L’Italia dei “cammini” prova a fare concorrenza a Santiago de Compostela

Disegno di legge per favorire lo sviluppo dei “cammini” come itinerari culturali. Storia, arte e anche economia: a Santiago 350mila pellegrini l’anno

L’Italia ci prova: l’obiettivo è sostenere la crescita e la valorizzazione dei “cammini” ovvero dei tracciati religiosi o semplicemente paesaggistici. Il modello da imitare e superare è quello del Cammino di Santiago de Compostela, undici percorsi che contano una massa di circa 350mila pellegrini ogni anno.

Disegno di legge per favorire lo sviluppo dei “cammini” come itinerari culturali. Storia, arte e anche economia: a Santiago 350mila pellegrini l’anno

L’ipotesi allo studio è quella del disegno di legge voluto dal senatore della Lega, Roberto Marti: una dotazione di dieci milioni di euro per l’anno in corso e per il prossimo e agevolazioni fiscali e previdenziali. Gli incentivi sono alla base dalla proposta di legge per la promozione dei «cammini» come itinerari culturali che ieri, mercoledì 12 aprile, ha iniziato l’iter al Senato. Già la scorsa legislatura si era già occupata del tema con l’approvazione unanime di una risoluzione. Ci sono buoni motivi, dunque, che il disegno di legge passi anche in ragione della delega al governo in materia di cammini.

Sono innumerevoli gli obiettivi della proposta che punta a tutelare luoghi e siti di interesse storico, culturale, religioso e naturalistico interessati dai percorsi, valorizzando anche i borghi limitrofi e rilanciando l’attività dei territori coinvolti anche per le attività di accoglienza ma anche per «il dialogo interculturale e interreligioso», lo sviluppo di un turismo lento, la promozione di corretti stili di vita, la tutela dell’ambiente e del paesaggio.

Per sostenere questi percorsi la proposta prevede una serie di organismi di supporto: una Cabina di regia, presieduta dal ministro della Cultura, che si occuperà, tra l’altro, di realizzare una mappa dei sentieri percorribili e di aggiornarla ogni due anni, e un «tavolo permanente» di consultazione, che metterà in collegamento i componenti della cabina di regia con i rappresentanti degli operatori del settore culturale e di quello turistico, del Terzo settore, delle istituzioni religiose, dei disabili, nonché esperti in materia di cammini.

L’idea è anche quella di prevedere una serie di azioni di promozione, come campagne informative ed la collocazione di opere d’arte di giovani artisti nei cammini. Infine le agevolazioni: ai titolari di redditi d’impresa e degli enti del Terzo settore, ai quali saranno affidate con «atto dell’autorità pubblica la gestione e la manutenzione dei cammini inseriti nella Mappa», verrà riconosciuto, per gli anni 2023 e 2024 e in via sperimentale, un credito d’imposta del 60% delle spese di gestione e manutenzione sostenute annualmente. La misura ha un plafond di 5 milioni di euro, lo stesso prevista per l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali del 30%: sono esclusi, però, i contributi contro gli infortuni sul lavoro.

La realtà italiana

Mentre negli undici tracciati del Cammino di Santiago si stima una presenza annua di circa 350mila pellegrini (dato 2019) con il coinvolgimento di centinaia di albergue sia pubblici che privati, in Italia il settore del “turismo lento” è ancora in fase di sviluppo. Ovviamente la pandemia ha rallentato la crescita ma secondo il dossier “Fa’ la cosa giusta” nel 2021 le credenziali e i testimonium rilasciati su 49 cammini italiani, sono state poco meno di 60mila. Nello stesso anno a Santiago si sono cimentati in 180mila.

Quello che una volta era il principale tracciato di fede e pellegrinaggio, ovvero la via Francigena, ha significato naturalistico esclusivamente dal Nord Italia fino a Siena: da quel punto i pellegrini sono costretti a camminare ai bordi della pericolosissima via Cassia. E, giunti a Roma, ad attraversare gli accampamenti rom di Monte Mario.

Gli altri tracciati, come la Via di San Francesco, il Cammino di San Benedetto, il Cammino Materano, il Cammino dei Briganti, nonostante siano sempre più richiamo di turisti, sono affidati alla buona volontà dei privati nelle manutenzioni e nella posa dei segnali, mostrando in questo grandi limiti.

C’è, poi, anche il discorso dei tentativi truffaldini di inserire in un contesto storico e/o religioso cammini che non hanno riscontro nella tradizione. E’ il caso, per fare un esempio, del Cammino di San Nicola che si vorrebbe far partire da Ostia senza alcun substrato o fondamento ma solo per creare un’economia del turismo lento in un territorio che ha molto altro da offrire.