Covid, i medici dei pronto soccorso del Lazio: “Si continua a sottovalutare la quinta ondata”

Un chiaro atto d’accusa dei medici Simeu Lazio: “La situazione dei Pronto Soccorso sta precipitando definitivamente”

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L’atto d’accusa è diretto e ben chiaro: “La persistente insufficienza di misure condivise ed efficaci a contrastare la quinta ondata di COVID sta definitivamente facendo precipitare la situazione dei Pronto Soccorso del Lazio”. A scriverlo è la Simeu Lazio, società di medicina d’emergenza e urgenza nel suo report settimanale.

Un chiaro atto d’accusa dei medici Simeu Lazio: “La situazione dei Pronto Soccorso sta precipitando definitivamente”

Stando alle rilevazioni nei 27 Pronto soccorso del Lazio a mezzogiorno di ieri, lunedì 11 luglio, “risultano presenti e assistiti ben 1831 pazienti (dato desolatamente stabile rispetto a 7 giorni fa). Il numero di pazienti assistiti nelle ultime 24h, pari alla somma delle cartelle chiuse più quelle aperte, risulta pari a 4316 pazienti (anche qui con stabilità di dato). In pratica solo in questi 27 PS risulta essere stato preso in carico 1 cittadino del Lazio ogni 1324”.

Insomma, non ci sono posti letto, soprattutto per i pazienti covid. “Dei 1831 pazienti presenti – sottolinea il report della Simeu Lazio – uno stabile 21% è costituito da pazienti contagiati da SARS-CoV2, con un netto aumento delle polmoniti COVID-relate che ormai contano per 1/4 dei COVID in PS, specie nella popolazione over 65 senza quarta dose”. Pazienti infetti e malati che in attesa di ricovero stazionano nei pronto soccorso o nelle ambulanze (ben 41 alla rilevazione risultano ferme con la lettiga occupata) anche per giorni.

Per la Simeu Lazio sono dati “da scenario di guerra ove non fosse perché il PS è restato vergognosamente l’unico punto vero di accesso per i cittadini in cerca di risposte, e comunque lasciato solo in condizioni disumane per operatori e pazienti, generando una frustrazione globale che assume nei pazienti connotazioni anche aggressive e negli operatori una moral injury difficilmente sanabile“.

I medici dei pronto soccorso ribadiscono che “vanno aperti posti letto nelle strutture accreditate per pazienti con COVID, non essendo pensabile di riempire solo gli ospedali pubblici di questi pazienti, così come vanno immediatamente riattivati i percorsi di postacuzie e lungodegenza/riabilitazione correlati ai pazienti COVID che hanno forzatamente una degenza media più lunga che di fatto blocca ulteriormente le possibilità di ricovero da PS con aumento del boarding come già evidente. Vanno inoltre riconsiderate le strutture tipo Covid Hotel, utilizzando anche RSA attualmente poco impegnate, almeno per chi non può isolarsi per vari motivi (solitudine, turismo, disagio sociale…) e altrimenti impossibile da dimettere in sicurezza”.

Che fine hanno fatto, dunque, le raccomandazioni di implementare le misure di assistenza inoltrate dal Ministero della Sanità alle regioni appena cinque giorni fa (leggi qui)?  A Roma e nel Lazio che si aspetta a riaprire i covid hospital invece di infettare gli ospedali impedendo le attività assistenziali routinarie?

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