Pratiche di Affrancazione: ridotti a circa 30 giorni i tempi di lavorazione. L’annuncio del Comune di Roma

Pratiche di Affrancazione: a pieno regime la modalità di presentazione dell'istanza e lavorazione digitale. La richiesta tramite piattaforma, eliminata pec e altre comunicazioni cartacee 

Roma: buone notizie per chi ha inoltrato istanza di affrancazione al Comune di Roma per liberare il proprio immobile dal vincolo di prezzo massimo di cessione e trasformarlo da diritto di superficie in diritto di proprietà.

Da oggi la procedura “semplificata” quasi interamente digitalizzata, consentirà di ridurre i tempi di lavorazione delle pratiche dai 14 mesi dello scorso anno a circa 30 giorni attuali. I dettagli.

Pratiche di Affrancazione: a pieno regime la modalità di presentazione dell’istanza e lavorazione digitale. La richiesta tramite piattaforma, eliminata pec e altre comunicazioni cartacee

Si deve al nuovo sistema informativo SIAT, e cioè Sistema informativo affrancazioni e trasformazioni, in funzione dallo scorso gennaio e adesso entrato a pieno regime la velocizzazione delle pratiche di affrancazione semplificata.

A riferirlo in queste ore è l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Roma Maurizio Veloccia, tramite il suo profilo pubblico social, spiegando cosa è cambiato nella modalità di presentazione dell’istanza che consente la lavorazione digitale tramite l’asseverazione elaborata e presentata direttamente dal tecnico di parte e lavorata in back office dagli operatori di Roma Capitale.

Questa innovazione secondo l’annuncio di Veloccia, permetterà una drastica riduzione dei tempi di lavorazione delle pratiche, che già allo stato attuale sarebbero ampiamente al di sotto dei 90 giorni previsti dalla legge.

Come funziona

Con il nuovo Sistema le affrancazioni semplificate si inseriscono direttamente sul portale e non più via PEC e ciò facilita sia l’attività dei tecnici, grazie al controllo automatico di eventuali errori ed omissioni, che quella di Roma Capitale, che può procedere sempre tramite piattaforma alla richiesta di qualsiasi integrazione o chiarimento, eliminando ogni comunicazione cartacea e abbattendo per conseguenza i tempi di attesa del cittadino.

Con questo sistema, il Comune di Roma tenta di recuperare una situazione fuori controllo da anni, intanto con la lavorazione del pregresso, e contemporaneamente rivoluzionando le modalità di lavoro attraverso la revisione dei processi e la loro informatizzazione, tramite i quali che inserisce oggi una pratica incredibilmente dovrebbe riuscire a vederla lavorata in 30 giorni.

Nello sveltimento di questa procedura, molto merito secondo quanto riferito da Veloccia, hanno avuto gli ordini professionali di Architetti, Ingegneri e Geometri che hanno affiancato gli uffici del Dipartimento competente, per affinare il sistema e migliorare questo specifico servizio.

La speranza ora è che si riduca velocemente quell’immensa catasta di pratiche che si sono accumulate in sette anni.

La delibera del 2018

La vera partenza del processo che ha portato fin qui, può considerarsi la delibera comunale nel 2018, approvata proprio allo scopo di coordinare e snellire le procedure per le affrancazioni e le trasformazioni in materia di Piani di zona, e rimettere ordine nel settore a partire dal superamento dei contenuti dei precedenti atti deliberati dall’Amministrazione degli anni passati. Lo step successivo fu poi la pubblicazione sul portale di Roma Capitale delle formule di calcolo per dare la possibilità ai cittadini interessati di calcolare in forma puramente presuntiva gli importi che dovranno sostenere.

Quella delibera ridefinì e semplificò in maniera trasparente la formula per la definizione del corrispettivo di trasformazione e del corrispettivo di affrancazione dai vincoli del prezzo massimo di cessione in modo da poter mettere il calcolo a disposizione di tutti i cittadini che ne avevano necessità.

L’orientamento giurisprudenziale cui dovevano allinearsi le modalità di calcolo, prevedeva la detrazione non solo dei corrispettivi riferiti al costo delle aree, ma anche degli oneri di urbanizzazione, che fino a quel momento non erano contemplati, oltre ad un ulteriore abbattimento proporzionale al tempo trascorso dalla stipula della convenzione.

Secondo quanto previsto dal Regolamento Generale delle Entrate, poi veniva anche introdotta, per chi ne avesse fatto richiesta, la rateizzazione del corrispettivo (sia di affrancazione che di trasformazione), con la una soglia minima da versare a titolo di corrispettivo di trasformazione e/o affrancazione in tutti i casi in cui tale corrispettivo risultasse inferiore a tale soglia, anche nel caso in cui siano già trascorsi venti anni dalla stipula della convenzione o la stessa risulti scaduta.

Le entrate derivanti dalle procedure di affrancazione e/o trasformazione, si specificò all’epoca, erano però vincolate al completamento delle opere di urbanizzazione all’interno dei Piani di Zona non ultimati o con carenza di fondi.

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