Già ci avevano provato i pentastellati. E il centrosinistra ripercorre la stessa strada, fatta di fumo e fuffa. La promessa è quella di un rilancio turistico ed economico oltre che di finalizzare per il territorio soldi e più dipendenti. Il prezzo da pagare è quello di un vincolo definitivo con il Campidoglio attraverso il cambio del nome in Ostia Lido di Roma.
Il Consiglio Comunale approva un documento dal sapore propagandistico: nuovo nome per Ostia, promesse risorse umane ed economiche al X Municipio e il miraggio dell’Unesco
Il proclama arriva da Giovanni Zannola, consigliere comunale del Pd con un consistente patrimonio elettorale tra Ostia e Ostia Antica. Sui social annuncia trionfale che oggi, giovedì 16 giugno, è stata approvata in Consiglio Comunale una delibera avente per tema il litorale romano. Il documento non è ancora disponibile ma da quanto dichiarato sembrerebbe più l’approvazione di un ordine del giorno, che non ha un effetto vincolante amministrativo come la delibera e ne rimanda l’attuazione agli organi competenti. Ben poco cambia, comunque, sul senso politico dell’operazione.
“Oggi è una giornata importante per il destino del litorale di Roma” esordisce Zannola elencando i contenuti del documento varato dall’Assemblea Capitolina. Al primo punto si tratta di “attribuire al Lido di Ostia, frazione litoranea di Roma Capitale, la denominazione ufficiale di Ostia Lido di Roma”. Una premessa che è una sentenza.
C’è poi la richiesta che Sindaco e Giunta si facciano promotori della “candidatura congiunta di Ostia Lido di Roma e di Ostia Antica come patrimonio mondiale dell’Umanità, presso la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco”. Infine, nell’atto politico è richiesto di assegnare al X Municipio “ulteriori risorse umane, strumentali e finanziarie al fine di rafforzare l’immagine turistica, culturale, naturalistica e commerciale del Litorale Romano e del sito archeologico di Ostia antica ed esaltarne la singolarità e il pregio come parte imprescindibile dell’identità di Roma Capitale, in vista del suo inserimento nella lista del Patrimonio Unesco”.
Bene, bravo, bis! Un plauso alla sfacciataggine, meno all’originalità. L’obiettivo di inserire Ostia Antica nell’elenco dei siti patrimonio dell’Umanità sotto tutela dell’Unesco (che significa maggior facilità di finanziamenti per restauri e piani di valorizzazione) è perseguito da almeno una decina di anni senza grande successo. Ci ha provato persino un senatore della Repubblica, Francesco Giro (Fi) che è membro della Commissione Beni Culturali del Senato. Giro ha intrapreso la battaglia da diversi anni. Cinque anni fa, a ottobre 2017, è arrivato a denunciare che “il comune di Roma con la sindaca Raggi e il ministero dei Beni culturali con il suo attuale responsabile Franceschini non hanno finora mosso un dito per inserire l’area archeologica di Ostia Antica e il suo Borgo antico nella lista del patrimonio culturale Unesco“.
Lo stesso Franceschini, ministro Pd, nel corso di una visita agli Scavi condotta a novembre del 2017, si disse scettico sulla possibilità che l’Unesco riconoscesse Ostia come Patrimonio dell’Umanità “perché è cambiato il metro di valutazione e si tende a inserire intere città”.
Che dire poi della promessa di personale e risorse economiche da decentrare al X Municipio dal Campidoglio? Il presidente Mario Falconi si sbraccia sulla questione nodale da prima della sua elezione a mini-sindaco, arrivando persino a minacciare in camera caritatis di dimettersi. E finora l’unico gesto concreto che è stato fatto dal Campidoglio è stato quello di prepararsi a riportare a Roma le uniche deleghe decentrate ovvero la gestione delle spiagge. E, riguardo alla carenza di personale, il Comune di Roma finora ha sostituito il direttore d’Ufficio tecnico con un professionista a mezzo servizio con un altro municipio. Niente più, neanche sul fronte della Polizia locale, sotto organico e tuttora senza un Piano mare. Ovviamente nel documento approvato non si fanno numeri, tempi, modalità dei trasferimenti di risorse umane e finanziarie.
Il prezzo di tutte queste promesse? Beh, è chiaro ed evidente: riuscire nell’intento già avviato nella precedente consigliatura dal M5S di cambiare denominazione a Ostia e vincolarla per sempre alla Capitale. Nessuna originalità o novità visto che i pentastellati fin dal loro insediamento alla guida del X Municipio le attribuirono arbitrariamente il nome di Mare di Roma evitando di citare Ostia anche negli atti amministrativi. Ostia Lido di Roma, come proposto da Zannola & C, significa rafforzare il vincolo con la città capitale in risposta ai venti si autonomia che riprendono a soffiare forte dopo il disastroso avvio del governo Gualtieri-Falconi per questa parte dimenticata di città. Un obiettivo, scusate se è poco, che nella circostanza è condiviso persino da Fratelli d’Italia che si rallegra per “l’unanimità del voto“.
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