Sull’agguato di domenica scorsa 25 settembre a Via Livatino a Nettuno, iniziano a prendere forma alcune ipotesi. I due fratelli incensurati di 21 e 23 anni, bersaglio degli attentatori che quella sera li hanno dapprima affiancati in auto, e poi inseguiti sparandogli contro senza raggiungerli, una serie di colpi di mitra, avrebbero detto agli investigatori del Commissario di Polizia di Anzio di essere la vittime di uno scambio di persona.
Nelle ultime ore però, dettagli riguardanti il rapporto di stretta parentela dei due fratelli con un collaboratore di giustizia, hanno fatto assumere all’accaduto tutt’altre fattezze, più simili ad un pesante avvertimento.
Nettuno, agguato a colpi di mitra: bersaglio dei killer due fratelli incensurati. La Polizia indaga sui loro rapporti di parentela con un ex collaboratore di giustizia
Non avevano mai ricevuto minacce prima di domenica scorsa, i due giovani fratelli sfuggiti all’agguato che su Via Livatino a Nettuno li ha visto diventare in un attimo il bersaglio di tre attentatori a volto coperto, a bordo di una Lancia Ypsilon.
L’auto gli si è avvicinata, dando modo ai due di scorgere all’interno i tre malviventi con il volto coperto e con un arma in braccio, e quindi di scappare prima a marcia indietro a tutta velocità e poi a piedi per le vie di Nettuno, portando a casa la pelle.
Prima di far perdere la tracce, uno dei tre attentatori ha sparato verso di loro una scarica di proiettili con il mitra, ma senza ferirli. Se mancare il bersaglio facesse parte di una piano ben preciso finalizzato solo a dare un avvertimento a qualcuno vicino ai due ragazzi, lo stabiliranno ora gli Investigatori del Commissariato di Anzio e la Squadra mobile di Roma che stanno indagando sull’accaduto.
Ad aiutare ora a fornire altri elementi per l’identificazione dei soggetti della spedizione, saranno i proiettili raccolti dalla Polizia Scientifica, ma soprattutto le immagini delle telecamere della videosorveglianza.
Quanto in mano alle forze dell’ordine, potrebbe avere un senso ben preciso se collegato al padre delle due vittime dell’agguato, che è Luigi Cotogno, un ex collaboratore di giustizia, condannato sette anni fa nel processo “Sfinge”, in seguito ad un’imponente operazione di Polizia che a Latina tra il 2008 e il 2009 aveva portato in luce e smantellato un clan camorristico che gestiva il malaffare sul territorio di Anzio, Nettuno, Aprilia e Cisterna di Latina.
Dell’organizzazione, gestita dalla figlia del pentito Carmine Schiavone e nipote di Francesco, detto Sandokan, faceva parte anche Luigi Cotogno, che aveva il compito insieme ad altri, di riscuotere il pizzo dai commercianti.
Video e foto di David Nicolò
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Nettuno, spari di mitra contro un’auto: nel mirino una coppia di fratelli