Siccità, ecco tutti i centri a rischio idrico e perché; il bacino dell'Aniene dimezzato
Siccità, rischi idrici per i Castelli Romani. L’Anbi, l’associazione consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, ha lanciato l’allarme oggi: “La situazione nel territorio dei Castelli Romani, dove i due laghi vulcanici, non avendo immissari naturali, dipendono principalmente dagli apporti pluviali, calati localmente di oltre il 75%, segnano il dato peggiore da inizio secolo”.
Proprio nel territorio dei Colli Albani, alimentato dagli acquedotti Simbrivio e Doganella, circa 180.000 persone rischiano turnazioni idriche, secondo l’Anbi.
Per l’associazione di consorzi trend negativo anche per il resto della provincia di Roma, dove attualmente la pressione idrica sarebbe calata in 5 comuni, come Capena, Manziana, Sacrofano, Velletri e per Fiumicino la frazione Testa di lepre.
Sulla regione ed in generale lungo la fascia tirrenica centro-settentrionale, l’indice SPI (Standardized Precipitation Index) fotografa una situazione peggiore di quella del siccitoso 2017, impattando negativamente anche sulle disponibilità d’acqua in falda, chiarisce ancora l’Anbi.
Continuerebbero a calare vistosamente anche fiumi e bacini laziali: l’Aniene con una portata dimezzata, il Tevere ai livelli minimi degli ultimi anni, il Sacco sempre più a secco mentre il livello del lago di Nemi precipita a -1,88 metri (l’anno scorso era a +1,6 metri) e il lago di Bracciano resta in decrescita.
Il problema cardine: non piove. Nel Lazio il problema delle mancate precipitazioni sarebbe persino più accentuato rispetto alle altre regioni.
Il record negativo è di Ladispoli (solo 83 millimetri di pioggia caduta dall’inizio del 2022, quando la media si aggira sui 300 millimetri) (leggi qui), ma anche a Roma si registrano cali del 63%, che hanno sfiorato il 100% a maggio sull’Agro Pontino.
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