Caso Bochicchio, per il broker morto carbonizzato dna per il riconoscimento

Non c'è prova formale sull'identificazione: un elemento cruciale che ha risvolto sul procedimento giudiziario in corso

I resti della tragica combustione di via Salaria nella quale ha perso la vita Massimo Bochicchio

La procura di Roma nelle prossime ore potrebbe disporre del dna, oltre che l’autopsia, per il corpo di Massimo Bochicchio, il broker dei vip morto carbonizzato ieri dopo uno schianto in moto all’altezza dell’aeroporto dell’Urbe (leggi qui).

Non c’è prova formale sull’identificazione: un elemento cruciale che ha risvolti sul procedimento giudiziario in corso

Il broker, al momento agli arresti domiciliari, era infatti fino sotto inchiesta con l’accusa di aver truffato più vip tra cui gli allenatori Antonio Conte e Marcello Lippi, i giocatori Patrice Evra e Stephan el Sharawi, e i procuratori sportivi Federico Pastorello e Luca Bascherini.

Proprio oggi il processo a suo carico, alla terza udienza, sarebbe entrato nel vivo con le testimonianze degli investigatori della guardia di finanza. Il processo, invece, è stato rinviato e probabilmente sarà sospeso, ma non ancora estinto per morte del reo: manca la prova sull’identificazione del corpo. Più semplicemente la corte non può ancora acquisire un certificato di morte, non disponibile.

“Formalmente non c’è la certezza che quel corpo sia di Massimo Bochicchio, manca il certificato di morte e la salma è irriconoscibile”, conferma il legale della famiglia Bochicchio.

Anche se i dubbi che il corpo non sia del broker sono praticamente infinitesimali. Dei testimoni hanno visto la Bmw di proprietà di Bochiccchio schiantarsi contro il muro ed incendiarsi, senza nemmeno accennare una frenata.

Il broker probabilmente già morto nel violentissimo impatto è stato avvolto dalle fiamme, rimanendo carbonizzato.

L’incidente costato la vita a Massimo Bochicchio, 56 anni, è avvenuto nella mattinata di ieri, domenica 20 giugno, intorno alle 11 e mezzo lungo la via Salaria. Il broker, ai domiciliari, dopo l’arresto dello scorso novembre, aveva un permesso del giudice per un permesso al giorno, anche se probabilmente non avrebbe potuto fare quel tragitto che si è rivelato fatale.

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