Roma: il centauro Fabrizio Rotatori muore a causa dell’asfalto sconnesso: dirigenti incriminati

L'incidente, avvenuto nel 2020, vede adesso andare a processo alcuni dirigienti a causa di  un mix fatale tra cartellonistica stradale assente, asfalto sconnesso e lavori mal eseguiti

Incidente mortale sulla Roma Fiumicino, coinvolta una moto
Immagine di repertorio

Roma: Fabrizio Rotatori, motociclista di 43 anni morì il 5 novembre 2020 a causa dell’asfalto sconnesso in un tratto della laurentina estremamente pericoloso e con l’asfalto sconnesso, che i vigili urbani avevano più volte segnalato ed aveva nel tempo provocato diversi incidenti.

L’incidente, avvenuto nel 2020, vede adesso andare a processo alcuni dirigienti a causa di  un mix fatale tra cartellonistica stradale assente, asfalto sconnesso e lavori mal eseguiti

Adesso due dirigenti appartenenti al dipartimento di Viabilità della Citta metropolitana, G.O. e S.F, assieme ad altri due di Areti, andranno a processo per omicidio.

I primi due avrebbero dovuto apporre nella porzione di strada incriminata, nelle adiacenze della rotatoria di Trigoria, dei cartelli indicanti i limiti di velocità a 30 km orari sulla via Laurentina.

Ma non è solo l’assenza della segnaletica ad aver provocato il sinistro mortale, e per questo due dipendenti Areti, F.S. e B.I, sono finiti sotto accusa, in quanto l’Acea aveva svolto in quella zona opere per l’allaccio di un cavo elettrico che era in pessime condizioni, generando scarsa visibilità e causando altri incidenti, questa volta non letali.

Dopo lunghe indagini si è ricostruita l’esatta dinamica della vicenda: il 43enne andava a 90 km orari, una andatura giudicata troppo rischiosa dal pubblico ministero, soprattutto dopo i lavori Areti ed in Assenza di cartellonistica stradale, quindi il motociclista non era a conoscenza di dover andare molto al di sotto della velocità che invece gli ha provocato la morte.

Un mix dunque tra cartelli assenti, lavori mal eseguiti e velocità eccessiva, che lo ha portato ad impattare contro ad un dosso di circa cinque centimetri, senza possibilità di salvarsi la vita.

Difatti il dislivello funge nell’occasione da vero e proprio da trampolino di lancio, facendo “decollare” la motocicletta per diversi metri, scivolando sull’asfalto e sbattendo con violenza inaudita contro una rete di recinzione.

Nonostante avesse il casco, Rotatori morirà per il trauma cranico riportato.

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