Roma, uccise un 24enne lasciandolo sull’asfalto: tutte le bugie del pirata della strada

Alla vittima gli ex compagni di liceo hanno dedicato un murale. Il pirata della strada ora rischio il processo per tre reati

Il murale dedicato alla vittima del pirata della strada

Se la dovrà vedere con la giustizia il pirata della strada che la notte del 31 ottobre dell’anno scorso ha tamponato con la sua Audi uno scooter uccidendo sul colpo Alessandro Tavanti, un 24 enne di Monteverde ricordato ora con un grosso murale davanti al liceo Virgilio dagli compagni.

Alla vittima gli ex compagni di liceo hanno dedicato un murale. Il pirata della strada ora rischio il processo per tre reati

La procura ha completato le indagini a carico dell’automobilista contestandogli i reati di omicidio stradale, omissione di soccorso e simulazione di reato. Per coprire l’investimento ha inventato un mare di bugie.

Il pirata, un trentenne del quartiere Prati, aveva lasciato il ragazzo morto per strada, sull’Ostiense, senza nemmeno provare a chiamare i soccorritori. Per scappare il più velocemente possibile insieme al passeggero che era sulla sua macchina aveva lasciato persino lo sportello del lato guida aperto.

Quell’assenza di pietà potrebbe pesargli una volta a processo. L’automobilista, infatti, non aveva avuto il coraggio di prendersi la responsabilità dell’enorme tragedia ma ha mostrato una certa disinvoltura nel cercare di coprirla. La stessa notte, infatti, si era presentato in una caserma dei carabinieri al Torrino sostenendo che poco prima gli era stata rubata la sua Audi A3 mentre era a Ponte Milvio.

Il racconto per discolparsi

Ho conosciuto una ragazza anche – aveva raccontato al piantone – ma poi mi sono accorto che qualcuno mi ha rubato il borsello con le chiavi dell’auto”. “Allora da Ponte Milvio ho preso un taxi che mi ha portato fin qua (ossia in una caserma lontana dalla sua abitazione e da Ponte Milvio)”. Il carabiniere che lo aveva visto arrivare dal monitor interno accompagnato da una utilitaria si insospettisce, chiede chiarimenti e  allora il ragazzo inventa altre bugie.

Ho preso prima il taxi e poi ho chiesto a mia sorella di venirmi a prendere in una certa strada”. Alla domanda del carabiniere perché dal suo telefono non risultassero chiamate alla sorella la risposta: “Ho chiamato mia sorella col telefono del tassista perché qualche mese fa sono stato arrestato per possesso di droga quella mia utenza per ora è bloccata”.

Poche ore dopo si scoprirà che quell’auto che il proprietario aveva denunciato come rubata aveva ucciso un giovane di 24 anni, uno studente universitario di Monteverde che i genitori ancora aspettano a casa. Un ragazzo allegro e sensibile che gli ex compagni di liceo hanno voluto ricordare con sorriso e sigaretta in un murale.

Ad inchiodare le bugie dell’automobilista una perizia sull’airbag con tracce del suo dna, disposta dalla procura. E lo scontrino per un paio di sigarette comprate poco prima dell’incidente a Ostia. Dalla ricevitoria i caschi bianchi della Polizia Locale estrapolano le immagini dove si vede l’automobilista indossare un paio di pantaloni chiari, una maglia e un gilet nero. Gli stessi con cui poi si era presentato in caserma e con cui era stato trovato in casa.

Nel verbale un ultimo drammatico appunto dei vigili: lo scooter della vittima era rimasto incastrato sotto l’auto che a sua volta aveva perso una ruota anteriore. Motivo per cui – deducono – il pirata e l’amico sono fuggiti a piedi e non con l’auto lasciando il ragazzo in mezzo alla strada ancora col casco infilato.
La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Luca Ciaglia, da quel giorno devastata dal dolore, è pronta a costituirsi parte civile.

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