La luce dei quadri di Tiziano illumina la Galleria Borghese dal 14 giugno al 18 settembre

I quadri del grande pittore daranno lustro alla galleria romana in una "esposizione dossier" che racchiude tutte le tematiche del microcosmo tizianesco dagli esordi alla maturità artistica

Roma: l’allure incommensurabile dei quadri di Tiziano illumineranno la Galleria Borghese dal 14 giugno al 18 settembre.

I quadri del grande pittore daranno lustro alla galleria romana in una “esposizione dossier” che racchiude tutte le tematiche del microcosmo tizianesco dagli esordi alla maturità artistica

La mostra dal titolo “Dialoghi di Natura e di Amore”, a cura di Maria Giovanna Sarti, rappresenta una “esposizione-dossier” sorta in occasione del prestito di “Ninfa e pastore“, opera autografa realizzata dal Maestro veneto intorno al 1565, concessa dal Kunsthistorisches Museum di Vienna nell’ambito di un programma di scambio culturale tra le due istituzioni.

L’incontro tra l’opera di viennese ed i dipinti di Tiziano presenti alla Galleria ha creato l’occasione per mettere in connessione le opere intorno ad alcuni temi eterni nella produzione del pittore: la Natura, intesa come paesaggio ma anche luogo dell’agire umano. Ma è molto presente anche l’Amore nelle sue diverse forme, divino, matrimoniale, naturale. E poi un elogio al tempo che scorre, capace di scandire la vita dell’uomo, ed assimilarlo all’armonia dell’Universo.

L’allegoria amorosa e musicale di Ninfa e pastore, tra le ultime opere del maestro, è considerata da alcuni la realizzazione simbolo delle sue aspirazioni artistiche.

La mostra si trova nella sala XX, al primo piano del museo, dove già ci sono i dipinti di scuola veneta e di Tiziano.

L’attuale disposizione di Amor sacro e Amor profano e di Venere che benda Amore – posti uno di fronte all’altro – ha suggerito la collocazione di Ninfa e pastore lungo l’altro asse, di fronte a Le tre età sulla parete opposta, proposto nella replica di Sassoferrato che nel corso del Seicento prende spunto da una versione presente a Roma del dipinto di Tiziano. Ninfa e pastore è il connubio perfetto del dipinto sulla parete opposta: si tratta della medesima riflessione, ma alla fine della vita del vecchio pittore, sull’amore, sul tempo che scorre e tutto divora.

La Ninfa, proprio lei, è la figura centrale del dipingere di Tiziano: una figura dallo sguardo languido che sembra quasi voler incrociare quello di chi la osserva, la giovanissima ninfa di Tiziano assorbe le attenzioni dei presenti in sala e affascina con la pelle diafana e le forme del suo corpo nudo.

Il racconto rimanda ad una scena d’amore, accanto a lei il giovane pastore la guarda e concentra le mani su un piccolo flauto.

In ogni caso, più dell’amore e della passione che potrebbe a momenti scoppiare tra i due, è il tempo della vita con il suo ineluttabile ciclo di stagioni a farla da padrone in questa scena.

Il tempo è ineluttabilmente connesso alla morte, sempre lì a un passo, pronta a mordere le carni come il caprone sullo sfondo a strappare l’ultimo ramo ancora verde da un albero ormai secco.

Tutto viene avvolto in una natura lugubre che fa da sfondo, con i toni scuri che velano gli occhi della ninfa.

Una mostra piccola ma intensa che si apre dal 14 giugno al 18 settembre alla Galleria Borghese di Roma. Sono quattro le grandi tele poste a dialogo tra loro nella sala dove già prima erano esposti i dipinti di scuola veneta e di Tiziano in collezione al museo romano.

“Si tratta proprio di una mostra dossier”, evidenzia la curatrice Maria Giovanna Sarti, “Una minuscola rassegna che ci ha permesso di mettere in interconnessione le opere intorno ad alcuni temi sempre presenti nel microcosmo pittorico di Tiziano, dai dipinti degli esordi a quelli della maturità artistica”.

Un’esposizione, racconta, che è stata anche l’occasione per avviare nuove indagini diagnostiche e studi critici che presto verranno pubblicati. Al primo piano della barocca residenza che fu del cardinale Scipione Borghese, il focus di riflessione parte dunque dalle quattro grandi tele: accanto alla “Ninfa e Pastore” appena arrivata da Vienna, del grande Tiziano morto novantenne solo un anno dopo averla completata, ci sono altre due altre enormi tele che le fanno da contraltare.

“Amor Sacro e Amor Profano”, dura allegoria dell’amore matrimoniale con le due Veneri una nuda l’altra castamente vestita, e dall’altro una “Venere che benda Amore”, a cui si aggiunge, sulla parete direttamente di fronte alla Ninfa, una copia secentesca de «Le tre età dell’uomo», altro capolavoro che in originale si trova ad Edimburgo.

Da una parte nella limpida grandezza de l’”Amor sacro e l’Amor profano” sembra quasi di ritrovare la storia drammatica delle nozze che doveva celebrare -quelle tra Niccolò Aurelio e Laura Baragotto –  si arriva ad una ideale finestra sulla Venezia del ‘500, guardando la “Venere che benda amore”, tarda e complessa che è una splendida ode al sentimento coniugale come giusto equilibrio tra la passione e il suo contenimento affidato ad una Venere regina, bionda, ingioiellata e bellissima, che benda risoluta gli occhi di un amorino. Sulla parete opposta a quella della Ninfa e il Pastore, si staglia il dipinto “Le tre età dell’uomo”- che Sassoferrato copiò nel Seicento da un originale di Tiziano – fa da perfetto pendant offrendo la stessa riflessione, fatta però in un altro momento della vita, sull’amore e sul tempo che tutto travolge, in perfetto stile classico, “panta rei”.

Ci sono varie altre opere nella collezione del museo, tra cui l’Adamo e la Eva di Marco Basaiti, altri due Tiziano, il Cristo flagellato e il San Domenico, oltre a un dipinto ritenuto una tarda derivazione da un modello perduto, ovvero quello di Venere, Amore e un satiro.

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