I finti stupri sul set diventavano veri: regista condannato a 7 anni

Reciterai in grandi film”, la promessa. Ma per verificare le attitudini sul set bisognava superare una prova: recitare la parte di uno stupro. Lui il regista nella parte dell’attore-aggressore e la candidata attrice in quella di violentata. Solo che poi gli abusi non li recitava, erano reali. Violenze e palpeggiamenti insistenti. E’ con questa accusa che ieri il regista romano Giuseppe F., ora 73enne, è stato condannato a 7 anni di carcere.

Sul set palpeggiamenti e abusi: cinque le vittime, tutte giovanissime, alcune minorenni

La contestazione, violenza sessuale aggravata. Cinque le vittime di cui tre minorenni (solo per una non è stata riconosciuta l’aggravante per la minore età).

Le attrici, agganciate con la promessa di partecipare a un importante film, venivano convinte a recitare la parte di uno stupro. 

I primi episodi sul set, secondo l’accusa, risalgono al 2011, gli ultimi al 2017. Come ricostruito durante il processo le ragazze in tutti i casi sono state palpeggiate in maniera insistente.

Ma il regista, secondo l’accusa, avrebbe provato sempre ad andare oltre, suggerendo alle giovani di “scogliersi” per meglio calarsi nella parte.

Le violenze sul set all’Aurelio

Le violenze in quattro casi sarebbero avvenute nella sede di un’associazione culturale in via Anastasio II, all’Aurelio nel 2017, denominata “l’Accademia dello Spettacolo”, di proprietà del regista.

Il precedente episodio la violenza sarebbe avvenuto, invece, in uno studio privato dell’imputato. In tutti i casi il ruolo da recitare era quello di una violenza sessuale vera e propria.

Alle ragazze sarebbe stato promesso che la selezione veniva organizzata in vista di un suo film in cantiere.

A mettere nei guai il regista è stato un talent scout, suo collaboratore, tra i primi a rendersi conto della vera finalità dell’aggancio delle aspiranti attrici.

Il film mai prodotto

Il film non è mai stato prodotto, il regista verrà arrestato, con la misura dei domiciliari, nel 2019. La scena finita nel mirino consisteva nel rapimento di una ragazza che poi doveva essere abusata su un letto.

Dopo un anno e tre mesi di arresti domiciliari il regista è tornato libero. Tra le attrici solo una giovane si è costituita parte civile.  E ora la sentenza. La procura aveva chiesto una condanna ancora più severa, dieci anni di carcere (leggi qui). 

Sentenze come questa sono importantissime perché danno coraggio alle tante donne che ancora oggi nel mondo dell’arte e dello spettacolo subiscono forme di violenza subdole e gravi, che annullano il loro consenso“, il commento dell’avvocato Marta Cigna, dell’associazione Differenza Donna che ha assistito le vittime.

Noi di Differenza Donna insieme alle amiche di Amleta, un’ associazione di donne del mondo e dell’arte e dello spettacolo, sappiamo che solo insieme le donne in Italia come in America possono svelare e sradicare queste prassi frutto di una cultura patriarcale che annulla l’identità e la libertà delle donne“, ha aggiunto.

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