Roma, il leone impazzito dallo stress inizia a piangere (VIDEO)

La scena struggente del leone, re della savana, chiuso in pochi metri quadri e desideroso di libertà, rappresenta un dolore al quale è difficile restare indifferenti

Roma: un leone, per quanto fiero, se chiuso in gabbia, come tutte le creature,  può impazzire, e piangere esprimendo tristezza come fatto da questo esemplare. Questo video, realizzato da Arianna al bioparco capitolino e postato su facebook, fa davvero soffrire, pensando anche alle temperature invernali, non certo l’ideale per il re della savana.

La scena struggente del leone, re della savana, chiuso in pochi metri quadri e desideroso di libertà, rappresenta un dolore al quale è difficile restare indifferenti

Nel post pubblicato sui social, Arianna, che commenta il filmato, scrive:Avete mai visto un leone piangere? Questo accade al Bioparco di Roma, dove per alcuni gli animali sarebbero tenuti bene. Può essere felice un individuo imprigionato e privato dei suoi bisogni naturali? E come cresceranno i bambini educati a disconoscere la sofferenza degli altri individui? a confonderla anzi col divertimento? Ho ancora le sue urla nelle orecchie. Non potrò fare nulla per questo povero leone, se non portare fuori da quella gabbia il suo urlo disperato e farlo sentire a tutti. Vergogna”.

Animalisti o meno, quel che è certo è che vedere un animale così forte e possente, gemere fino quasi ad arrivare al pianto, come potete ascoltare arrivando circa a metà del video, è una immagine davvero pessima.

Vivere in cattività, in un ecosistema naturale diversissimo dalla savana, dai climi caldi a cui è abituato, privandolo della possibilità di cacciare e procreare, chiuso in pochi metri quadrati che solo fintamente riproducono il suo habitat naturale, non è certo un bello spettacolo.

Certo, direte voi, negli zoo questo è all’ordine del giorno e sono costruiti per esibire gli animali anche più esotici, ma di certo, come spiega Arianna, le condizioni in cui versa questo leone non sono delle migliori e vederlo penare in questo modo, strappato dalle sue latitudini, non ha nulla di divertente e i suoi lamenti fanno sanguinare le orecchie, e il suo dolore è quasi struggente.

Così come, è evidente il suo desiderio di libertà e di correre in spazi vasti, aperti e incontaminati. Proprio quelli dove è nato e cresciuto e dove era e resterebbe, se potesse tornarci, il sovrano incontrastato.

Il parere tecnico: parola a Alan Risolo (medico veterinario)

Per approfondire la questione legata a questo leone in gabbia abbiamo intervistato al riguardo Alan Risolo, medico veterinario e amante degli animali: “Il concetto chiave per superare fenomeni come quelli che vediamo nel video, con un animale palesemente affetto da una vera e propria psicosi, è ‘arricchimento ambientale’, ossia ci sarebbe urgente bisogno che questo leone possa avere una gabbia con un ambiente più vario, con delle novità all’interno, elementi nuovi che lo mettano alla prova e riproducano la fisicità dell’ambiente selvatico da cui proviene, perchè sempre di animale selvatico si tratta. Magari con dei giochi o degli ostacoli da saltare, delle barriere artificiali, un grattatoio simile a quello dei gatti per farlo sfogare affilando gli artigli”.

“Maaggiunge Risolosicuramente questo è un problema annoso, quello del trattamento degli animali nel bioparco, che c’è stato un anno fa, due anni fa, cinque anni fa, da sempre: dal punto di vista sanitario tutte le regole sono rispettate, la gabbia è a norma come misure, ma va rinnovata, per dare l’idea al leone di trovarsi in un posto nuovo e soprattutto qua va salvaguardata la sua sanità mentale, l’aspetto psicologico, non solo quello fisico: come si nota dal filmato sta chiaramente dando di matto, continuando a girare in tondo in modo ripetitivo non fa altro che innervosirsi, cadendo nella monotonia. Nei casi più gravi l’animale può diventare tanto irascibile fino ad arrivare a ferirsi da solo a morte, diventando autolesionista per porre fine a quella che considera una condizione inaccettabile”.

Alla fine, Risolo spiega che tanti esposti fatti negli anni si sono scontrati contro un problema irrisolvibile: “Purtroppo animali come i leoni, ma lo stesso può dirsi ad esempio di elefanti e ippopotami, sono fatti per stare in gruppo, in più le gerarchie della natura vogliono il leone come capo, ad un posto di comando, e ritrovarsi isolato e solo sicuramente non aiuta, la verità è che se noi facessimo 10 perizie che danno contro alla condizione in cui vive questo animale, il comune ne farebbe 11 che contestano le nostre deduzioni, il bioparco è un forte strumento di promozione per qualsiasi città, al di là di ogni colorazione politica, dunque è molto difficile sradicare gli animali fuori dagli zoo”.

Infine il medico veterinario spiega che anche rimettere il leone in gabbia con un gruppo di suoi simili non è semplice: “Non è così facile risolvere il problema mettendolo in una nuova gabbia con altri leoni, perchè nel mondo animale esistono, come dicevo gerarchie radicate anche tra ceppi simili, e un leone buttato di colpo in mezzo ad altri, dopo un periodo di cattività potrebbe avere reazioni inconsulte, il mio suggerimento come detto è cambiargli frequentemente gabbia e rendere il posto in cui sta sempre vario, con elementi ogni volta diversi con i quali interagire”.

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