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Emergenza sanitaria, spaccatura tra Anaoo e direttori dei pronto soccorso

L’Anaoo, sindacato dei medici ospedalieri, chiede un tavolo al Ministero e alle Regioni per fronteggiare l’emergenza sanitaria ma i direttori dei pronto soccorso accettano di sedersi solo se adeguatamente rappresentati

L’emergenza sanitaria ha raggiunto livelli insostenibili sia per qualità dell’assistenza sia per il grado di responsabilità e di qualità del lavoro dei medici. Ed è per questa ragione che l’Anaoo, sindacato dei medici ospedalieri chiede la convocazione di un tavolo permanente con Ministero e Regioni per l’individuazione delle soluzioni alle criticità. I direttori dei pronto soccorso, rifiutano però di sedersi a quel tavolo se non saranno adeguatamente rappresentati.

L’Anaoo, sindacato dei medici ospedalieri, chiede un tavolo al Ministero e alle Regioni per fronteggiare l’emergenza sanitaria ma i direttori dei pronto soccorso accettano di sedersi solo se rappresentati

Spaccatura sul fronte dell’assistenza medico ospedaliera, in profonda crisi soprattutto per la carenza di posti letto e per il sovraccarico di lavoro dei pronto soccorsi (leggi qui). Per questo motivo l’Anaao Assomed ha chiesto “un tavolo di lavoro permanente presso il Ministero della Salute e in ogni Regione sul sistema emergenza-urgenza per cercare soluzioni condivise che evitino il definitivo collasso del sistema”. All’origine delle criticità, secondo il sindacato, ci sono “anomalie e violazioni a danno della tutela della salute, dei diritti dei medici e dei dirigenti sanitari nel mondo dell’Emergenza-Urgenza e dei Pronto Soccorso, contro cui gli stessi medici reagiscono con un incremento crescente di abbandono della professione pubblica, se non della stessa arte medica, la cosiddetta ‘great resignation’”. Un grave stato dei fatti riconosciuto dal Garante della Privacy che sottolinea: “le condizioni con cui operano i professionisti sanitari, specie nei pronto soccorso, non può costituire un ostacolo al pieno rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo specie in un contesto come quello sanitario in cui le fragilità sono più evidenti”.

L’Anaao Assomed elenca per l’ennesima volta le questioni irrisolte. E’ il caso del “boarding” ovvero di “quei malati nei Pronto Soccorso in attesa da giorni o settimane di un posto letto per essere ricoverati, persino morendo su una barella in totale solitudine, e le lunghe attese delle ambulanze impossibilitate ad accedere ai dipartimenti di emergenza a causa del sovraffollamento” (leggi qui).

C’è poi l’inaccettabile “carenza di posti letto, tagliati con l’accetta da anni anche a favore dei privati, spremendo i medici in servizio e i malati, privi di adeguati spazi vitali nei reparti con posti letto aggiuntivi in stanza o nei corridoi” (leggi qui).

Per l’Anaoo Assomed il Pronto Soccorso è “come zona di confine senza regole, una terra di nessuno in cui si consumano le carenze dell’assistenza sul territorio, l’incapacità organizzativa, gli errori della politica e i drammi sociali di un’umanità disperata che chiede solo un giusto ed equo diritto alle cure”. Colpa pure di un “sistema territoriale di emergenza sanitaria depauperato di ambulanze, personale medico e infermieristico”.

Tra le ragioni alla base della fuga dei medici c’è la necessità di avviarsi “verso riforme eque sul sistema delle assunzioni”, di risolvere il “rinvio e l’inadeguatezza di risorse economiche insufficienti per tutti i medici”, di fronteggiare le “violenze, aggressioni fisiche e verbali, incluso il mondo sommerso delle proteste agli URP” (leggi qui).

La replica dai Pronto soccorso

I direttori delle strutture dei pronto soccorso fanno sapere che non intendono sedersi eventualmente a quel tavolo “senza la propria rappresentanza di esperti, non essendo evidentemente mai stati protetti finora da ogni altra precedente iniziativa simile. Solo chi sta vivendo in prima persona la situazione con esperienza tecnica e manageriale può efficacemente contribuire a migliorare la situazione suggerendo misure di breve, medio e lungo termine insieme all’altra categoria interessata formata dalle associazioni dei cittadini fruitori”.