Roma: i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma nella mattinata del 29 luglio hanno eseguito un’ordinanza di ripristino della misura cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Roma nei confronti di Ugo Di Giovanni, classe 1977, pregiudicato di origini napoletane, da tempo residente nella Capitale.
Il pusher era un campano classe 1977 da tempo residente nella Capitale
Di Giovanni era stato arrestato, insieme ad altre 27 persone, nell’ambito dell’operazione “Alba – Tulipano”, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma il primo dicembre 2020, perché gravemente indiziato di essere a capo di uno dei più importanti sodalizi romani del narcotraffico operanti sotto l’egida del Clan Senese.
Di Giovanni, lo scorso 16 gennaio, a seguito di patologie legate a un suo stato di tossicodipendenza, aveva beneficiato della concessione, da parte del Tribunale di Roma, della sostituzione della custodia in carcere con quella agli arresti domiciliari presso una comunità terapeutica per tossicodipendenti.
Da quel momento era stato di nuovo oggetto delle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e a suo carico venivano raccolti gravi elementi indiziari che portavano a ritenere che avesse immediatamente ricominciato a gestire le importanti attività di narcotraffico del sodalizio dall’interno della comunità terapeutica grazie anche all’utilizzo di criptofonini.
Infatti, i militari, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica capitolina che richiedeva in merito un Ordine di Indagine Europeo, reperivano, analizzavano e riscontravano tutte le conversazioni intercorse tra il pregiudicato e i suoi accoliti tramite chat crittografate.
Nel dettaglio, gli investigatori riuscivano a raccogliere gravi indizi che consentivano di ipotizzare che Di Giovanni a partire dal giorno stesso in cui era stato ammesso alla misura degli arresti domiciliari presso la comunità terapeutica, avrebbe organizzato ulteriori traffici e chiesto a terzi la consistenza economica degli affari intrapresi in sua assenza, effettuando la contabilità relative alle forniture di sostanze stupefacenti e cercando di recuperare i crediti dai responsabili delle piazze di spaccio che erano morosi morosi.
Inoltre avrebbe pianificato l’esecuzione di atti intimidatori nei confronti di uno degli spacciatori che non voleva onorare il proprio debito.
A quel punto, raccolte prove a sufficienza, i militari hanno rintracciato all’interno della comunità terapeutica Di Giovanni e lo hanno la casa circondariale di Velletri.
La longa manus di Michele O’ Pazz
Il tutto rientra nelle operazioni che smantellarono il cartello della droga del clan Senese, quello di Michele detto ‘O Pazz’.
Michele Senese, soprannominato “O Pazz” o anche “zio Michele” a Roma, rappresentava un anello chiave del narcotraffico a Roma, uomo durissimo e disposto a tutto pur di primeggiare, vero boss della camorra romana.
63 anni, ed è considerato uno dei boss della malavita romana da almeno tre decadi. Detto “zio Michele” incarnava l’emblema della famiglia “Senese” e la sua fama veniva utilizzata dai suoi scagnozzi per incutere timore e godere del dovuto rispetto nei rapporti con gli altri gruppi della mala operanti a Roma, dove è diffusissimo il terrore verso quelli che erano ribattezzati i “napoletani della tuscolana”, autori, nel tempo, di efferati delitti.
Si comunica, nel rispetto dei diritti dell’ indagato (da ritenersi presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.
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