Indagini dei Carabinieri restituiscono a Ostia Antica nove epigrafi trafugate negli anni ’40

Tornano a Ostia nove iscrizioni funerarie ritrovate a Fano grazie ai Carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale: erano diventate parte di una "collezione archeologica" privata

Ostia: a seguito di lunghe e articolate attività investigative e giudiziarie condotte dal Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Nucleo di Ancona e dal Tribunale di Pesaro, una serie di iscrizioni funerarie su marmo illecitamente sottratte da Ostia, sono state restituite oggi al Parco Archeologico di Ostia Antica.

Si tratta di nove reperti archeologici recuperati a Fano in provincia di Ancona, che erano scomparsi intorno alla metà del Novecento, finendo per confluite in una collezione privata. I dettagli.

Tornano a Ostia nove iscrizioni funerarie ritrovate a Fano grazie ai Carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale: erano diventate parte di una “collezione archeologica” privata

Nove epigrafi provenienti da Ostia e trafugate intorno agli anni ’40 per finire nella collezione archeologica di una residenza privata a Fano (Ancona), sono state riportate oggi a casa grazie alle attività investigative e giudiziarie condotte dal Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Nucleo di Ancona, e dal Tribunale di Pesaro.

Si tratta di iscrizioni di carattere funerario – sottolinea il comunicato del Parco Archeologico di Ostia Antica -, originariamente destinate alle aree sepolcrali dislocate nel territorio dell’antica Ostia, che potranno essere nuovamente ricongiunte al contesto di provenienza, contribuendo, tra l’altro, ad approfondire le conoscenze sulla società della colonia romana alle foci del Tevere: un fortunato “ritorno a casa”, seppur in minima parte, dell’immenso patrimonio storico-artistico ostiense disperso in Italia e all’estero, a dimostrazione dell’impegno incessante e costante da parte delle autorità preposte nei confronti della tutela dei beni culturali per contrastare il traffico illecito di reperti”.

E’ stata il funzionario archeologo Maria Raffaella Ciuccarelli della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Ancona, Pesaro e Urbino, a dare una prima indicazione ai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Ancona, circa il fatto che si trattasse di reperti provenienti da Ostia.

Le epigrafi segnalate e individuate grazie alla collaborazione di Andrea Raggi, docente dell’Università di Pisa, erano infatti presenti nell’appendice relativa agli esemplari dispersi di uno studio pubblicato di Fausto Zevi (insieme a M. L. Caldelli, M. Cébeillac- Gervasoni, N. Laubry, I. Manzini, R. Marchesini, F. Marini Recchia), in “Epigrafia ostiense dopo il CIL. 2000 iscrizioni funerarie” (2018).

Secondo la ricostruzione fornita, è nota l’esistenza di questa “collezione archeologica” in una residenza privata a Fano (Ancona) già dal 1953, il che ha fatto supporre che i reperti possano essere stati trafugati negli anni ’40 del 1900, e cioè subito dopo il Grande Scavo, realizzato in occasione del progetto per l’Esposizione Universale di Roma del 1942, e interrotto dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, un periodo in cui avvenne peraltro un’incontrollata fuoriuscita di reperti da Ostia.

Le verifiche condotte dal Parco archeologico di Ostia antica, grazie agli studiosi esperti in epigrafia ostiense, quali Fausto Zevi, Maria Letizia Caldelli e Antonio Licordari, hanno infine confermato la provenienza da Ostia, permettendone la restituzione, disposta dal competente Tribunale di Pesaro.

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