A scuola di vino al Baffi di Fiumicino: le eccellenze del litorale

Corsi sul vino negli Istituti Turistici e Alberghieri italiani. Le Donne del Vino: "Non si può insegnare solo arte, territori e geografia turistica ai futuri manager dell'incoming"

L’Italia può dirsi certo il paese del vino, o comunque uno di quelli in cui questo nettare degli dei, primeggia per qualità e varietà. Ma strano a dirsi, per quanto venga annoverato tra le conoscenze da avere, nelle professioni che hanno a che fare con il mondo della ristorazione, negli Istituti Turistici e Alberghieri nazionali, ancora non esiste un vero e proprio corso che lo vede come principale protagonista.

Dall’Ass. nazionale “Le Donne del Vino”, è arrivata di recente la proposta che mancava, e ad accoglierla per primo è stato l’Istituto Paolo Baffi di Fiumicino. I dettagli.

Corsi sul vino negli Istituti Turistici e Alberghieri italiani. Le Donne del Vino: “Non si può insegnare solo arte, territori e geografia turistica ai futuri manager dell’incoming”

Il vino come materia di studio, sembra scontato ma ancora non c’è, o meglio non c’era fino a “ieri” negli Istituti Turistici e Alberghieri italiani, dove qualcosa si sta muovendo in via sperimentale, con apripista per il prossimo anno scolastico, l’Istituto scolastico superiore Paolo Baffi di Fiumicino.

L’Alberghiero ha infatti sposato l’idea dell’Associazione nazionale Le Donne del Vino, di preparare un corso, per introdurre la materia in tutti gli Istituti Turistici e Alberghieri d’Italia.

Per la preside dell’IIS Paolo Baffi, Monica Bernard, un’occasione da cogliere al volo lanciata da Le Donne del Vino a Firenze, in occasione degli eventi organizzati in preparazione al G20-Agricoltura: “Sarà un altro importante tassello che si andrà ad aggiungere ai tanti corsi che si tengono nel nostro Istitutoha commentato la preside dell’IIS Paolo Baffi”.

L’Associazione si farà carico in particolare della sperimentazione di questi insegnamenti in tre regioni pilota: Emilia Romagna, Piemonte e Sicilia, e in ognuna in un paio di istituti. Poi la sperimentazione si allargherà in tutta Italia nell’anno scolastico 2022/2023:

L’auspicio è che la formazione sul vino si diffonda a tutti gli Istituti Albergheri e Turistici italiani – commentano dall’Associazione -. Crediamo nel vino come acceleratore di cambiamento sostenibile e accorciatore della distanza fra città e campagna conclude la presidente de Le Donne del Vino, Donatella Cinelli Colombini. Attualmente alcuni presidi di Scuole Alberghiere hanno già attivato i corsi sul vino mentre nessun Istituto Turistico ha insegnamenti di questo tipo. Nella realtà invece, i futuri responsabili delle sale dei ristoranti così come i futuri manager di uffici turistici, agenzie di viaggio o alberghi hanno bisogno delle nozioni base sul vino e sui territori del vino, che costituisce circa un terzo dei ricavi dei ristoranti – conclude”.

L’enogastronomia: la prima attrattiva dei viaggiatori stranieri

E’ ormai noto che l’enogastronomia è la prima attrattiva dei viaggiatori stranieri diretti in Italia, e un visitatore su quattro di fatto, sembra sia mosso principalmente da questa attrattiva, tanto che il 65% dei cataloghi dei tour operator contiene un’offerta enogastronomica.

Ci sono circa 10mila cantine attrezzate per la wine hospitality in costante ricerca di personale e circa altre 20mila imprese del vino aperte al pubblico. “In un’Italia dove l’agroalimentare è sempre più importante per il turismo dunque, non è possibile continuare a insegnare solo arte, territori e geografia turistica (66 ore per 3 anni) ai futuri manager dell’incoming – spiegano“.

Le cantine del Litorale romano

Per il futuro di questo importante progetto di formazione quindi, uno spiraglio di luce parte proprio dagli Istituti professionali, con tutto quello che potrà significare anche sul fronte dei rapporti con i produttori locali, che nella zona vedono alcune note cantine come papabili anche per esperienze di scuola lavoro. 

Cantina Castello di Torre in Pietra

Tra le cantine di antica tradizione nella zona più prossima agli istituti Alberghieri del litorale romano, c’è la Cantina del Castello di Torre in Pietra, situata all’interno del suggestivo borgo medievale di Torre in Pietra, a ridosso della torre.

La cantina è stata ricavata scavando il tufo della collina alle spalle del Castello, e il suo impiego è sempre stato quello di produrre e conservare di vino dal 1500, attingendo la materia prima dalle vigne coltivate in modo assolutamente biologico, e che sono situate sulle colline di tufo e breccia, all’interno della zona Doc Roma.

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La produzione ampia e varia, annovera vitigni come il Fiano, l’antica varietà romana presente storicamente nel Lazio, o al Cesanese, uno dei vitigni autoctoni più conosciuti della Regione, che trova la migliore espressione sulla collina di Breccia per il terreno argilloso e l’esposizione a sud. Apprezzabile la Malvasia Puntinata, anch’esso uno storico vitigno laziale, che è stato riscoperto di recente.

Tra le tante qualità, anche una chicca, l’Elephas Bianco (Trebbiano, Vermentino, Fiano) o rosso, (Sangiovese, Montepulciano e Merlot), dedicati agli antichi elefanti preistorici che abitavano Torre in Pietra, di cui sono stati rinvenuti vari fossili durante i lavori del primo ‘900 per ampliare le grotte di tufo della cantina. Un mix che enfatizza ancora una volta il connubio inscindibile tra cultura ed enogastronomia.

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