Ostia, chi è Emanuele Caradonna: ritratto del presunto omicida di Fabrizio Vallo

Dietro all'omicidio Vallo la spartizione di una casa popolare in via Vincon

E’ Emanuele Caradonna, detto Manilo, 55enne di Fiumicino con origini siciliane, l’uomo che secondo la procura di Roma il 2 febbraio avrebbe ucciso con 11 colpi di pistola Fabrizio Vallo, dopo averlo atteso sotto casa nell’androne del suo palazzo, in via del Sommergibile. Il presunto assassino è un ex zio acquisito della vittima, a lungo compagno della zia materna di Vallo. (leggi qui)

Dietro all’omicidio Vallo la spartizione di una casa popolare in via Vincon. Il giallo delle armi e delle divise

A Caradonna l’ordine di cattura per omicidio volontario è stato notificato dai carabinieri di Ostia nel carcere di Civitavecchia dove è recluso dall’indomani dell’omicidio con l’accusa di armi e ricettazione. (leggi qui)

Mentre i carabinieri cercavano indizi e prove su chi avesse ucciso Vallo avevano, infatti, trovato un’auto di Emanuele Caradonna parcheggiata. La vettura nascondeva una santabarbara: 6 pistole perlopiù rubate o con matricola abrasa, diverse centinaia di proiettili, documenti falsificati ma anche due divise e distintivi e palette dell’Arma dei carabinieri. Materiale su cui sono ancora in corso indagini.

Nei mesi successivi gli investigatori dell’Arma hanno rimesso insieme i puzzle per ricostruire indizi, movente dell’omicidio.

L’appartamento conteso

Dietro all’agguato il gip Paolo Scotto di Luzio che ha firmato l’ordine di carcerazione ha messo al centro la spartizione di un appartamento di ediliza popolare in via Guido Vincon, a Ostia, appartenuto alla nonna della vittima e in cui, dopo la morte della donna, era andata abitare la zia materna.

Per Vallo, che nel frattempo ha perso anche la madre, quell’appartamento sarebbe spettato a lui, ed invece lì si era trasferita la zia da quel momento ripetutamente bersagliata e minacciata.

L’ultima volta poche ore prima del delitto quando Vallo si sarebbe presentato con un bastone a casa della zia minacciando chiunque stesse all’interno. Caradonna che a quanto pare per caso era lì – secondo la ricostruzione dei carabinieri – lo avrebbe atteso poi sotto casa per chiudere i chiarimenti: in pochi secondi la scarica di 13 colpi di cui 11 andati a segno. Bastone notato dai testimoni e poi ritrovato accanto al cadavere in via del Sommergibile.

Era stata la stessa moglie della vittima a indirizzare le indagini anche perché le continue tensioni con la zia e le varie minacce reciproche erano note a molti.

Le esigenze cautelari

Per il gip sono “numerosissimi e tutti convergenti gli elementi probatorio a carico di Caradonna: i testimoni che indicano Vallo sotto casa della zia; le intercettazioni e gli sms coi litigi per la casa; la compatibilità tra le schegge presenti sulla spranga rinvenuta accanto al corpo di Vallo e il materiale ligneo della porta d’ingresso della zia, e la presenza di polvere da sparo rinvenuta nell’autovettura in uso al Caradonna poche ore dopo l’omicidio”.

Soprattutto il giudice evidenzia la “assoluta valenza probatoria la relazione balistica dei Ris dello scorso maggio che induce ad affermare con assoluta certezza che l’arma utilizzata dall’omicidio Vallo è la stessa in cui erano state inserite le cartucce di cui aveva la disponibilità Caradonna in sede di perquisizione e che i due caricatori sequestrati allo stesso Caradonna a Fiumicino nella medesima circostanza erano stati entrambi utilizzati per caricare la pistola che ha ucciso Vallo”.

Il giudice motiva la misura in carcere anche con la pericolosità di fuga. “La disponibilità ampia di documenti falsi dimostra la capacità di contatti nell’ambiente criminale in grado di garantigli al bisogno sostegno“. Al riguardo il magistrato fa riferimento anche a una precedente latitanza di “Manilo” Caradonna quando nel 2012 fuggì proprio dalla casa di via Vincon dove era relegato alla detenzione domiciliare per essere arrestato cinque anni dopo.

“Indole violenta e capacità criminale”

Concreto è inoltre il pericolo che ove libero l’indagato che vanta una lunga e risalente storia criminale possa commettere gravi delitti della stessa specie – conclude il gip – L’uomo non ha esitato a sparare numerosi colpi per risolvere una risalente bega familiare e la circostanza che fosse attrezzato con un vasto armamento denota in se’ non solo la personalità del tutto negativa ma l’attuale capacità criminale e la facilità e stabilità di contatti in ambiente delinquenziale.

Che già in passato l’uomo sia stato condannato per tentato omicidio ne dimostra ulteriormente l’indole violenta

Va precisato che l’indagine è ancora nella fase preliminare e che l’arrestato non può considerarsi colpevole se non dopo i tre gradi di giudizio.