I manifesti blu con il viso di Emanuela Orlandi sono tornati a tappezzare le strade della Capitale. I manifesti che nel 1983, l’anno della scomparsa della quindicenne figlia di un commesso del Vaticano, si trovavano in ogni angolo della città sono da giorni riapparsi.
I manifesti sono stati affissi in contemporanea all’uscita del docufilm di Netflix “Vatican girl”
Stavolta, più però a scopo promozionale. Al posto della descrizione fisica e degli abiti che indossava Emanuela, sono riportate una serie di domande. “È scomparsa per mano della banda della Magliana?”. Ma anche “Per tenere nascosto un segreto del Vaticano?”. Sui manifesti viene citato anche il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi: “Non smetteremo mai di cercare mia sorella”.
L’iniziativa è ricaduta in concomitanza con il lancio su Netflix di Vatican Girl, il docufilm in quattro puntate che cerca di ricostruire il caso della scomparsa della quindicenne.
L’uscita della serie arriva tre mesi dopo l’ultima novità legata al caso Orlandi, quando la tomba di un’altra ragazzina, Kathy Skerl, è stata ritrovata vuota. (leggi qui)
Mille piste per un caso
“Mia sorella Emanuela è scomparsa ormai da 37 anni”, inizia così il trailer di Vatican Girl, la nuova docuserie uscita su Netflix il 20 ottobre. Lo scopo è quello di scoperchia il vaso di Pandora di uno dei casi di cronaca più noti e intricati d’Italia.
Ricostruire la storia di Emanuela Orlandi, la “ragazza con la fascetta” non è mai un’impresa facile, nemmeno dietro una telecamera.
In anni e anni di indagini, testimonianze, ricostruzioni e storie strampalate, sono tutte cadute nel vuoto. Anche la pm Simona Maisto (leggi qui) uccisa da una malattia proprio nei giorni scorsi, si era dovuta arrendere chiedendo l’archiviazione dell’ultimo fascicolo aperto sul caso.
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