Roma, una città alla paralisi ma non disturbate il manovratore

Due gocce di pioggia mettono in ginocchio la Capitale. Amministratori assenti. Anzi, colpevoli

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Immagine di repertorio

Sono bastate due gocce di pioggia. Peraltro previste. E per l’ennesima volta la Capitale è piombata nella paralisi. Automobilisti in coda ovunque, bus al rallentatore e metropolitane in crisi. E dalla sala dei bottoni il silenzio.

Due gocce di pioggia mettono in ginocchio la Capitale. Amministratori assenti. Anzi, colpevoli

Ci risiamo. Puntuali, anche oggi, con la città alle prese con la pioggia, pendolari, studenti, negozianti sono rimasti impantanati nel traffico e nei disservizi del trasporto pubblico. Un vero bollettino di guerra (leggi qui) con il Raccordo Anulare a passo d’uomo, le strade d’accesso alla città paralizzate, metropolitane a singhiozzo. Un disastro che si ripete facendo sprofondare nella disperazione chi deve spostarsi in quella che è ormai Capitale dei disservizi, pessimo esempio di un’amministrazione della cosa pubblica da Paesi sottosviluppati.

Ecco, gli amministratori pubblici dove sono? A tagliare i nastri di negozi e attività imprenditoriali. A esaminare progetti milionari di privati. A solidarizzare con i Paesi in guerra o con le donne straniere private dei diritti in casa loro. Per carità, è giusto indignarsi per i diritti violati in qualsiasi parte del mondo accada ma qui a Roma si muore di disagio, si perdono ore della propria esistenza nel traffico, si mettono a rischio le coronarie in attesa di un treno che non passa.

La Regione Lazio con l’acquisizione di Metromare e della Roma Nord aveva promesso un cambio di rotta. E quello che le decine di migliaia di pendolari vivono sulla loro pelle è il deragliamento, il crollo del servizio, l’incertezza degli orari, la rarefazione della frequenza. Intanto Nicola Zingaretti, eletto alla Camera dei Deputati, abbandona la nave che affonda. La Giunta Gualtieri in campagna elettorale aveva promesso “La città dei 15 minuti” ovvero il tempo necessario per raggiungere da casa i servizi indispensabili. Ormai è una battuta di spirito.

Ciò che lascia sorpresi è la rassegnazione dei romani, la loro apatica indolenza. Violentati dai disservizi, maltrattati nella loro dignità, abusati da tasse locali le più alte in Italia, subiscono passivamente. Qualche imprecazione sui social e niente di più. Non funzionano metro e bus? Prendono la macchina. Si trovano impantanati nel traffico? Si alzano un’ora prima. E nella sala dei bottoni, il Grande Fratello Politico si frega le mani. Nessun disturbo per il manovratore.

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