Roma, ladri scatenati in centro: derubata pure la ministra

In un mese compie tre furti: diciannovenne algerino deruba pure una ministra

Chi ruba per la droga, chi per disperazione, chi solo per professione. Il risultato: nel centro di Roma si aggirano bande di ladri scatenati. A farne le spese qualche giorno fa anche la ministra per le Politiche Fabiana Dadone (M5s) derubata a Largo Chigi.

In un mese compie tre furti: diciannovenne algerino deruba pure una ministra

A derubare la Dadone un diciannovenne algerino, di nome Mehdi: approfittando di un momento di distrazione dell’onorevole le ha portato via dall’auto blu una valigetta dove la ministra aveva riposto una Montblanc, il pc portatile e il token rilasciato da Palazzo Chigi.

Il furto era avvenuto il 17 giugno e Medhi l’aveva anche fatta franca. Solo che l’11 luglio era stato pizzicato dai carabinieri di piazza Venezia dopo che aveva rubato un borsello a un turista greco. Processato per direttissima il giorno successivo ossia il 12 luglio, in quanto incensurato, viene scarcerato con il divieto di rientrare a Roma.

Durante le fasi di liberazione e di ulteriori fotosegnalamenti qualcuno degli investigatori, però, nota la somiglianza tra quel ricciolino e il ladro che quasi un mese prima aveva derubato la ministra. E allora viene avvertito il pm di turno, Francesco Musolino. Nel giro di un paio di ore Medhi è di nuovo in arresto. Di nuovo processato. Stavolta però per lui si aprono le porte del carcere.

Mehdi davanti al giudice ha ammesso di essere l’autore del furto, specificando, come credibile, di non sapere che la vittima fosse un ministro dello Stato italiano. Sul complice che si è dileguato, invece ,nemmeno una parola.

Fatto sta che in tre mesi in Italia era già stato già fermato per più furti e borseggi.

Il primo il 16 giugno, 24 ore prima del colpo alla ministra. Fermato dagli agenti della polizia ferroviaria era stato solo denunciato in stato di libertà e subito si è messo a caccia di altre vittime. In quella occasione aveva derubato della valigia un viaggiatore alla stazione ferroviaria rimasto però sconosciuto.

Il giorno dopo l’occasione gli si presenta a largo Chigi la sera: la ministra Dadone sta trasportando borse e zainetti dalla macchina di servizio a quella privata. Il tempo di distrarsi e Mehdi afferra lo zaino dal bagagliaio convinto di averla fatta franca si allontana a passo lesto.

A inchiodarlo una telecamera del sistema di videosorveglianza e la memoria di investigatori in gamba. Difeso dall’avvocato Luca Guerra il diciannovenne si è scusato. Ma non è bastato. Per ora resta in carcere.

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