Roma, donna fa arrestare prete nigeriano per molestie sessuali: il Giudice lo libera, ecco perchè

Il giudice, durante il rito direttissimo, ha motivato per un fatto ben preciso la scarcerazione del prete nigeriano

Roma: un prete nigeriano avrebbe molestato una donna di 27 anni che, secondo le accuse fatte ai suoi danni dalla vittima, l’avrebbe  palpata dopo avergli chiesto come si chiamava nella sua lingua, dato che credeva non parlasse italiano, il fondoschiena.

Il giudice, durante il rito direttissimo, ha motivato per un fatto ben preciso la scarcerazione del prete nigeriano

Tuttavia, dopo l’arresto, l’uomo, un 34enne nigeriano è stato però scarcerato in quanto sarebbe mancata, secondo il Giudice, la flagranza di reato.

I fatti sarebbero avvenuti nel primo pomeriggio di ieri, mercoledì 26 aprile, mentre la giovane stava passeggiando nella zona est di Roma, nel parco di Tor Tre Teste e il prete, vedendola, le avrebbe fatto, secondo quando raccontato dalla donna, la strana domanda, per poi palparla.

Cercando spaventata aiuto, la 27enne ha chiamato la polizia che ha trovato a breve distanza, una volta giunta sul posto, il prete nigeriano e lo ha ammanettato per il reato di molestie sessuali.

A quel punto però, una volta davanti al giudice per celebrare il rito direttissimo, le affermazioni del prelato, da 13 anni residente in Italia, hanno capovolto a suo favore la situazione.

 L’indagato ha spiegato di aver fatto la strana domanda in totale innocenza alla ragazza senza ricevere risposta, chiedendo come si chiamasse in italiano quella parte del corpo.

Dato che pensava non parlasse italiano, perchè secondo la sua versione la 27enne non gli aveva risposto, sarebbe finito tutto lì e non ci sarebbe stato dunque il successivo tocco del fondoschiena, con i due che avrebbero preso direzioni diverse.

Due versioni quindi diametralmente opposte che hanno spinto il giudice a rimettere in libertà il prete africano, dato che mancherebbe la flagranza del reato, facendo cadere l’accusa ed imponendo di rimettere in libertà il 34enne nigeriano.

Su questa decisione del magistrato poi si è mostrato concorde anche il Pubblico Ministero nell’udienza in questione, che, tuttavia, aveva richiesto, venendo respinto, l’obbligo di firma a carico del prete.

In ogni caso il cittadino nigeriano sarà rimpatriato nel breve periodo dato che gli è stata respinta la domanda d’asilo politico.

Nel gennaio di quest’anno, in un’altra vicenda avvenuta a Tivoli, invece, un dipendente di un supermercato della cittadina tiburtina è stato punito con l’obbligo del braccialetto elettronico a seguito della denuncia di molestie sessuali presentata alle forze dell’ordine da una sua collega.

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