidense e, in particolare, dei pini che ornano la strada in direzione del mare, fungendo, nell’epoca d’oro, da “aperitivo” ad uno di quelli che, come racconta Contigiani stesso, una volta era uno dei lungomari più belli della Penisola italiana.

Maurizio Contigiani, polemista de “Il Fatto Quotidiano”, ci lascia un’amara ma realistica riflessione riguardo al drammatico stato dei pini  e del degrado nel X Municipio

“C’erano, una volta – esordisce Contigiani – i grandi viali alberati che portavano al mare, la Cristoforo Colombo  faceva da anteprima al palcoscenico di uno dei lungomari più belli d’Italia. Il sogno di noi bambini si avverava nel momento in cui ti trovavi davanti la fontana dello Zodiaco e il trampolino del Kursaal, La via del Mare, completamente illuminata, ti portava davanti al Pontile e al Gran Caffè Miramare  e se a Ostia Antica, giravi a sinistra, ti saresti trovato in un viale di 500 pini marittimi prima di attraversare per altri chilometri la pineta di Castelfusano da cui la strada prese il nome, oppure costeggiare  il Canale dei Pescatori, sull’omonima via, fino ad arrivare al Borghetto e alla “Vecchia Pineta”, luoghi d’eccellenza per tanti film di successo.

C’era una volta la più bella e più lunga spiaggia libera attrezzata d’Europa.

Il Presidente Saragat, nel 1965, la donò al Comune di Roma che l’attrezzò  con bagni, docce, punti di ristoro, servizio di assistenza bagnanti.

C’era una volta Ostia, conosciuta per i motivi di cui sopra ma anche perchè riusciva a dare a tutti i milioni di abitanti della Capitale, ricchi o poveri che fossero, la gioia di una giornata al mare, commisurata ed equilibrata alle possibilità di ognuno.

Non si può dire che il declino sia iniziato oggi, è dagli anni settanta che Ostia è stata violentata da qualsiasi amministrazione ed è proprio negli anni settanta che iniziò la grande vergogna, quando il costruttore Armellini “cedette” al Comune di Roma le case di “Nuova Ostia” , abitazioni di lusso con piscina costruite con la sabbia del mare che il Comune di Roma trasformò nel peggior ghetto a memoria d’uomo e da lì, sempre peggio, i film di Fellini e Dino Risi sostituiti in quel periodo da “Amore Tossico” fino ad  arrivare ad oggi con “Suburra” e  in mezzo, quanto di più sporco, malavitoso e mafioso ci possa essere per riempire questi 55 anni di sfracelli.

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Foto esclusive di Maurizio Contigiani per Canaledieci.it

Oggi, l’Italia non ha più un euro e i pochi cent rimasti, “Qualcuno” ci impone di investirli nella guerra anche se a noi servirebbero per seppellire i nostri cadaveri, ovvero tutti quei pini di cui si parlava e che oggi sono tutti morti insieme a qualsiasi altra infrastruttura della nostra povera Ostia, insieme alle strade sfasciate e piene di rifiuti che ormai non si accontentano dei marciapiedi, sono arrivati fino al  mare della spiaggia libera di Castelporziano di cui adesso  nessuno si cura.

Non pretendo molto da qualsiasi amministrazione di qualunque colore sia ma almeno tagliate quegli alberi che avete fatto morire prima che succeda l’irreparabile, che uno di loro cada in testa a qualcuno ammazzandolo.

Tagliate quegli alberi, non solo per scongiurare un possibile dolore ma per evitarci quello che sarebbe l’ennesima prova di pavidità del vostro agire nel momento in cui sentite puzza di responsabilità, ovvero non arrivate a chiuderci anche via di Castel Fusano per anni solo perchè l’unica cosa che sapete fare è mettere la testa sotto la sabbia”.

Maurizio Contigiani

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