Condannati già dal giudizio dei social. Per una fatale quanto cinica legge del contrappasso, quel mondo che ha dato loro fama e agiatezza, adesso gli toglie tutto e li bolla di ignominia. Prima ancora che la giustizia faccia il suo corso nei luoghi e con gli attori a questo deputati, il processo mediatico ha già definito la condanna.
Per una sorta di legge del contrappasso, gli youtuber già condannati da quei social che ne hanno determinato la fortuna. Attenzione, però, che sia la giustizia a esprimersi
Il caso della dolorosissima morte del bimbo di 5 anni ucciso dall’incidente stradale verificatosi a Casal Palocco mercoledì scorso, impone più di una riflessione. L’ondata emotiva che ha travolto l’opinione pubblica per le modalità del sinistro e per i profili dei protagonisti, ha già definito dei colpevoli ma in uno Stato di diritto sono le prove, i fatti, la legge a definire le responsabilità. E, allora, vediamo quali sono i fatti, cercando di analizzare la vicenda in tutta la sua complessità.
La dinamica dell’incidente
Intorno alle ore 15,30 di mercoledì 14 giugno la mamma di 29 anni a bordo della sua Smart ForFour, dopo aver ritirato dalla British International School il figlioletto di 5 anni e la sorellina di 3, si immette su via di Macchia Saponara in direzione di Acilia. Percorre duecento-trecento metri, alza la freccia e svolta a sinistra per immettersi in via Archelao di Mileto, strada a senso unico che porta dentro Casal Palocco.
E’ a quel punto che dalla sua destra, quindi con diritto di precedenza, arriva un suv Lamborghini diretto verso la via Cristoforo Colombo con a bordo cinque ragazzi, quattro maschi e una donna, tutti in età tra i 20 e i 23 anni. Al volante c’è Matteo Di Pietro, youtuber frontman del gruppo The Bordeline. La supercar ha una velocità decisamente più elevata rispetto al limite di 30 km l’ora che vige in quella zona. E la frenata, stando ai primi rilievi, sarebbe tardiva o addirittura assente.
L’impatto è devastante. La fiancata destra della citycar, proprio nel punto in cui siede il piccolo passeggero, sembra implodere. Il boato dato dalle lamiere e dalle plastiche violentate, è impressionante. I passanti soccorrono i tre occupanti della Smart, gli unici a riportare i terribili effetti dell’urlo. Il cuoricino del bimbo è fermo. Riprende a battere dopo il massaggio cardiaco praticato da un ragazzo del posto. Si fermerà definitivamente all’arrivo al pronto soccorso di Ostia. La mamma e la sorellina sono trasportate in un altro ospedale.
Il conducente del suv è indagato per omicidio stradale e lesioni gravi.
L’alta velocità
Il suv blu Lamborghini è troppo originale (e costoso) per passare inosservato. Così, subito dopo che la notizia si diffonde sui giornali e sui social, arrivano le testimonianze che quel mostro da quasi 700 cavalli è stato visto sfrecciare sulle strade di Casal Palocco e Infernetto. Comportamento pericoloso e riprovevole ma non è certo una prova di colpevolezza per il tragico incidente di via Macchia Saponara. Semmai, qualora venga accertato il superamento dei limiti di velocità su quella strada, può far maturare giuridicamente un concorso di colpa.
Positività ai cannabinoidi
Dalle forze dell’ordine o, forse, dal sistema di garanzia giudiziario, il giorno dopo l’incidente trapela che il conducente del suv è risultato positivo ai cannabinoidi. Notizia che ha sicuramente un interesse di carattere generale ma che viola apertamente le norme sulla privacy, le quali impongono riservatezza sulle condizioni di salute individuali. Soprattutto perché la positività al THC, principio attivo della cannabis, non significa automaticamente che nel momento dell’incidente il conducente avesse le sue facoltà alterate. Va ricordato, infatti, che si può restare positivi alla cannabis fino ai 30 giorni per il test delle urine, fino a 29 per i campioni salivari e fino a 25 per le analisi del sangue.
Limiti di età per la guida di supercar
Il suv Lamborghini coinvolto nell’incidente risulta preso a noleggio. I social si scatenano sull’affidamento di un’auto così potente nelle mani di ragazzi così giovani. Ci può essere una valutazione di tipo prudenziale ma, attenzione, al momento non risulta che sia stata violato il Codice della Strada. Il noleggio di un’auto non può avvenire a un’età inferiore ai 21 anni e con una patente di guida rilasciata meno di un anno prima, condizioni che, evidentemente, sono state soddisfatte al momento della consegna del veicolo da parte dell’autonoleggio di via del Torraccio di Torrenova.
Anche le limitazioni nella guida di una supercar (massimo 70 cavalli/potenza), poi, riguardano neopatentati (un anno dal rilascio) e gli under 21.
La challenge
Gli occupanti del suv sono influencer ovvero persone che hanno fatto della visibilità sui canali social un loro lavoro e una notorietà. Il gruppo The Borderline al quale appartengono, ha 600mila follower su YouTube e conta milioni di visualizzazioni. E’ a tutti gli effetti un’impresa economica che dà lavoro a sette persone e che ha fatturato nel 2022 circa 180mila euro.
Un anno fa gli influencer hanno lanciato una sfida, in gergo challenge: passare 50 ore in macchina. Ovviamente è una forma di divertimento e non si tratta materialmente di vivere ininterrottamente all’interno di una vettura. E’ il segno dei tempi: migliaia di giovani passano il tempo guardando filmati semi-demenziali reputati stravaganti e divertenti. Per chi li propone non è una colpa anche se tutto questo significa assecondare un clima culturale deteriore e sfruttare un mercato commerciale. Per loro è business quindi lavoro.
E’ importante, però, stabilire se nell’ambito di questo gioco demenziale, al momento del fatale impatto sulla strada, il conducente fosse distratto da una ripresa video. E’ fondamentale ma per stabilirlo, sarà necessario attendere il tempo utile per le analisi tecniche che faranno gli esperti coordinati dalla Procura di Roma.
Un dolore immenso
Sia chiaro. Questo parere non intende assolvere chi ha responsabilità nella morte di un bambino di 5 anni, strappato all’affetto di genitori e parenti con un evento che lascia pietrificati dal dolore. Nessuno mai più potrà veder sorridere un piccino pieno di vita e di speranze. La commozione della comunità locale oltre che dell’opinione tutta, è testimoniata dal dosso colorato e dolente formato dai fiori raccolti nel punto del terribile impatto.
Quelle responsabilità, però, dovranno essere accertate dalla giustizia e non dai social, da un processo nel corso del quale saranno presentate prove e testimonianze, da giudici che chiamati a rappresentare gli interessi comuni. Il nostro vuole essere semplicemente un contributo alla chiarezza per richiamare i termini giuridici di una vicenda che non ha distrutto la vita soltanto agli affetti del bimbo ma anche a chi vive in quelli dei cinque ragazzi del suv.