Chi non ha aiutato Martina. La loro verità sull’omicidio dell’avvocata Martina Scialdone uccisa dal suo ex, un ingegnere dell’Enav Cosantino Bonaiuti, i titolari del ristorante Brado la rilasciano con un post su facebook.
Dal ristorante sostengono di aver aiutato l’avvocata Martina Scialdone, subito prima l’omicidio. Il punto interrogativo sui ritardi
“Ci teniamo a ringraziare i nostri clienti che hanno collaborato per calmare la situazione e che hanno potuto appurare che abbiamo fatto tutto il possibile allertando le autorità sin dal primo momento – si legge nel post – Ringraziamo inoltre in modo particolare una nostra cliente che avendo competenze mediche ha tentato immediatamente di rianimare e dare soccorso alla ragazza”.
Ci sarebbe un buco di mezzora, forse quaranta minuti, tra la telefonata del ristoratore e l’omicidio dell’avvocata 34enne Martina Scialdone centrata nella tarda serata di venerdì da un colpo di pistola di fronte al locale del Tuscolano dall’ex compagno, l’ingegnere dell’Enav Costantino Bonaiuti, 60 anni, papà italiano e madre etiope, un regolare porto d’armi per uso sportivo e due fucili e 4 pistole tenuti a casa.
La lite infatti tra la coppia era cominciata all’interno del ristorante dove nel frattempo come anticipato da Canaledieci.it la vittima, terrorizzata, aveva chiesto di essere raggiunta dal fratello. (leggi qui)
L’altra telefonata “alle autorità”, infatti, viene fatta quando l’omicidio è già stato compiuto. Da “Brado” allora respingono le accuse secondo cui il ristoratore avrebbe allontanato la cliente col compagno che la insultava gettandola di fatto nelle fauci del suo omicida.
La tesi del suicidio mancato
Costantino Bonaiuti, intanto, dovrà restare in carcere così come deciso dal giudice per le indagini preliminari. La sua difesa tutta incentrata sull’errore (“E’ me che volevo uccidere“) non è stata nemmeno presa in considerazione o tutt’al più ritenuta solo un ulteriore sfregio alla vittima.
E’ il legale di Bonaiuti a parlare, l’avvocato Fabio Taglialatela: “Il mio cliente riferisce che voleva togliersi la vita. Non voleva uccidere Martina”. Il penalista, però, non si sofferma a spiegare come mai il suo cliente abbia scartato subito dopo ilproposito preferendo invece la fuga sulla sua auto.
“Ci sono delle responsabilità che vanno oltre quelle che sono le evidenti concatenazioni che danno luogo all’evento. Se tutti avessero fatto il loro lavoro, il loro compito di cittadini istituzionalmente preposti questa ragazza sarebbe ancora viva“. La difesa dell’avvocato si trasforma così in un atto di accusa contro “un ritardo generalizzato“.
“Pare che la ragazza si sia recata a chiedere aiuto con le proprie forze dopo aver subito l’aggressione ma pare non abbia ricevuto alcun sostegno“, ha spiegato.
Due tesi opposte. I ristoratori affermano di aver chiamato la polizia e di aver offerto aiuto alla donna, ma il legale dell’omicida non è convinto: “Nessuno ha avuto modo di riscontrare questa richiesta di aiuto“.
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