Morta Simona Maisto, il pm del caso Orlandi

Il pm Maisto si era occupata delle indagini sulla sparizione della Orlandi. Era molto amata dai colleghi

Il pm Simona Maisto

Lutto a piazzale Clodio, è morta il pm Simona Maisto. Il magistrato – che si è spenta ieri sera in seguito a una grave malattia – si era occupata delle indagini sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori: un giallo di fronte al quale si è dovuta arrendere qualche anno fa chiedendo l’archiviazione.

Il pm Maisto si era occupata delle indagini sulla sparizione della Orlandi. Era molto amata dai colleghi

Cinque anni fa era rimasta gravemente ferita in un incidente sul lavoro: un ascensore guasto e impazzito della cittadella giudiziaria la fece schizzare sul soffitto procurandole gravissime ferite.

Un giorno di dolore per la procura di Roma dove Simona Maisto era un magistrato stimato e sempre circondato dall’affetto dei colleghi. Soprattutto dopo l’incidente del 27 settembre del 2017, quando a sera tardi era salita in ascensore al secondo piano dell’edificio C della Procura per recarsi al parcheggio e tornare a casa.

L’ascensore, invece, si schiantò sul soffitto procurandole gravi ferite soprattutto alle gambe. Per tornare  camminare aveva dovuto affrontare 303 giorni di malattia e una serie di interventi.

Sul caso è in corso un procedimento a Perugia che vede imputati i responsabili della ditta di manutenzione.

Figlia del magistrato Afro Maisto nell’ottobre del 2019 si è candidata al Csm per le elezioni suppletive, ma non è stata eletta. In quell’occasione aveva più volte sottolineato negli incontri con i colleghi delle procure di tutta Italia  “le condizioni di insalubrità, il degrado, l’incuria e la mancanza di sicurezza dei nostri uffici giudiziari hanno superato e di molto il livello di guardia”.

L’ultimo saluto all’Aula Occorsio

I magistrati della giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati di Roma ha rivolto un saluto alla collega: “Una donna dotata di una forza straordinaria ed esempio di vera resilienza. A tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla, lascia il ricordo di un sorriso dolce ed accogliente“.

Domani 25 ottobre l’ultimo saluto in Aula Occorsio dalle 13 alle 15.

La Maisto: “Sono una magistrato normale”

Il ritratto migliore di Simona Maisto lo ha scritto lei stessa proprio in occasione della candidatura al Csm in una lettera indirizzata ai colleghi.

Sono in servizio alla Procura di Roma. Il mio nome non è noto, i miei fascicoli raramente sono stati ripresi dai giornali (fatta eccezione per le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi). Nel corso della mia vita professionale mi sono occupata di una molteplicità di materie, in particolare nell’ambito della tutela dell’ambiente e, ironia della sorte per quanto leggerete in seguito, di infortuni sul lavoro.

Sono insomma una collega normale, la cui vita, da venticinque anni in qua, è fatta di lavoro e famiglia. Non ho mai presentato domande per incarichi direttivi o semi direttivi, non vedo il CSM come trampolino di lancio verso prestigiosi incarichi, non frequento i potenti e non intendo frequentarli.

Il mio nemico peggiore in questi ultimi venticinque anni sono state le dure prove che la vita mi ha riservato, fin dall’inizio del mio percorso professionale. Poco dopo la scelta della sede di destinazione, la Procura Circondariale di Torino, nel 1995, ho avuto una diagnosi terribile, quella di avere la sclerosi multipla, patologia molto grave che mi ha costretto a rinunciare alla sede che avevo scelto con convinzione e a rimanere a Roma.

Qui ho portato avanti la mia battaglia contro la malattia, fatta di cure pesanti e fisioterapia quotidiana, pur continuando a impegnarmi nell’ attività professionale e a vivere la mia vita nel modo migliore possibile, con successo.

“L’ascensore che mi ha quasi ucciso”

Nel 2017 mi è stato diagnosticato un tumore al seno e ho intrapreso il necessario percorso terapeutico interrotto da quello che mi piacerebbe poter definire un beffardo scherzo del destino, ma che invece è stato un assurdo incidente causato dalla negligenza dell’uomo: un infortunio avvenuto all’interno di un ascensore impazzito negli uffici della procura, mentre, nella serata di un giorno qualunque, alla fine della normale attività lavorativa, prendevo quell’ascensore che mi ha quasi ucciso, per tornare a casa. A seguito dell’incidente ho subito la frattura di entrambe le gambe, lunghi ricoveri in ospedale per la riabilitazione e un’assenza dall’ufficio durata un anno, sono infatti rientrata nel settembre del 2018.

Posso quindi dire che dopo un passaggio all’inferno, citando Vasco Rossi ‘sono ancora qua’ e che non ho paura di nulla, né mi scoraggio di fronte alle difficoltà o alle sfide, quale questa indubbiamente è, e sono decisa a mettere l’energia e la grinta che mi hanno permesso di superare tante difficoltà a servizio di tutti, per contribuire a ricostruire non solo l’immagine, ma l’istituzione della Magistratura, senza alcuna paura o remora.

Immagino che sia anche per questo che i colleghi che mi hanno proposto la candidatura e che ringrazio con affetto, devono aver pensato a me, avendo sempre sostenuto e apprezzato la mia forza, la mia determinazione e il mio coraggio, requisiti fondamentali, in un periodo difficile come questo per l’autogoverno, per assumere un simile impegno e per portarlo avanti senza condizionamenti“.

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