Roma, Nicholas Orsus Brischetto: tolto pure l’altare abusivo

Il 21enne era morto sul Gra a 300 km orari e salutato con un funerale show. Smontato anche l'altare di Soni Adzovic, morto di tumore. Rivolta al cimitero

L'altarino di Soni Adzovic durante una celebrazione al cimitero

Prima è stato cancellato il murale che colorava un intero palazzo, ora è stato eliminato l’altare commemorativo sistemato davanti alla tomba, nel cimitero di Prima Porta. Pugno duro delle istituzioni contro amici e parenti di Nicholas Orsus Brischetto, il ragazzo di 21 anni morto a 300 chilometri all’ora sul grande raccordo anulare a luglio scorso. Senza autorizzazioni non vengono permessi mausolei commemorativi anche sotto forma di gazebo.

Il 21enne era morto sul Gra a 300 km orari e salutato con un funerale show. Smontato anche l’altare di Soni Adzovic, morto di tumore. Rivolta al cimitero

Il gazebo attrezzato con lumini e telecamere, che fungeva di altare e luogo di preghiera e saluto, è stato smontato giovedì.

Via quindi anche il baldacchino che formava un piccolo mausoleo in ricordo del giovane sinti, adorato da amici e parenti. Una pratica in uso nell’etnia che cozza però con la mancanza di autorizzazioni pretese da Ama e Roma Capitale sia per i dipinti murali che per gli altarini cimiteriali. (leggi qui)

Nel mirino in realtà era già finito il funerale del giovane salutato da caroselli di auto di grossa cilindrata, palloncini, musica e fuochi d’artificio.

Il giorno successivo, il 19 maggio, è stato smontato anche l’altarino che Najo Adzovic, ex delegato del sindaco Alemanno per i campi rom, aveva attrezzato davanti al loculo del figlio Soni, morto tre anni fa a 27 anni in seguito a un devastante un tumore al cervello.

In questo caso sarebbe scaturita una reazione di tre donne, parenti di Soni, che – secondo la Polizia locale – avrebbero aggredito due operatori di Ama e un addetto alla vigilanza per riavere i poster, i giocattoli, il divanetto sistemato a corredo della tomba. “Non c’è rispetto neanche per il dolore”, urlavano. “Che danno potevano arrecare i nostri ricordi di Soni“.

Le tre donne sono state poi bloccate dai caschi bianchi e ora la loro posizione è al vaglio della magistratura. (leggi qui)

Gualtieri: nessuno spazio all’illegalità

Dopo l’aggressione il presidente dell’Ama Daniele Pace e il direttore dei Servizi cimiteriali dell’azienda Andrea Zuccaroli si sono recati a Prima Porta per esprimere solidarietà e vicinanza ai lavoratori aggrediti.

Tutta la nostra vicinanza e solidarietà agli operatori Ama e ai lavoratori aggrediti – ha commentato il sindaco Roberto Gualtieri – Un grave e inaccettabile episodio che condanniamo fermamente. Nessuno spazio a illegalità e violenza a Roma”.

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