Più di un terzo delle zone urbanistiche sono oltre il GRA. Ferrara del M5S sposa la linea autonomista del litorale
Roma scoppia, i romani si spostano verso le periferie, ben oltre il Raccordo Anulare, e i servizi lasciano a desiderare. Tanto che Paolo Ferrara, autorevole esponente del M5S capitolino, giustifica e sposa la linea di chi vorrebbe distaccare amministrativamente Ostia dal Campidoglio.
I romani si stanno spostando e si dirigono oltre i confini del Grande raccordo anulare. Dall’Infernetto, tra l’Eur e Ostia, fino ai quartieri a nord, Prima Porta e La Storta, sono 310 le zone urbanistiche di Roma, 288 quartieri e 22 rioni. Fino a oggi, l’ultima mappatura della città, ormai datata alla fine degli anni Settanta, ne conteggiava 155 in tutto: in 45 anni le zone urbanistiche praticamente sono raddoppiate. E delle 310 attuali ben 115 si trovano fuori dal Grande raccordo anulare e quindi sono prive di servizi. È quanto emerso dal lavoro di mappatura del territorio avviato dall’assessorato capitolino al Decentramento e alla Città dei 15 minuti di Roma, in collaborazione con i Municipi, e presentato oggi.
L’ultima fotografia della città risaliva al censimento fatto dal sindaco Giulio Carlo Argan nel 1977. E più cittadini si spostano verso la periferia maggiore è la necessità di ampliare la rete di servizi che fornisce la Capitale: dai trasporti alle infrastrutture digitali, scuole, teatri e biblioteche. La Città dei 15 minuti, progetto che intende portare avanti la Giunta Gualtieri, «non è solamente un piano per il trasporto è qualcosa di molto più organico, integrato e trasformativo di un concetto statico di avvicinamento dei servizi: è anche un progetto sociale e, soprattutto, un progetto politico, sociale e democratico», ha spiegato il sindaco.
Intanto, però, a Roma sono appena 500 mila i cittadini che sono rimasti ad abitare all’interno dell’anello ferroviario, un milione e mezzo vivono tra la cintura ferroviaria e il Raccordo anulare e 800 mila oltre il Gra. Alle periferie urbane vanno aggiunti, poi, i Comuni dell’area metropolitana per un totale di 4,3 milioni di abitanti.
Fa scalpore la dichiarazione di Paolo Ferrara, consigliere M5S e vicepresidente dell’Assemblea capitolina che, per la prima volta, si esprime a favore del distacco da Roma dei quartieri costieri. Il motivo che lo spinge a sposare questa tesi è la scarsa considerazione del Campidoglio verso Ostia sia in termini di mancanza di valorizzazione turistica con i fondi Pnrr (leggi qui) sia per l’annunciato aumento dei rifiuti da conferire al centro Ama di via dei Romagnoli (leggi qui).
“Rocca Cencia chiude, Ostia continua a ricevere rifiuti, e intanto i soldi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per il litorale non si vedono – denuncia Ferrara – Durante la nostra consiliatura abbiamo investito tantissimo: avevamo chiesto oltre 50 milioni per la riqualificazione del lungomare, valorizzandolo davvero e facendolo sentire parte fondamentale della Capitale. Oggi quei soldi sono spariti nel nulla. Forse questa mancanza di attenzione dà ragione a chi chiede che Ostia diventi Comune a sé?“.
“Vista l’incapacità di questa amministrazione nel valorizzare il territorio – prosegue Ferrara – magari vale la pena farci un pensiero. Gualtieri infatti è stato molto veloce a moltiplicare i rifiuti che passano per il tritovagliatore di via dei Romagnoli, meno a far arrivare progetti e investimenti. Quelli del bilancio comunale, in primis. Ma anche il Pnrr sembra essere in uno stallo completo, nonostante il sindaco abbia fatto il leone scrivendo a Fitto di poter spendere 500 milioni entro il 2026. Sarà, ma complice pure l’incapacità di questo governo, ancora non si sa nulla di concreto. Dunque a oggi non un centesimo europeo arriva al Mare di Roma. Tutti i Comuni costieri del nostro Paese stanno prendendo al balzo questa opportunità, tranne la Capitale. È tutto in alto mare, un mare che non è quello di Roma, e che forse dovrebbe diventare quello di Ostia. E basta“.