La storia di Lorenzo è comune a molti.
Una vita normale ma felice. Una moglie, sedotta con tanta dolcezza e scarso fascino, un figlio e una grande passione per la montagna. Lorenzo è un uomo perbene, troppo semplice qualcuno gli rimprovera. Lui ama ripetere che la semplicità è l’inclinazione degli animi più nobili, la complessità discreta che si svela solo nell’intimità delle cose.
Alessandro è il suo opposto. Personalità prorompente, egocentrico, perennemente alla ricerca di qualcosa, una spiaggia, una compagna o forse solo di sé stesso.
Una cosa però li ha resi a lungo vicini. Alessandro è un imprenditore e Lorenzo è un suo dipendente.
Anzi, lo è stato.
È la storia di un rapporto di lavoro durato quasi nove anni. Alessandro a capo di una società di consulenza informatica, Lorenzo il suo tecnico sistemista più qualificato.
E il più costoso.
Non erano amici ma erano complici. Ruoli diversi ma stessa passione.
Poi la crisi. Commesse in calo, fatturato precipitato ed esuberi. Il primo, il più doloroso, proprio Lorenzo. D’un tratto non più un collega ma un costo, un peso.
Dopo il licenziamento, la vertenza. Nove anni di sintonia totale, cinque anni di rivalità e indifferenza.
Mi creda avvocato, ripeteva spesso Lorenzo, non è tanto per il licenziamento, in fondo ero preparato, sapevo che in azienda le cose non andavano più bene. Se ho scelto di fare causa, piuttosto, è per principio, non potevo accettare di sentirmi scaricato senza rivendicare di essere ancora una risorsa viva e utile.
E poi cos’altro avrei potuto fare?
L’ordinamento italiano, superata una reticenza solidissima nei confronti dei sistemi alternativi al processo nelle liti di lavoro, offre oggi una possibilità in più.
Si tratta della negoziazione assistita, un istituto per mezzo del quale datore di lavoro e lavoratore possono risolvere i loro conflitti fuori delle aule giudiziarie, attraverso i rispettivi avvocati, in tempi rapidi e con costi certi.
Le parti potranno dialogare e potranno farlo su un piano di perfetta parità formale e sostanziale.
In un sistema in cui la domanda di lavoro è superiore all’offerta, il lavoratore si trova normalmente in una condizione di inferiorità essendo probabilmente disposto ad accettare condizioni di lavoro e di salario inadeguate.
Proprio la sproporzione di potere tra lavoratore e impresa è sempre stata la principale ragione dello sfavoreverso gli strumenti di risoluzione alternativa delle liti nella materia lavoristica.
La necessaria presenza dell’avvocato di fiducia attribuisce invece alla negoziazione assistita il merito di essere uno strumento capace di assicurare un equilibrio di fondo che, quand’anche assente sul piano sostanziale, non impedisce l’equità della soluzione concordata.
Va senz’altro accolta positivamente la novità della riforma. Non è una procedura obbligatoria; il suo eventuale successo si dovrà quindi alla persuasione circa la sua utilità effettiva.
Oggi Alessandro e Lorenzo avrebbero risolto la lite in un paio di mesi e non in cinque anni, avrebbero speso molto meno ma, soprattutto, avrebbero avuto più tempo per lasciarsi alle spalle una vicenda dolorosa e per ricominciare.
Parafrasando: negoziate gente, negoziate.
Avv. Ivano Bracci
Studio Legale Guerriero Ortenzi Bracci
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