Roma: “Ho trovato i suoi documenti venga a riprenderli”. La trappola per estorcere denaro

Roma, vittima di un furto riceve la telefonata: "Ho trovato i suoi documenti alla Stazione, venga a riprenderli", ma è la trappola tesa dal presunto ladro

Roma: dopo essersi accorto a casa del furto del portafogli avvenuto sulla Metro A, un giornalista romano ha ricevuto la telefonata di un uomo che lo informava di avergli ritrovato tutti i documenti. Per recuperarli, avrebbe dovuto soltanto recarsi al gabbiotto della stazione, e chiederli ai responsabili, a cui lo stesso soggetto, li avrebbe affidati.

Quando però il professionista torna sul luogo dello scippo, scopre che il punto informazioni accanto ai tornelli è già chiuso, e capisce che può trattarsi di una trappola. I dettagli.

Roma, vittima di un furto riceve la telefonata: “Ho trovato i suoi documenti alla Stazione, venga a riprenderli”, ma è la trappola tesa dal presunto ladro

Come ogni weekend le metropolitane tornano a essere frequentate da ladri provetti capaci di sottrarre portafogli senza il mimino sospetto dei malcapitati. Proprio ieri l’ennesimo furto è avvenuto su un treno della Metro A, e la vittima, un giornalista romano, ha voluto immediatamente diffondere quanto gli era accaduto, per spiegare per filo e per segno una nuova modalità di reato con annessa estorsione.

Un nuovo tam tam sui furti in metropolitana è scattato in queste ore sui social, e ad attivarlo è stata la “penna” di un giornalista, vittima di un borseggiatore, in una disavventura risolta nel giro di mezza giornata, e sulla quale il fattore fortuna ha avuto un peso rilevante.

Intorno a mezzogiorno, il professionista ha preso un treno della metropolitana come fa sempre, e una volta tornato a casa verso le 15,00, ha ricevuto la telefonata di uno sconosciuto con accento straniero dell’Est Europa, che gli ha detto di aver trovato i suoi documenti in un cestino dei rifiuti nella stazione metro Colli Albani: “Fatta subito una verifica, scopro che in effetti mi manca un porta-documenti di plastica, dove avevo messo tra l’altro, il mio tesserino dell’Ordine dei Giornalisti e poco più di un centinaio di euro. L’avevo messo, nella tasca dei pantaloni, coperta da un giaccone, ma qualcuno era comunque riuscito a sfilarmelo proprio mentre mi accingevo a scendere dal treno”.

In quella stazione, specifica il giornalista, non mancano certo gli avvisi con l’altoparlante e in almeno tre lingue per mettere in guardia dalla presenza di borseggiatori – i pickpockets – voleurs -, ma nonostante questo, l’abilità degli stessi riesce comunque a mietere vittime, soprattutto tra i turisti: “Insomma, anche se mi ero messo il borsello a tracolla e i soldi credevo di tenerli al sicuro in una tasca chiusa, era riuscito a farmela. A quel punto intuisco che il ladro ha intascato i miei soldi e abbandonato i documenti. Ma mi torna strano il loro ritrovamento in un cestino di rifiuti. Informo mio figlio ed è proprio lui ad avanzare il sospetto che lo stesso telefonista sia il ladro, raccomandami di stare attento“.

Il tizio al telefono a quel punto, gli dice che avrebbe lasciato i suoi documenti al gabbiotto del personale della stazione Colli Albani, e così il giornalista lo raggiunge di corsa trovandolo chiuso e senza nessuno all’interno: “Richiamo il numero registrato sul mio smartphone, e dopo pochi minuti compare un uomo proveniente dai binari che mi domanda, come se mi riconoscesse: “È lei la persona che ha perso i documenti?”. Io tiro fuori quello che è rimasto nella bustina ritrovata, e gli rispondo: “Non li ho persi, mi hanno rubato i soldi”. Lui dice: “Dei soldi non so nulla”. È un giovane robusto, di età compresa fra i 35 e i 40 anni, capelli castani ricci e un viso cordiale incorniciato da una barbetta; indossa un giaccone verde scuro”.

Lo ringrazia e fa per stringendogli la mano per averlo aiutato a recuperare il tesserino da giornalista, ma lui non si accontenta del ringraziamento: “Quando mi chiede una ricompensa, io gli spiego che ero uscito al volo da casa e non avevo con me nemmeno una monetina, ma questi insiste: “Anche solo due euro. Al limite posso venire sotto casa tua e vai a prendere i soldi”.

In quel momento una telefonata interrompe la “conversazione”, è il figlio che vuole avere notizie e così il padre lo informa di quanto stava accadendo e della richiesta di una ricompensa: “Al sospetto di un tentativo di estorsione, mi grida: “Chiama la polizia!”. ed è stato così che il mio interlocutore ha rinunciato ad insistere, mi ha salutato e se n’è tornato da dove era arrivato, in direzione dei binari, e scavalcando i tornelli. Ammetto – prosegue -che quel giovane straniero mi ha fatto pena. Penso che sia stato spinto a rubare dal bisogno, e che poi abbia sperato di poter aggiungere al bottino una generosa ricompensa da una persona benestante per la riconsegna del documento. Che sia stato lui, o un altro, il mio scippatore, l’ho perdonato” – conclude.

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